Fucilati di Morena: non dimenticare sacrificio
SHAURLI: LA PARTECIPAZIONE SI CREA CON ASSEMBLEE ELETTIVE PIU’ AUTOREVOLI
“In questa giornata assolata idealmente doniamo a Giancarlo Marzona e a Fortunato Delicato l’ombra del bel fiore partigiano e con la nostra presenza chiediamo di non dimenticare il loro sacrificio, assieme a quello dei tanti caduti nella lotta di Liberazione e dei tanti civili innocenti trucidati e deportati, qui nei nostri paesi come a Sant’Anna di Stazzema e in tutta Italia. Il passar del tempo, il venir meno delle testimonianze dirette, la secolarizzazione della storia rischia di stemperare il semplice ricordo”. Lo ha detto nel giorno di Ferragosto Cristiano Shaurli, già consigliere regionale e rappresentante dell’Anpi di Faedis, pronunciando, al bivio Morena di Reana del Rojale (Udine), l’allocuzione ufficiale in memoria dei due partigiani osovani Gian Carlo Marzona “Piero” e Fortunato Delicato “Bologna” fucilati a 22 e 25 anni dai nazifascisti che li avevano colti durante un’operazione di trasferimento. All’annuale appuntamento organizzato dall’Associazione nazionale partigiani d’Italia (Anpi) di Udine erano presenti la sindaca reanese Anna Zossi con altri primi cittadini del territorio, la presidente dell’Anpi provinciale di Udine Antonella Lestani, il presidente dell’associazione partigiani Osoppo Roberto Volpetti, il presidente dell’Ente Friuli nel mondo Franco Iacop, la consigliera regionale Manuela Celotti.
Shaurli nel suo discorso ha richiamato le figure dei resistenti “persone normali che dalle fabbriche, dai campi e molti dallo stesso esercito italiano seppero scegliere e scelsero la minoranza che stava dalla parte giusta”, si è riferito alle guerre in corso e ai “folli nazionalismi alimentati da uomini soli al comando” quali fenomeni che devono “farci chiedere anche oggi come le democrazie rappresentative furono spazzate via in pochi anni”.
Stigmatizzando il “pericoloso riaffermarsi di una cultura individualista in cui ognuno si preoccupa solo di se stesso o al limite dei propri ristretti affetti”, Shaurli ha chiesto di “mettere in discussione quella sbornia che ha colpito tutti da sinistra a destra di barattare la partecipazione democratica con un presunto decisionismo efficientistico”. Di qui l’appello a “più partecipazione”, a far riscoprire ai giovani “il senso civico e l’impegno”, a una “politica migliore”. Shaurli ha dunque ammonito su come ci sia bisogno “non di governatori, ministri o primi cittadini ancora più potenti ma di Consigli comunali più autorevoli, capaci di creare partecipazione e confronto”.
“La Resistenza e la Costituzione ci consegnano un’Italia una e indivisibile”, ha detto ancora Shaurli rivendicando le sue convinzioni di europeista e federalista, e ha puntualizzato che “l’autonomia può essere virtuosa assunzione di responsabilità ma è una cosa seria non un baratto elettoralistico”.
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Il testo integrale dell’allocuzione pronunciata da Cristiano Shaurli a Morena nel Ferragosto del 2024
Un saluto alle autorità civili e militari a tutti i presenti ed il ringraziamento ad Anpi, APO ed ai Comuni di Reana e Tricesimo per l’orgoglio e la responsabilità di tenere oggi questa orazione
80 anni sono passati dalla barbara esecuzione di Giancarlo Marzona “Piero” e di Fortunato Delicato “Bologna”, 80 anni dallo strazio dei loro corpi lasciati a monito, 80 anni dal quasi contemporaneo rastrellamento di decine e decine di civili inermi a Reana.
