Prosecco: subiti uniti contro il Prosek
SHAURLI: NON SCOPIAZZARE NOMI CHE TUTELANO TIPICITA’, PRODOTTI E TERRITORI / SERRACCHIANI: GOVERNO SI SCHIERI CON I PRODUTTORI
“La pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’UE della domanda di registrazione del Prosek croato non è certo la sua accettazione o la fine di un percorso ma da subito deve vederci attenti ed uniti nell’assoluta contrarietà”. Lo afferma il segretario Pd Fvg Cristiano Shaurli, già assessore regionale all’Agricoltura, dopo che la Commissione europea ha annunciato il via libera al riconoscimento dell’indicazione geografica protetta del vino croato Prosek, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale Ue della richiesta della Croazia di protezione della menzione tradizionale, fatta dal Commissario Ue all’Agricoltura Wojciechowski
“Da un lato non è certo consentendo di mutuare o scopiazzare nomi che si tutelano tipicità, prodotti e territori all’interno dell’Europa, dall’altro – aggiunge Shaurli – costituirebbe un precedente pericoloso nelle regole europee delle denominazioni di qualità, che aprirebbe conseguenze e scenari completamente nuovi. A questo punto anche uscite estemporanee e senza fondamento giuridico andrebbero riprese in considerazione perché – puntualizza l’esponente dem – se possono esistere il Prosek e il Prosecco non si capisce come non possano esistere il Tocai friulano ed il Tokaji ungherese. Spero che l’Europa non faccia questo errore ma – conclude – è bene iniziare a dirgli anche ciò che si rischia”.
Per la presidente del gruppo Pd alla Camera Debora Serracchiani è “una decisione che dev’essere contrastata in tutti i modi e a sostenere questa causa dev’essere per primo il Governo italiano, schierandosi con il suo peso istituzionale accanto ai nostri produttori e sostenendo le loro legittime obiezioni”.
“Il Governo sta sicuramente sentendo le voci preoccupate e indignate che si levano dai rappresentanti delle nostre filiere agroalimentari e per questo – aggiunge Serracchiani – chiedo che si faccia davvero tutto il possibile per evitare un danno prima di tutto d’immagine, gravissimo per prodotti in cui la garanzia dell’unicità e dell’origine italiana è tanta parte del valore”.