“Io sono Fvg”: si può esser perplessi?
SHAURLI: SPIACE DIRLO MA ERA MEGLIO IL “TIPICAMENTE FRIULANO” CHE AVEVO CHIUSO
“Molte perplessità sui benefici del marchio ‘Io sono Fvg’, per l’assonanza con loghi simili che già esistono e soprattutto perché non è chiaro a cosa servirà, che vantaggio promozionale, quale valore aggiunto e di ricaduta economica darà ai nostri agricoltori e al settore agroalimentare. A prescindere dalla scelta grafica che a me non piace ma verrà giudicata da cittadini, esperti e operatori del settore, sarà interessante sapere quanto sia costata tutta l’operazione“. Così il segretario regionale Pd Fvg Cristiano Shaurli, già assessore regionale all’Agricoltura, in merito al marchio collettivo “Io sono Friuli Venezia Giulia” che, nelle intenzioni del presidente della Regione Massimiliano Fedriga, “riconosce e premia il valore aggiunto delle aziende agroalimentari della Regione Fvg”.
Per l’esponente dem “c’è da chiedersi se ‘Io sono Fvg’ sia frutto di attenta elaborazione e quindi si sia analizzato e concordato con i produttori come interagirà con i nostri Consorzi, le certificazioni DOC DOP e IGP riconosciuti dalla Comunità Europea e dal mercato. C’è da auspicare inoltre che si sia valutato come il marchio sarà un valore aggiunto per i nostri prodotti di punta sui mercati nazionali ed internazionali. Come aiuterà i nostri vini, i nostri formaggi, il Sauris o il San Daniele. Vogliamo credere che si sia già deciso chi controllerà, perché qualsiasi marchio prevede si rispettino regole e disciplinari per la trasparenza ed il corretto rapporto con i consumatori”.
“Abbiamo sentito fare molte analogie sbagliate – puntualizza Shaurli – con AQUA (Agricoltura Qualità Ambiente) che, va ribadito una volta per tutte, non è un marchio promozionale ma un marchio solo di processo, riconosciuto dalla UE per certificare il km 0 e i prodotti a filiera corta e locale”.
“Da assessore all’agricoltura – ricorda Shaurli – avevo chiuso l’esperienza del ‘tipicamente friulano’ confrontandomi con produttori, consumatori e distributori e puntato sulle certificazioni di qualità, dalla Doc Friuli alla Pitina IGP. Oggi mi verrebbe da dire che si torna indietro ma – conclude – a questo punto, e mi spiace dirlo, era almeno più simpatica e comprensibile la scelta del ‘tipicamente friulano‘”.