Certo oggi in questa giornata assolata idealmente doniamo loro l’ombra del bel fiore partigiano, certo con la nostra presenza chiediamo di non dimenticare il loro sacrificio ed insieme a loro quello dei tanti caduti nella lotta di liberazione e dei tanti civili innocenti trucidati e deportati qui nei nostri Paesi bruciati come a Sant’Anna di Stazzema ed in tutta Italia
ma lo chiedo a Me stesso prima che a voi, possiamo accontentarci a 80 anni di distanza solo del giusto ricordo, della doverosa pietas civile o cristiana per il loro supremo scarificio?
quasi un secolo prima Mazzini disse una frase che racconta splendidamente anche la lotta di liberazione “piu che la sconfitta temo la vittoria offerta in dono” ma quanti commemorano oggi uno dei grandi padri della Repubblica o un caduto per la giovine Italia?
il passar del tempo, il venir meno delle testimonianze dirette, la secolarizzazione della storia rischia di stemperare il semplice ricordo
se va bene, ed è altrettanto preoccupante, rischia di trasformare in epica le gesta dei partigiani, talmente coraggiose ed eroiche da sembrare innarivabili ed allo stesso tempo rischia di trasformare il terribile giogo nazifascista con la sua violenza e dispezzo della vita umana in un male talmente assoluto da sembrare irripetibile
Credo che la storia ci stia mai come oggi dicendo che il ricordo non basta: dall’Ucraina alla Palestina rivediamo terrorismo, vittime innocenti, paesi bruciati e campi di concentramento, rivediamo folli nazionalismi alimentati da uomini soli al comando alla cui fascinazione spesso si vedono cedimenti qui come in Europa, rivediamo più in generale anche nelle nostre città un ritorno alla sopraffazione violenta del piu forte sul debole, alla prevaricazione ,al disprezzo della vita umana anche nel quotidiano
allora penso che a Piero e Bologna a chi ha scelto e lottato per libertà, giustiza e democrazia dobbiamo molto piu del ricordo
dobbiamo prima di tutto, pare la cosa piu semplice ma temo non lo sia affatto, continuare a chiedere Storia, a studiarla a contribuire e chiedere di approfondire perché è successo? perché l’Europa ed il mondo sono caduti in quel buco nero? perché la maggioranza degli italiani si affollava urlante e festosa sotto ai balconi della dichiarazione di guerra o qui a pochi chilometri alla promulgazione delle leggi razziali?
dobbiamo farlo perché non succeda più, lo dobbiamo per capire quali siano i segnali e quali siano gli anticorpi necessari anche oggi a difendere le democrazie europee e la nostra Repubblica Parlamentare, lo dobbiamo a Piero e Bologna perché loro seppero e vollero scegliere e scelsero la strada più difficile
perché la storia ci dice e deve continuare a farlo che la resistenza fu opera di minoranza, che anche qui abbiamo conosciuto il male assoluto dalla Risiera di San Sabba, ai campi di concentramento di Visco e Gonars, dalle fucilazioni, deportazioni e torture all’incendio dei Paesi e all’occupazione nazifascista e cosacca
perché la storia ci dice che anche qui ci furono non eroi inarrivabili ma persone normali che dalle fabbriche, dai campi e molti dallo stesso esercito italiano seppero scegliere e scelsero la minoranza che stava dalla parte giusta, scelsero di lasciare spesso nuovamente le loro famiglie, quando le braccia erano indispensabili per mettere un pezzo di pane sulla tavola, per lottare e farlo non per se stessi o per un guadagno ma per costruire un futuro migliore per tutti.
perché la storia ci dice che non lo fecero con un ribellismo improvvido, come a qualcuno ancora oggi purtroppo piace dipingere, magari quasi inutile e causa di rappresaglie. Piero e Bologna con il loro estremo esempio ci dicono che la Resistenza era organizzazione, erano approvvigionamenti necessari per chi stava in montagna, in quel tragico giorno il loro compito, erano i documenti falsi che molte volte gli avevano già consentito di portare a termine la loro missione, erano i territori strappati ai nazifascisti delle zone e repubbliche libere che non servirono solo come primo importante embrione di democrazia ma furono evento bellico che costrinse gli occupanti a distogliere ingenti risorse militari da altri fronti per la loro temporanea riconquista.
