10 Novembre 2020

Covid: non è più tempo dell’arroganza

TREVISAN: PERICOLOSO GESTIRE L’EMERGENZA IN QUESTO MODO

Non è più il momento di lasciare la situazione in mano a chi vede nemici ovunque ed esclude tutte le persone competenti dalla gestione dell’emergenza; non è più il tempo dell’arroganza​
I piani di contenimento dell’epidemia COVID 19 nella nostra regione sono drammaticamente saltati: fallito ormai ogni tentativo di tracciare sul territorio i contatti dei cittadini positivi al virus per limitare lo sviluppo di ulteriori focolai epidemici, sta ora fallendo anche la capacità del sistema ospedaliero regionale di far fronte al crescente numero di malati che necessitano di ricovero. Il piano anti Covid per la medicina territoriale non ha nemmeno cominciato a essere applicato, il piano regionale per la medicina ospedaliera anti-Covid dopo pochi giorni dalla sua formulazione è ormai carta straccia, così si apre e si chiude Monfalcone/Gorizia per gli interventi programmati. Riaprono e richiudono i punti di primo intervento di Cividale e Gemona, si chiude ai ricoveri l’ospedale di San Daniele senza spiegarne motivi, modi, tempi. Si spostano ricoveri e urgenze in un altro ospedale (vedi Tolmezzo) che solo pochi giorni fa era stato ufficiosamente allertato per un eventuale utilizzo COVID. A Pordenone si continua a cercare una soluzione sul dove mettere i pazienti passando da ipotesi a ipotesi e bloccandone alcune (vedi Spilimbergo) solo per appartenenza al gruppi di Riccardi.

Gestire la situazione in questo modo è pericoloso, soprattutto dopo aver zittito tutti i medici della regione che sul tema potrebbero dare suggerimenti utili.

Come sono stati utilizzati i 27 milioni e più di euro che il Governo ha assegnato (a maggio!) alla nostra regione per contrastare la seconda prevista ondata epidemica dell’autunno? Come mai abbiamo dovuto quotidianamente sentire che era tutto a posto, che i Dipartimenti di prevenzione erano pronti a bloccare ogni focolaio, che gli ospedali erano in una botte di ferro organizzativa, se ora non si riesce, incredibilmente, nemmeno a bloccare i focolai all’interno di un Ospedale, quello di S.Daniele, che per questo motivo ( o con questa scusa) adesso viene semplicemente CHIUSO?​

Una cosa è certa, in questa situazione che sta diventando gravissima: questo assessore alla salute, questa direzione regionale, che evidentemente non sono stati in grado di gestirla, devono essere richiamati alle loro responsabilità e messi immediatamente nell’impossibilità di fare ulteriori danni, prima che sia troppo tardi.
Non essendo, come quasi tutti, a conoscenza dei reali motivi che hanno portato la nostra regione fino a questo punto, le richieste che ci sentiamo adesso di fare alla Regione sono queste:

1)​ ​ ​ ​ Chieda subito l’aiuto di quei dirigenti capaci e conoscitori nel nostro SSR che sono andati in pensione negli ultimi anni e ascolti le loro opinioni
2)​ ​ ​ ​ Spenda quanto possibile dei soldi assegnati dal governo e ancora inutilizzati per fornire tutti i DPI necessari agli operatori del SSR e ai Medici di Base. Permetterà a chi si sta spendendo senza riserve di lavorare più sicuro, anche più sostenuto dall’Autorità, e toglierà ogni alibi a quelli che ancora restano chiusi nei loro studi con la scusa di non essere sufficientemente protetti.
3)​ ​ ​ ​ Richieda la collaborazione di ex funzionari o comunque di pensionati abili con il computer e il telefono per svolgere in smart working elementari compiti amministrativi e di contatto, sgravando di una parte del lavoro i dipendenti e gli altri volontari del Dipartimenti di Prevenzione dei Distretti
4)​ ​ ​ ​ Inizi una campagna di comunicazione sincera ai cittadini sulla vera situazione in atto, per convincere gli ancora troppi inconsapevoli o irresponsabili che senza la collaborazione e il sacrificio di tutti passeremo i prossimi mesi in una regione arancione se non rossa, con tutte le limitazioni personali, con tutte le conseguenze sociali ed economiche immaginabili.

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