9 Febbraio 2021

Giorno Ricordo: riattivare Tavolo Governo-Esuli

LETTERA DI SERRACCHIANI AL PRESIDENTE MATTARELLA

Signor Presidente della Repubblica,
mi sia permesso in primo luogo rivolgerLe un pensiero grato e deferente per il saldo riferimento istituzionale e l’alto magistero morale espressi in una fase drammatica e convulsa della nostra storia repubblicana. Il Suo richiamo al superiore interesse della salvezza nazionale è stato potente e ha raccolto un’ampia e volenterosa attenzione tra le forze politiche e sociali.
Un’attitudine corale e condivisa di cui sentiamo sempre più la necessità, anche nell’occasione di solennità civili che ricorrono a segnare le tappe vivide o cupe della nostra storia patria. E davvero tragica pietra miliare è il 10 Febbraio, data che il Parlamento ha elevato a Giorno del Ricordo destinato a “conservare e rinnovare “la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo degli istriani, dei fiumani e dei dalmati italiani dalle loro terre durante la seconda guerra mondiale e nell’immediato secondo dopoguerra (1943-1945), e della più complessa vicenda del confine orientale”.

Il Monumento nazionale della Foiba di Basovizza


Le Sue parole, Signor Presidente, hanno descritto con rara efficacia il senso di questa ricorrenza. Le morti atroci, le violenze consumate, le sofferenze sopportate, le ingiustizie patite, le terre e le case abbandonate, l’esodo senza speranza di ritorno: una pagina terribile vissuta da italiani normali travolti da un’ideologia spietata. Nel secolo breve in cui nacquero e si spensero il nazifascismo e il comunismo, su questo lembo di terra entrambi si accanirono lasciando dietro di sé una scia sanguinosa di vittime, di odio e rancori, che si stanno sopendo solo grazie al tempo e ad atti recentissimi e coraggiosi. La ringrazio Presidente di essere stato a Basovizza, protagonista accanto al presidente Pahor di un gesto di pace che si è impresso nella mente e nel cuore di tutti noi. Per quanti vorranno continuare a strumentalizzare il dolore degli esuli Giuliano-dalmati, per quanti vorranno continuare nell’odiosa pratica del negazionismo o del riduzionismo, nemmeno questo basterà. Ma sull’altipiano che sovrasta Trieste e che traguarda l’Istria è stato fatto un passo da cui non si torna indietro. Non la pacificazione né la condivisione o il reciproco perdono, che maturano solo nell’intimo delle coscienze. Ma sì il rispetto, il riconoscimento e la compassione, cristiana per chi lo può, di un dolore umanissimo che ha conforto solo in se stesso.
Solo le istituzioni possono testimoniare, ancora oggi, che l’Italia non ha dimenticato i suoi figli, infoibati o esuli, quella stessa madrepatria cui Lei ha ricordato essi guardarono “con speranza e fiducia” ma spesso senza trovare “la comprensione e il sostegno dovuti”. L’istituzione del Giorno del Ricordo è un fondamentale risarcimento civile e morale, e parallelamente la Legge 72/2001 interviene “a tutela del patrimonio storico e culturale delle comunità degli esuli italiani dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia”. Pure, non sono poche le questioni d’interesse delle comunità e delle associazioni degli esuli che rimangono ancora aperte e attendono definitiva composizione. A cominciare dall’annosa attesa dell’indennizzo ‘equo e definitivo’, in rapido sommario sono le stesse associazioni a chiedere il recupero delle salme degli infoibati nelle attuali Croazia e Slovenia, la consegna della medaglia d’oro all’ultimo gonfalone di Zara italiana, la proroga di dieci anni per la presentazione delle richieste di conferimento delle medaglie ai parenti degli infoibati, la conservazione delle tombe, le tuttora insolute questioni anagrafiche. Tutti temi che hanno una loro sede di discussione istituzionale presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Tavolo di coordinamento Governo-Associazioni Esuli Fiumani, Istriani e Dalmati. Da presidente della Regione Friuli Venezia Giulia mi onoro di aver chiesto e otten…

chiesto e ottenuto dal Governo, durante la scorsa legislatura, che il Tavolo fosse riconvocato e che ivi le Associazioni degli Esuli potessero portare a confronto le loro istanze. Come troppo spesso accade, l’impulso iniziale non è bastato a mantenere le attese e, con la fine della legislatura, si è disperso il tentativo di recuperare il tempo perduto.
Ben consapevole che le priorità del momento richiedono che tutte le forze congiunte siano rivolte a fronteggiare le emergenze in corso, sento tuttavia l’obbligo di porre sotto la Sua alta tutela l’auspicio che quei temi non cadano nell’oblio e che quel Tavolo possa tornare a lavorare, non solo nell’interesse degli Esuli e dei loro discendenti, ma nell’aspirazione all’equità e alla giustizia che sempre dovrebbe ispirare gli atti della mano pubblica.
Il nuovo clima politico e sociale che si sta consolidando, di cui Lei è per gran parte artefice, spero sinceramente potrà aiutare anche questo percorso e, schivando eccessi, enfasi ed estremizzazioni, portarci a celebrare un Giorno del Ricordo dedicato per intero a coloro per cui è istituito, non a chi desidera farne termine di divisione. Uniti vinceremo la sfida presente, ma uniti dobbiamo presentarci anche all’appello della storia, e ad essa rispondere per quanto avremo saputo rendere migliore l’Italia, che abbiamo pro tempore il privilegio di servire.
Debora Serracchiani

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