La Storia con la S maiuscola è quella che non si ferma ai fatti eclatanti alle letture comode o di parte ma ci restituisce l’intero contesto, è quella che deve farci chiedere anche oggi come le democrazie rappresentative furono spazzate via in pochi anni, come dei folli capipopolo in un attimo riuscirono a spazzare via anni di cultura e civiltà europea trascinandosi dietro la maggioranza della popolazione anche quando spezzavamo le reni alla Grecia, aggredivamo i balcani o contribuivamo al genocidio ebraico
quella Storia non deve stare solo sui libri, che magari distrattamente siamo obbligati a studiare, ma deve nutrirsi dell’esempio di Piero e Bologna per renderlo insegnamento concreto ed attuale. Alcuni seppero resistere e scegliere, non fecero la scelta più comoda, più sicura per se stessi e la propria famiglia, soprattutto vollero partecipare ad una battaglia non per se ma per gli altri.
Penso che questo lascito di Piero e Bolgna e di tanti altri come loro sia ben più di un ricordo ed è un lascito oggi importante più che mai, per ciò a cui purtroppo assistiamo quotidianamente nel tragico bollettino delle guerre in corso, nello strisciante riaffiorare in Europa di movimenti nazifascisti ma anche, scusatemi il pessimismo, nel meno visibile ma altrettanto pericoloso riaffermarsi di una cultura individualista in cui ognuno si preoccupa solo di se stesso o al limite dei propri ristretti affetti
Piero e Bologna la lotta di liberazione, ci hanno insegnato che si può scegliere, che si può partecipare, ci hanno insegnato che anche a poco più di vent’anni ci sono sfide collettive più importanti dei propri interessi ed ambizioni personali. Piu importanti purtroppo della propria stessa vita
Piero e Bologna dovrebbero dirci anche oggi che le conquiste di cui abbiamo goduto grazie a loro e tanti come loro non sono date per sempre, gli accadimenti recenti ce lo sbattono in faccia ogni giorno e la fortuna dei quasi 80 anni di pace che ci ha regalato la Comunità Europea non possono essere scusante per abbassare l’attenzione o l’impegno civile di ognuno,
quante volte abbiamo citato Calamandrei che ci invita ad andare nelle nostre montagne dove caddero i partigiani per capire dove è nata la Costituzione ma prima di quelle parole ve ne sono altre meno citate ma altrettanto importanti “La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove, perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci il combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volonta di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’Indifferenza”
l’indifferentismo come lo chiama Calamandrei è un rischio immenso, perché la libertà è come l’aria, ci si accorge di quanto vale solo quando viene e mancare e l’indifferentismo è nell’egoismo sfrenato che ci fa dimenticare che siamo parte di un tutto e di una Comunità, nell’astensione e nella mancata partecipazione che è un dramma non solo elettorale, nella delega in bianco a chi comanda basta che decida e lo faccia in fretta, nel venir meno di quella solidarietà che tiene in piedi le nostre Comunità e deve essere base dell’Europa e del nostro Paese.
Piero e Bologna non erano indifferenti, Piero e Bologna hanno deciso di partecipare
noi siamo, almeno per ora, immensamente più fortunati, non ci è chiesto di mettere a rischio la nostra vita ma di non essere indifferenti e partecipare si! oggi più che mai.
Oggi più che mai dobbiamo dire e dimostrare con chiarezza quanto amiamo la nostra Costituzione e la nostra Repubblica Parlamentare e non per contrapporci a qualcuno ma per far vivere pienamente quegli ideali e quello splendido ed ancora irrealizzato progetto di Paese.
Oggi più che mai, con ciò che vediamo nel mondo, dovremmo trasversalmente smettere o almeno mettere in discussione quella sbornia che ha colpito tutti da sinistra a destra di barattare la partecipazione democratica con un presunto decisionismo efficientistico.
