9 Gennaio 2025

Rete oncologica: progetto calato dall’alto

DELLI QUADRI SUL MESSAGGERO VENETO: CENTRODESTRA E’ IN GRAVE DIFFICOLTA’

Quando si vuole realizzare un progetto innovativo in una realtà complessa come quella sanitaria, bisogna passare obbligatoriamente per una serie di fasi, che partono dalla predisposizione del progetto su dati certi, aggiornati, non discutibili ed utilizzabili per assumere decisioni, e dalla condivisione con tutti gli attori interessati al progetto. Seguono la formalizzazione dell’atto, la formazione degli operatori, l’avvio delle attività, la verifica dell’andamento, le eventuali modifiche di miglioramento.
È evidente che, nella gestione del piano della rete oncologica regionale, sono insufficienti o del tutto non affrontate le prime due fasi. Infatti, sulla attendibilità dei dati si è sviluppata una contestazione dei produttori dei dati stessi, cioè i chirurghi, prima cinque direttori di dipartimento chirurgico e poi tutti i direttori delle strutture dell’ospedale di Pordenone. Quindi qualcosa non quadra, in base a quei dati non si è in grado di assumere decisioni credibili.
Le persone si spostano per essere operate non solo verso la struttura più sicura, ma verso il chirurgo più esperto, quello che garantisce maggiore esperienza e capacità: questi dati nel piano non sono riportati. Nell’interesse della salute dei cittadini, bisogna essere trasparenti fino in fondo.
E’ giusto chiedersi che ne sarà dei chirurghi che fanno attività di chirurgia oncologica, alcuni con casistica corrispondente a quella richiesta, e per i quali è prevista la cessazione di tale attività. Una perdita secca di professionalità. E va preso in considerazione l’eventuale intervento della magistratura del lavoro per evidente demansionamento, per non dire della riduzione della efficienza ed efficacia della risposta sanitaria del sistema regionale o aziendale.
Quanto alla mancata condivisione, la reazione dei professionisti, ampia, pubblica e severa, è segno che anche questa fase è stata saltata. Senza contare le comunità locali interessate e le loro rappresentanze. La stessa battaglia politica all’interno della maggioranza regionale, con FdI di fatto all’opposizione del progetto così come presentato è ulteriore testimonianza della mancata condivisione.
Allora questo è veramente un progetto calato dall’alto. Anche se basato su dati di letteratura di pubblico dominio, non è per nulla tradotto nelle realtà locali, nella vita degli operatori e dei cittadini, non è vissuto come un potenziale miglioramento della salute pubblica. E non è credibile un progetto che nasce monco e contradditorio. Da una parte demanda ai direttori generali la sua traduzione nel territorio di competenza, cioè decidere quali attività conservare e quali dismettere in quali strutture, e dall’altra presenta una tabella nella quale tali decisioni sono state già assunte dal livello regionale. Sarebbe anche facile dire che il progetto ha creato reazioni, contestazioni, incertezza e insicurezza nella popolazione. E che la maggioranza di centro-destra è in grave difficoltà. È necessaria quindi una capacità di ascolto, una autorevole capacità di mettere in discussione dati su cui si assumono decisioni. Serve un trasparente confronto, non solo nel chiuso degli uffici regionali, ma anche con le persone malate, le loro famiglie, le loro rappresentanze, gli operatori. Occorre un bagno di umiltà e di disponibilità. Il PD continuerà richiedere il rispetto della correttezza dei metodi e dei contenuti nella realizzazione di un progetto fondamentale per la salute dei cittadini e per il miglioramento del nostro sistema sanitario regionale.
Nicola Delli Quadri
Responsabile Salute Segreteria Regionale PD

Messaggero Veneto, 8 gennaio 2025

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