I costi della sanità e i servizi ai privati
IL CONTRIBUTO DI LODOVICO SONEGO PUBBLICATO SUL MESSAGGERO VENETO
Presidente Fedriga, ma perché ce l’ha come me? Tranquillizzo, il Presidente non ce l’ha con me, né io con lui che del resto, come dico anche quando non mi legge, è persona garbata; è che la sua politica sanitaria danneggia tutti e quindi pure me che, per l’età che avanza, ho sempre più bisogno di sanità. Accade infatti che le scelte di Fedriga mi spingano sempre più verso la sanità privata pagata dalla Regione ma, ahimè, con frequenza crescente, anche di tasca di tasca mia con importi non da poco.
I cinque anni della sanità di Fedriga sono fondati sulla restrizione artificiosa dell’offerta pubblica per creare una domanda di sanità privata che prima non c’era e la leva di tale manovra è la riduzione del personale del servizio pubblico che allunga le liste d’attesa. I fatti confermano, ogni lettore ricorda le dichiarazioni con cui la giunta regionale
ha stabilito che serve più privato e vede l’allungamento delle liste d’attesa. È una politica che costringe i cittadini a pagare di tasca propria o a rinunciare alle cure e mortifica i ventimila dipendenti del Servizio pubblico che sono obbligati a condizioni di lavoro e di vita inaccettabili pur di garantire i servizi. I dati ufficiali della Regione dicono che con Fedriga, dal 2018 al 2021, medici e infermieri sono calati di 175 e 92 unità (a Pordenone gli infermieri sono calati di 104 unità!) ma quei numeri non raccontano l’interezza del problema; negli anni della pandemia il servizio pubblico ha infatti dovuto fronteggiare l’esplosione della domanda sanitaria coprendo una parte degli organici con personale interinale che per forza di cose non ha un’efficacia paragonabile al dipendente stabile e a ciò si sono aggiunte le assenze degli operatori affetti da Covid o esclusi dal servizio perché no vax. Come stupirsi allora della crisi dei pronto soccorso e della rabbia dei cittadini?
Qualche risvolto amministrativo ci aiuta a capire la gestione del presidente Fedriga che ha sempre dichiarato di non poter assumere medici ed infermieri perché lo Stato lo impedisce, ma le cose non stanno così. L’impedimento ci fu in passato ma dal primo gennaio 2019, e per tre anni, il cosiddetto Decreto Calabria ha consentito di aumentare ogni anno la spesa per personale in ragione del 10% della crescita annuale del fondo sanitario e, motivatamente, di salire al 15%. Se la Regione si fosse avvalsa del Calabria avrebbe cumulato a fine 2021 un margine di 18.1 milioni (con il 10%) oppure 27.2 milioni (15%) per rafforzare gli organici che, con un costo medio annuo di 160 mila euro per un primario, 115 per un medico e 45 un infermiere, avrebbe permesso l’assunzione di 10 primari, 85 medici e 150 infermieri nella meno favorevole delle due ipotesi; 15, 140 e 200 con quella più conveniente che avrebbe avuto peraltro forti motivazioni.
Questa opzione non avrebbe comportato aumento della spesa sanitaria perché gli oneri delle assunzioni sarebbero stati compensati dalla minore necessità di rimborsare il privato convenzionato: circa trenta milioni annui solo per quello in Veneto. La delibera regionale 1473 del 2020 inaugura l’applicazione del Calabria stabilendo che la spesa per personale non può superare quella del 2018 che fu di 863 milioni e così si è stabilito anche per il 2021. La delibera Fedriga stabilisce quel limite invocando il Calabria ma cita solo una parte del comma 1 e tralascia deliberatamente di riportare, scrivendo Omissis, proprio le righe che consentono l’aumento del 10 e 15%. La Regione non ha voluto usare le facoltà consentitele e per cautelarsi le ha nascoste. Di più, nel triennio 2019-21 Fedriga ha persino tagliato 32.5 milioni sul già negativo limite di 863 autoimpostosi con la 1473. La crisi della sanità è costruita a tavolino.
Adesso la Giunta regionale dice che vorrebbe assumere ma non trova il personale. La Regione ha il compito di programmare, Fedriga è lì da cinque anni e ha avuto il tempo di organizzare una strategia delle risorse umane per non farsi mancare medici o infermieri. Non lo ha fatto.
Messaggero Veneto, 27 dicembre 2022