Le mani nelle tasche degli Italiani?
UNA RIFLESSIONE DI RENZO LIVA SU “DOTE18” E LA DIFESA DEI RICCHI
Veramente degna di una più approfondita analisi la levata di scudi in difesa del de cuius milionario, partita da politici, economisti e opinionisti: non si pagano tasse o meglio non si mettono le mani nelle tasche degli italiani, che piace di più e fa vergognare di meno. Non sono solito correre in soccorso del mio segretario nazionale, perché ritengo abbia forze e ragioni da far valere. Il coro lo lascio a quei partiti dove c’è un capo e vale, per l’appunto, il “principio del capo”. Pure c’è un limite anche al rovesciamento della realtà, all’attacco sgangherato e all’uso furbo dell’ironia (la figura retorica che si usa per affermare un concetto intendendo il suo contrario). Può essere che Enrico Letta non abbia comunicato al meglio la sua proposta? Sì. Può essere che la stampa agghindata non abbia approfondito e trasmesso a dovere l’idea del segretario del Pd? Escluso! Può essere che la destra abbia colto questa occasione per trasmettere un messaggio che c’entra niente con la nostra posizione? È sicuro. Perché il punto vero non è scandalizzarsi quando uno dice che chi eredita milioni deve pagare tasse in proporzione, e magari dire che quel “di più” andrà ai giovani. Il nucleo di tutto è poter dire, implicitamente ovvio, “non si pagano tasse”, in generale, per nessun motivo. Qui ha inciampato anche Draghi, forse dimentico di chi nella pandemia si è arricchito. Per Salvini e i suoi cortigiani, le tasse sono il demonio in sé, non un’ingiustizia per chi ne paga troppe o troppo poche. Alla base della flat tax c’è esattamente questo pensiero: tutti uguali, ricchi, ceto medio e chi ce la fa a stento. A me non dispiace affatto se c’è un partito, il mio e quello di Enrico Letta, che ci mette la faccia e dice che stiamo con i giovani e con la giustizia sociale.A chi cesella sulla necessità prioritaria della riforma strutturale del fisco, sulla necessità della creazione della ricchezza prima della sua distribuzione, dico semplicemente: lo so, e lo sa prima di tutto Letta. Ma… nell’attesa di creare e riformare, diciamo dove vogliamo andare, a chi pensiamo: ai giovani, al loro futuro. Sarà questo scandalo se la politica, inaudito, dice agli economisti dove vuole andare? Qualcuno lo diceva, a sproposito, parlando dei parametri per misurare aperture e chiusure. Ma soprattutto, non era quello che fino a qualche mese fa tutti lodavano compiaciuti per il superamento del patto di stabilità?
Renzo Liva, responsabile Economia Pd Fvg