A Pordenone sfida per la vittoria
TOMASELLO ALL’ASSEMBLEA PROVINCIALE DEL PD: MOBILITAZIONE ESTIVA, UNITA’ E COLLABORAZIONE
“A Pordenone si può vincere. Tutte le lotte e le mobilitazioni che attiveremo nei prossimi mesi, per noi, dovranno avere sullo sfondo la sfida per il Comune, consapevoli che sono elezioni di un rilievo che va oltre la città. Il Pd, forte dei risultati ottenuti, si pone anche nel Pordenonese come punto di riferimento per un centrosinistra unito e inclusivo, pronto ad affrontare le sfide future con determinazione e apertura”.
Lo ha detto ieri sera il segretario provinciale del Pd Fausto Tomasello, nella sua relazione all’assemblea provinciale del partito, guidata dal presidente Enrico Guin, alla presenza tra gli altri della deputata Debora Serracchiani, del consigliere regionale Nicola Conficoni e del responsabile sanità Pd Fvg Nicola Delli Quadri.
Tomasello ha fatto il quadro delle recenti elezioni europee e comunali e del ruolo che ha il nuovo gruppo parlamentare Pd a Bruxelles che, ha segnalato, “ha contribuito all’elezione della presidente dell’Europarlamento Metsola e della presidente della Commissione Von der Leyen, portando in Ue la priorità di un’Europa della giustizia sociale. E intanto – ha punto a destra – Meloni sta emarginando l’Italia”.
Il segretario ha lanciato le mobilitazioni per la campagna estiva contro l’autonomia differenziata e il premierato, per il salario minimo e per la sanità pubblica. “Nell’ottica del radicamento e della creazione di un consenso capillare – ha esortato – dobbiamo intensificare il tesseramento”.
Con l’invito preciso a “concentrarsi sul rafforzare i legami e superare ogni divisione, a valorizzare ogni singola persona creando uno spazio di collaborazione autentica”, Tomasello ha indicato l’obiettivo “trovare un candidato o una candidata, costruire una squadra forte e competitiva, unita da idee e progetti concreti per il nostro territorio”.
IL TESTO INTGEGRALE DELLA RELAZIONE DEL SEGRETARIO
Relazione del segretario del Pd provinciale di Pordenone Fausto Tomasello
Le recenti elezioni europee e amministrative hanno fornito spunti cruciali per comprendere l’attuale panorama politico, sia a livello nazionale che locale. Si è appena conclusa una tornata elettorale di fondamentale importanza sia per l’Italia che per l’Europa. Abbiamo affrontato le elezioni europee come primo banco di prova dopo le sconfitte, prima alle regionali un anno fa e poi alle politiche un anno e mezzo fa. A livello nazionale e regionale, venivamo da risultati deludenti e per questo motivo abbiamo atteso queste elezioni con la speranza di un segnale di ripresa. E questo segnale è arrivato! Ma procediamo con ordine…”.
Il primo elemento dall’esito delle urne è un astensionismo preoccupante e soprattutto da parte delle donne: oltre 1 cittadino su 2 in Italia NON si è recato alle urne, con un’adesione al voto che si ferma al 49,69%. Cinque anni fa, nel 2019, eravamo arrivati al 56%, quindi quasi 7% in meno. Oggi a votare sono stati 23 milioni e 385mila elettori. Nel 1979 quando si votò per la prima volta eravamo all’85% in Italia, altri tempi. Ma la percentuale di votanti in Italia di oggi è più bassa della media europea, che si assesta sul 50% degli aventi diritto, con punte del 51,5% in Francia, e anche valori molto bassi come in Slovenia (appena il 41,45%) e la Croazia (21,35%), tanto per guardare i nostri vicini di casa. Questo ci dice che l’Unione Europea sta scadendo nell’interesse delle persone, specie in alcune aree dell’Ue, anche dove i Paesi hanno appena aderito al progetto.