Tante troppe volte anche qui abbiamo pensato basti un leader, un capo per risolvere tutti i problemi o semplicemente per prendere voti, tante troppe volte abbiamo accettato che nel nome di presunte velocità ed efficienza si disintermedi la società, che si comprimano i luoghi concreti della partecipazione riducendone importanza e ruolo a favore di pochi che decidono, tante troppe volte abbiamo accettato che i Consigli Comunali, regionali fino al Parlamento siano piegati all’esecutivo di turno, progressivamente spogliati delle loro competenze
Abbiamo bisogno di più partecipazione non di meno, abbiamo bisogno di una Politica migliore non di meno politica, abbiamo bisogno che i nostri giovani riscoprano il senso civico e l’impegno, abbiamo bisogno, mi scuseranno i Sindaci presenti, non di governatori, ministri o primi cittadini ancora più potenti ma di Consigli Comunali più autorevoli , capaci di creare partecipazione e confronto, di formare e far crescere l’amore, l’impegno ed il rispetto per le istituzioni Repubblicane.
In un momento in cui molti si chiedono se la democrazia sia l’unico sistema per gestire un Paese , in un momento in cui molti lodano o si lasciano affascinare dal carisma autoritario, dalla presunta efficacia di regimi antidemocratici ricordiamoci sempre che…come la Costuzione anche la nostra Repubblica parlamentare nasce dalla resistenza e dall’antifascismo
in un momento in cui molti pensano sia accettabile se non giusto che il più forte schiacci il più debole, militarmente o economicamente, ricordiamoci che la resistenza e la costituzione ci consegnano un’Italia una e indivisibile e lo dico da convinto europeista e federalista l’autonomia può essere virtuosa assunzione di responsabilità ma è una cosa seria non un baratto elettoralistico e nemmeno una Regione che diventa più ricca e prospera mentre un’altra diventa più povera ed abbandonata
in un momento in cui anche la sicurezza della pace nel nostro continente viene rimessa in discussione , in cui gli assetti geopolitici internazionali subiscono grandi mutamenti ricordiamoci il grande sogno che l’Europa ha rappresentato, ricordiamoci che non è stato solo di Schuman e di Spinelli ma ha rappresentato forse il più grande sogno ed impegno collettivo dopo la lotta di liberazione e dovremmo ricordiamocelo ancor di più qua al Morena ed in questo Friuli perché quando il Piave mormorava allo straniero per tutta Italia noi eravamo già dall’altra parte, perché la cortina di ferro cha da Stettino sul Baltico a Trieste nell’Adriatico qua non è sola una dotta citazione di Churchill ma è stata qualcosa di dannatamente concreto, un confine fra due mondi con la sua militarizzazione, ricordiamocelo qua in questo travagliato confine orientale che finalmente non è e non vuole più essere confine ma centro e cuore di un Europa libera e democratica che torni ad essere ancor più la culla di pace, diritti e solidarietà.
Piero e Bologna avevano poco più di vent’anni, erano un sottotenente di cavalleria ed un alpino, potevano fare scelte più comode e facili, potevano come molti starsene in disparte, hanno scelto di partecipare e qui, ottantanni fa in una giornata che per molti e solo una giornata di festa, ci hanno donato la propria vita per un Europa, un Italia ed un Friuli migliori
dobbiamo loro il giusto ricordo e la giusta ammirazione ma dobbiamo loro soprattutto l’impegno a cogliere oggi l’esempio di quella scelta dobbiamo loro, ognuno nel proprio ruolo, la capacità come diceva Calamandrei di continuare a mettere il combustibile, l’impegno la volontà che le promesse della nostra Costituzione richiedono.
Oppure come diceva Cesare Marzona, che oggi voglio ricordare insieme al fratello, dobbiamo ricordarci sempre di mettere insieme alla parola memoria la parola azione perché l’Italia oggi come allora ha bisogno di uomini e donne che sappiano sacrificarsi per il bene di tutti
Viva l’Europa! viva la Repubblica parlamentare italiana! viva la lotta di Liberazione!