Green pass: appello alla solidarietà
UNA RIFLESSIONE DI SPITALERI DOPO LE MANIFESTAZIONI DEI NO VAX
C’è sempre il rischio del grosso equivoco, se non una vera e propria distorsione del principio di realtà quando si guardi al grido “libertà, libertà” che ieri una folla non esigua gridava sotto la Loggia del Lionello, a Udine, come in diverse piazze italiane. Per chiarirci subito, nessuna analogia con il grido che si alza a Pechino o Honk Kong, a L’Avana o Santiago del Cile, a Teheran o Kabul, a Mosca o nel Donbass, più simile invece al coro guidato dal novello Toro seduto munito di corna che ha assalito il Congresso americano a dicembre dello scorso anno.
Allora, senza scendere in approfondite discussione di carattere filosofico su cosa è libertà o rifarci ad alcuni scorci della letteratura italiana a partire dall’assalto ai forni di manzoniana memoria, dobbiamo rifarci più semplicemente ai fondamenti costituzionali del nostro stare insieme. E allora ci sovviene come, mirabilmente chi era uscito dalla dittatura fascista, dagli stermini nei campi di battaglia, nei lager, sotto le macerie dei bombardamenti, e dalla guerra fratricida della resistenza italiana, ha composto l’art. 2 della nostra Costituzione: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.
Ecco, allora, che quello scandire di parole acquista altro suono e significato e da rivendicazione di diritti diventa abuso degli stessi e violazione dei principi fondamentali di una società.
Qui non c’è in ballo il diritto fondamentale alla salute, anche nella sua declinazione più delicata di diritto di libertà di cura (o non cura), qui c’è il dovere inderogabile di solidarietà politica (che riguarda la polis, tutti i cittadini), sociale (perché i morti, le terapie intensive intasate, il sacrificio.di chi, con altre gravi patologie non è stato curato, sono dati di realtà) ed economica (perché la salute dei cittadini serve anche allo sviluppo e solidarietà economica) cui nessuno può sottrarsi, pena il venir meno di quel fondamento che consente di gridare in una piazza “libertà, libertà”.
Grave, gravissimo e intollerabile se poi, quel grido non è.spontaneo, ma sollecitato e solleticato da forze politiche, presenti nel Parlamento o peggio uscite da angusti ricettacoli, cui storia e democrazia li avevano costretti. È certo il tempo del rispetto, ma anche quello della vigilanza. Allora il vaccino non è una intollerabile compressione della propria libertà individuale, ma esercizio consapevole di democrazia e solidarietà.