Per quanto riguarda il voto europeo, analizzandolo il primo dato positivo è che le forze nazionaliste e sovraniste non sono riuscite complessivamente a ottenere la maggioranza dei seggi del Parlamento Europeo. Crescono, e molto in alcuni paesi: basti osservare quanto accaduto in Francia, dove l’onda di Marine Le Pen ha provocato uno scossone, fortunatamente poi ridimensionato. Guardiamo anche alla Germania, dove “Alternative für Deutschland” ha ottenuto un consenso spaventoso, diventando secondo partito e ottenendo un 16% nella Germania orientale, scalzando i Verdi. Ancora più preoccupante e sottovaluto il risultato del FPÖ (Freiheitliche Partei Österreichs), in Austria, primo alle elezioni europee, di destra radicale antisistema, disallineata sull’Ucraina, che punta su immigrazione e sicurezza e soprattutto alle politiche in autunno minaccia di spostare gli equilibri del nostro confinante.
In generale, in Europa settentrionale cresce la sinistra, mentre le destre non sfondano a est e non si riuniscono in un unico gruppo: non esiste, dunque, un’internazionale dei nazionalisti. Complessivamente, i 720 seggi del Parlamento Europeo vedono uno spostamento di pochi seggi.
Se guardiamo a casa nostra, invece, Fratelli d’Italia (FdI) ottiene un consenso percentuale crescente, passando dal 26% delle politiche del 2022 al 28,8% delle Europee, anche se in termini di numeri assoluti perde circa 618mila voti. Forza Italia cresce percentualmente dal 9% del 2022 al 9,6% di oggi, ma perde 319mila voti. La Lega mantiene circa il 9% ma perde 378mila voti. Insieme, perdono 1 milione e 315mila voti. Il M5S perde consenso ovunque, Conte è stato ridimensionato, passando dal 15,4% al 10%, da 4.335.000 a 2.300.000, -46,5%, -2milioni di voti. Voti persi soprattutto al Sud, come ha scritto giustamente il prof. Emanuele Felice, dove il PD diventa primo partito del Mezzogiorno superando FdI – effetto del taglio del reddito di cittadinanza, delle promesse mancate del PNRR, della riforma sciagurata dell’Autonomia Differenziata. È il Pd che raccoglie nuovi consensi, passando dal 19% al 24% (cresce quindi del 4,5%), ma soprattutto passando da 5.348.000 a 5.583.000, cioè crescendo in numeri assoluti di 235mil voti. Inoltre, il PD si afferma per la prima volta come primo partito nel gruppo dei Socialisti e Democratici.
In questi giorni vediamo gli effetti del voto al Parlamento europeo, per cui ci siamo tanto impegnato. Il Pd saldamente inserito nel gruppo dei Socialisti & Democratici ha fatto sentire le sue ragioni nel dibattito per l’elezione del presidente della Commissione europea, come aveva fatto per l’elezione della presidente Metsola. Oggi a Strasburgo sono suonate chiare le richieste di stare dal “lato giusto della storia”, impedire che la destra antieuropea entri nella cabina di regia dellUe, ponendo la condizione di andare avanti nella costruzione dell’unica Europa possibile: l’Europa della giustizia sociale. (capogruppo dei Socialisti Ue, Iratxe Garcia Perez). La premier Meloni si è messa in un angolo, ridotta a trattare sottobanco per salvare la faccia.
E’ un punto politico di cui dobbiamo essere orgogliosi, perché abbiamo fatto la nostra parte, e notevole, per fermare le destre in Europa e per partecipare al governo dell’UE.
Il Partito Democratico registra una crescita significativa, attribuibile alla chiarezza con cui ha comunicato le proprie posizioni su temi cruciali per i cittadini: sanità pubblica (41%), tutela del potere d’acquisto (23%) e guerra (21%). La campagna elettorale, condotta a livello nazionale sotto la guida della Segretaria Elly Schlein che si è spesa molto sui territori, ha evidenziato il valore aggiunto del PD e la sua capacità di mobilitazione. I risultati elettorali confermano il ruolo centrale del partito nell’opposizione alla destra.”
In Friuli-Venezia Giulia i risultati indicano che FDI raggiunge il 34% pari a 134.000 voti, mentre il Pd è il secondo partito con il 21%, 101.388 voti. Lega 15% pari a 72.000 voti. FI 7% pari a 34.000 voti, AVS 6% pari a 28.500 voti, M5s 5,4% pari a 26.218 voti. Azione e Stati Uniti d’Europa restano sotto al 4% (rispettivamente 3,39% e 3%). Quindi in Fvg le forze di destra e centrodestra unite superano la metà, siamo al 56%. Mentre le forze di centrosinistra, se fossero unite e inclusive, raggiungerebbero il 41,8%. Certo, il Pd alle regionali del 2023 era al 16,5% con 65mila voti, mentre oggi è al 21% con quasi il doppio del voto.
