Palazzo dei Conti: sull’acquisizione è scontro politico
BRUGNERA. Gli echi delle polemiche sull’acquisto del palazzo dei Conti di Porcia e Brugnera da parte del Comune (deliberato dal consiglio venerdì con 9 voti a favore e 5 astensioni sull’offerta di 800 mila euro) sono rimbalzati ben oltre la sala consiliare. A contestare apertamente la decisa volontà del vicesindaco Marco Bazzo di chiudere in fretta la partita, si erano levate le voci del forzista Flavio Tonon e di Cinzia Secco (Insieme): il primo per nulla convinto dalle modalità di determinazione del prezzo, dalla tempistica dell’operazione («Visto l’elevato costo, poteva essere lasciata alla nuova amministrazione») e dalle finalità della scelta («Troppo generico parlare di finalità istituzionali, culturali e sociali»); la seconda critica sulla scarsa trasparenza («Trattativa condotta per mesi a un valore di 510 mila euro lievitato a 800 mila e senza mai, come promesso, informare i capigruppo») e sulla oggettiva necessità dell’acquisto («In un periodo di crisi perché impegnarsi ad acquistare un bene, peraltro tutelato dalla Soprintendenza invece di destinare il denaro ad altre priorità?»). All’esterno del palazzo municipale si eleva, ora, la critica del segretario del circolo Pd, Tarcisio Pajer , perplesso, nonostante le ragioni invocate da Bazzo, su come sia maturata la decisione: «Un anno di stallo nelle trattative di compravendita, quindi un’accelerazione proprio quando le elezioni sono alle porte e subito prima che si vada in amministrazione ordinaria». Una chiara mossa elettorale, quindi. «Il Pd di Brugnera – afferma Pajer – non è contrario all’acquisto dell’unico immobile che rappresenta la storia del nostro centro, ma è preoccupato della mancanza di progettualità, sia del recupero architettonico sia nella destinazione d’uso. Se fosse stato presentato un progetto, anche solo sulla carta e non ancora finanziato, questo avrebbe sicuramente dato convinzione dell’acquisto. Quindi l’affondo: «Brugnera ed i suoi cittadini in questo momento non si possono permettere il lusso di un acquisto oneroso, seppur in parte finanziato dalla Regione, senza garanzie per il futuro dello stesso». (L.R.)
(da: Messaggero Veneto, 18 febbraio 2009, pagina 10)