«Noi coerenti con l’agenda Draghi saremo in campo con candidati forti»
L’INTERVISTA DI SERRACCHIANI AL GAZZETTINO: SENZA I GOVERNATORI LA LEGA SAREBBE IN DIFFICOLTÀ. LE LISTE? UNA SCELTA DIFFICILE
Debora Serracchiani, capogruppo del Pd alla Camera e già presidente del Friuli-Venezia Giulia, le liste fanno ancora discutere.
«La scelta dei candidati è sempre umanamente e politicamente difficile. Quest’anno più del solito anche a causa di una pessima legge elettorale e per il taglio dei parlamentari che fa venir meno alcune rappresentanze territoriali».
Il rinnovamento ha avuto un prezzo sui territori.
«Al Nord abbiamo messo in campo grandi competenze. Resta la personale amarezza per chi non potrà correre, ma il Pd è una comunità e ora è il momento di remare tutti nella stessa direzione».
Per Letta la partita è aperta. Lei ci crede?
«Sì. La caduta improvvisa del governo Draghi ha scosso il Nord, molti imprenditori e cittadini friulani, lombardi e veneti si sono sentiti traditi. Se non ci fossero le liste dei governatori leghisti alle amministrative la destra si troverebbe in serie difficoltà».
Il Pd difende l’agenda Draghi ma è alleato con partiti che la rinnegano. Come lo spiega?
«Noi siamo stati coerenti. Abbiamo creduto nel governo Draghi dal primo momento, arricchendone l’agenda con proposte come le condizionalità per l’occupazione di giovani e donne nei bandi del Pnrr e sostenendo convintamente le riforme. Aver stretto alleanze elettorali non ci impedisce di lavorare insieme sulle nostre battaglie, penso ad esempio ai temi ambientali».
Intere regioni del Nord, dal Veneto al Friuli-Venezia Giulia, sono ormai roccaforti del centrodestra. Da dove parte la rimonta?
«Dai nostri punti fermi. Come il rilancio della sanità pubblica e territoriale, intervenendo lì dove la sanità privata non è riuscita ad essere complementare. O ancora una gestione non demagogica dell’immigrazione e lo stop alle delocalizzazioni».
Sulla flat tax niente aperture?
«La tassa piatta sbandierata dalla destra provoca danni seri al Nord ed è profondamente iniqua. Senza contare l’enorme peso sul bilancio pubblico per darle copertura finanziaria: con quei soldi si può investire in sanità, scuola e servizi».
Al Nord c’è una Lega che si presenta come partito del buon governo. Come volete sfidarla?
«Chiariamo un equivoco: la Lega è una sola. Facile fare i governisti solo sui territori, questa doppia faccia non è più credibile. I fatti parlano: se siamo tornati ad affermarci in realtà come Padova e Verona è perché gli elettori riconoscono la buona amministrazione del centrosinistra».
A proposito di autonomia, per voi è un tema in agenda?
«Certo, ci abbiamo lavorato a lungo in Parlamento. Va maneggiata con responsabilità: ogni volta che il Nord si è allontanato dal Sud l’Italia si è allontanata dall’Europa. Noi parliamo di un’autonomia differenziata che fissi i livelli essenziali delle prestazioni e su questa base disegni le politiche pubbliche».
Salario minimo, reddito di cittadinanza. Il vostro programma apre a misure di assistenza che al Nord sono guardate con sospetto.
«La lotta alla povertà può avere tanti nomi ma resta una priorità. È ormai chiaro che il Reddito di cittadinanza non è un sistema di politiche attive sul lavoro ma solo uno strumento di lotta alla povertà. Per questo è necessario aumentare le risorse per i centri per l’impiego, costruire un sistema di contatto con le imprese, investire nella formazione professionale».
Quali sono i cavalli di battaglia del vostro programma economico?
«Tagliare le tasse sul lavoro e sulle pensioni e affrontare il carovita con una mensilità in più per lavoratori e lavoratrici, investire sulla transizione ecologica. Tagliare la burocrazia, tra vincoli e procedure infinite fare impresa è diventato impossibile».
Al Nord parla anche il terzo polo di Renzi e Calenda e usa parole chiave simili alle vostre.
«Mi pare che Renzi e Calenda correndo da soli avvantaggino una destra avversaria dell’agenda Draghi. Noi invece l’abbiamo arricchita».
Il Gazzettino, 19 agosto 2022