E anche sottraendo un po’ di voti andati alle regionali al Patto e alle europee al Pd, comunque restano oltre 24.000 voti assoluti in più stavolta.
Ma questo non è ancora sufficiente per guardare alla sfida del 2028 sperando di battere la destra. Certo, il PD in regione ha ottenuto il secondo miglior risultato della Circoscrizione Nord-Orientale per voti e percentuali (dopo l’Emilia Romagna). Per confrontare, in Veneto il PD raggiunge il 18,8%, due punti meno di noi. E quindi noi cresciamo in percentuali e in voti assoluti, consolidando credibilità e forza attrattiva.
Il PD ha dimostrato la sua forza a Gorizia e Trieste, mentre tiene in Friuli e nel Pordenonese, dobbiamo rinforzarci nelle aree rurali e tra operai e donne. Superata questa prima prova elettorale, guardiamo avanti con l’obiettivo di crescere e aprirci a tutti. Il PD, come principale partito del centrosinistra, cercherà alleanze con i cittadini e le associazioni, puntando sul tema SOCIALE per creare dialogo e sintonia. Questa sarà la nostra priorità per la campagna autunnale, che inizieremo a preparare da subito.
Nel Pordenonese le elezioni europee rilevano un astensionismo che ha raggiunto livelli alti, con oltre la metà dei cittadini che ha scelto di non recarsi alle urne. L’affluenza si è fermata al 46,55% a, quasi 8 punti percentuali in meno rispetto al 2019. Il PD ha dimostrato una tenuta sorprendente, mantenendo un numero di voti simile alle elezioni politiche del 2022, nonostante l’astensionismo, ottenendo il 19,42% dei voti e ben 23.816 preferenze. Un risultato notevole se si considera che il partito ha mantenuto lo stesso numero di voti delle elezioni politiche del 2022, pur con un’affluenza superiore di oltre il 20%.”
Per quanto riguarda le amministrative nel pordenonese vinciamo CHIONS con Laura DORO; Budoia con Ivo ANGELIN; Strappiamo CORDOVADO con Francesco TONEGUZZO. Confermiamo Tramonti, San Martino al Tagliamento. E perdiamo purtroppo a PORCIA con Mario Bianchini civico, ringraziando Tiziana Aramonte, Chiara Da Giau e il circolo del PD ma anche altri Comuni nei quali abbiamo giocato la partita, anche controvento, come a Roveredo in Piano con Giovanni BIASON, il circolo con Danilo De Luca e Renzo Liva. Sesto al Reghena.
E tutti i candidati sindaci e sindache non eletti, che con generosità si sono messi a disposizione e hanno rappresentato il volto pulito del PD, così come per i Consiglieri non eletti. Davvero il vostro sforzo non sarà vanificato, faremo un’opposizione ferma e saremo sempre di più tra i cittadini e i loro problemi. La presenza nelle istituzioni e sui territori è il cuore e il motore della nostra politica: da qui ricominciamo e ci prepariamo per la rivincita.
In Fvg ci attendono il prossimo anno altre prove difficili ma decisamente possibili. Il radicamento importante che abbiamo realizzato è valso tanto per le elezioni europee quanto per le elezioni amministrative. Il lavoro da fare ora è quello di mettere in rete le energie. Siamo riusciti a creare alleanze larghe, ma anche forze civiche capaci di allargare. E questo è il percorso che dovremo seguire anche sul piano regionale guardando a 2028. Le premesse ci sono.
A Pordenone, il nostro obiettivo è chiaro per le amministrative: dobbiamo trovare un candidato o una candidata costruire una squadra forte e competitiva, unita da idee e progetti concreti per il nostro territorio.
In queste settimane, concentriamoci sul rafforzare i nostri legami, superando ogni divisione. Valorizziamo ogni singola persona, creando uno spazio di collaborazione autentica.
Evitiamo discussioni personali e polemiche sterili. Lavoriamo insieme, con unità e determinazione, per costruire un’alternativa credibile e vincente per la guida della nostra città. Abbiamo dimostrato di saperci rialzare, ora è il momento di guardare avanti con fiducia. Sappiamo che dall’altra parte ci sarà una controfigura in tono minore dell’ex sindaco Ciriani, che vorrà fare il king maker ma che nonostante i suoi risultati elettorali appare decisamente indebolito nella sua credibilità e forse anche nella sua influenza all’interno del centrodestra, dove non tutti sono disposti a stare ai suoi ordini. Mentre costruiamo la nostra coalizione, dobbiamo anche evidenziare le sacche di scontento e di delusione che potrebbero accogliere proposte diverse dalla ‘caserma’ di Ciriani.
Tutte le lotte e le mobilitazioni che attiveremo nei prossimi mesi, per noi, dovranno avere sullo sfondo la sfida per il Comune di Pordenone, consapevoli che sono elezioni di un rilievo che va oltre la città.
Per le prossime settimane la nostra battaglia principale nella cosiddetta estate militante sarà su AUTONOMIA DIFFERENZIATA e PREMIERATO. La legge Calderoli rischia di diventare un boomerang per i cittadini del Friuli-Venezia Giulia. Aprirebbe a una concorrenza spietata tra Regioni riducendo la qualità dei servizi fondamentali e aumentando i costi per i cittadini e le imprese facendoci perdere tutti i vantaggi che provengono dall’essere Regione a Statuto Speciale.
Le nostre critiche all’autonomia differenziata sono dovute anche alla mancanza di finanziamenti per i livelli essenziali delle prestazioni che lo Stato deve garantire ai cittadini in materia di salute, istruzione, assistenza sociale. Preoccupa la mancanza di garanzie di equità territoriale e il rischio di dividere ulteriormente il Paese in settori cruciali. Il tema non è solo l’allargamento delle diseguaglianze fra Nord e Sud ma anche nelle stesse aree del Centro-Nord. La legge Calderoli non risponde a domande concrete, è anacronistica: il Covid, gli shock energetici, la guerra, hanno portato in primo piano esigenze di certezza e tempestività nella capacità di risposta degli Stati. Un esempio che vale per un territorio manufatturiero come il nostro: le imprese che si trovano senza le forniture di elementi essenziali alla produzione ma anche con la carenza di personale, non possono aspettarsi che la soluzione venga dalle regioni. (spunto da intervista Orlando).
Approfondiremo i temi di autonomia e premierato con le nostre parlamentari, e a breve definiremo un calendario di incontri. Presto costituiremo il comitato provinciale per il referendum sulla legge Calderoli e, non appena disponibili i moduli vidimati, chiederemo ai circoli di mobilitarsi per la raccolta firme, che scadrà il 30 settembre ma entro il 20 dovremo certificarle. Il nazionale ha predisposto un chiaro vademecum che distribuiremo ai circoli.
Nel frattempo, nell’ottica del radicamento e della creazione di un consenso capillare, ci proponiamo di intensificare il tesseramento e promuovere appuntamenti e iniziative per la raccolta firme per il salario minimo.
Continueremo a tenere in evidenza il tema della sanità, che ogni giorno offre spunti per verificare uno scontento dei cittadini che dobbiamo proporci di intercettare, entrando nel merito delle criticità e delle sofferenze anche del personale. Dobbiamo rompere questa specie di incantesimo mediatico che, dopo sette anni di governo, tiene ancora Fedriga al riparo da qualsiasi responsabilizzazione per una sanità sempre meno efficiente. Lo faremo ancora di più con il responsabile regionale Nicola Delli Quadri e i nostri consiglieri regionali.
Infine, ricordo a tutti la Festa dell’Unità di Aquileia, che si terrà tra fine luglio e inizio agosto.
Un grazie particolare ai circoli per l’intenso lavoro svolto in questi mesi e per l’impegno che metteranno nei prossimi fondamentali appuntamenti. I circoli sono la spina dorsale del partito, le nostre antenne sul territorio e vorrei fossero sempre più luoghi di formazione e crescita di nuovi dirigenti.
Le elezioni hanno evidenziato la necessità di un rinnovato impegno per coinvolgere i cittadini e riavvicinarli alla politica. Il PD, forte dei risultati ottenuti, si pone anche nel pordenonese come punto di riferimento per un centrosinistra unito e inclusivo, pronto ad affrontare le sfide future con determinazione e apertura.
A Pordenone si può vincere. La legge con cui hanno portato al 40% il limite per il ballottaggio deve diventare il boomerang che si ritorce contro chi pensava di spianarsi la strada a una comoda rielezione.