6 Marzo 2010
Giù le mani dall’articolo 18!

“L’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori potrebbe diventare un optional”. A denunciarlo è il senatore del Pd Tiziano Treu, vicepresidente della commissione Lavoro. Il disegno di legge sul lavoro è stato approvato mercoledì in Senato e contiene norme sull’arbitrato per risolvere le controversie di lavoro all’articolo 31 del ddl, approvato con 144 sì , 106 no e 3 astenuti.La norma su arbitrato e conciliazione consente a qualunque lavoratore individualmente di chiedere l’arbitrato in qualunque stadio di eventuali controversie. In pratica è un attacco all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori che prevede l’impossibilità del licenziamento senza giusta causa in aziende con più di quindici dipendenti.

Anna Finocchiaro, Presidente del gruppo PD a Palazzo Madama, dirama una nota per denunciare come si sia “scritta una brutta pagina per i lavoratori italiani. E’ l’ennesimo ‘regalo’che questo governo ha fatto alle famiglie dei lavoratori italiani. Per sconfiggere la crisi questo governo non vuole mettere in campo nessuna misura veramente efficace ma è pronto a trovare nuovi strumenti che colpiscono i diritti minimi di chi, magari a fatica, conserva ancora un posto di lavoro. E’ questa la filosofia aberrante del governo Berlusconi”.

Stefano Fassina, responsabile Economia e Lavoro della segreteria del PD bolla le norme contenute nel Collegato Lavoro in approvazione al Senato come “l’ennesimo passo della contro-riforma della regolazione del mercato del lavoro portata avanti dal ministro Sacconi e dalla maggioranza. Dopo l’eliminazione delle misure sulle dimissioni in bianco, le deroghe alle norme e l’indebolimento delle sanzioni sulla sicurezza sul lavoro, la rimozione dei limiti ai contratti a termine, il re-inserimento dei contratti a chiamata, la cancellazione della responsabilità in solido dell’appaltatore con il sub-appaltatore per arginare il lavoro nero, ora si arriva a smantellare le tutele contro gli ingiusti licenziamenti. Per il ministro Sacconi, i diritti e la retribuzione dei lavoratori sono la variabile compensativa delle inefficienze di sistema e delle rendite corporative accuratamente difese. Nonostante i tentativi di retorica riformista, è un disegno che guarda al passato più lontano per un mercato del lavoro selvaggio, senza diritti, diametralmente opposto a quanto servirebbe per spingere le nostre attività produttive verso la competizione di qualità . Il Pd continuerà a battersi in Parlamento e nel Paese per affermare la dignità dei lavoratori e delle lavoratrici, “il lavoro decente” invocato dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro e da Benedetto XVI nella Caritas in veritate”.

Il meccanismo è quello dello smantellamento delle garanzie. “L’articolo 31 del Ddl – spiega Treu – prevede due possibilità ‘ per ricorrere all’arbitrato in funzione della risoluzione delle controversie tra datore di lavoro e lavoratore. La prima attraverso contratti collettivi, ed è la strada piu’ sicura. In questo modo, infatti, le parti possono stabilire i limiti in cui l’arbitrato puo’ essere esercitato. Poi, pero’, resta il fatto, che se le parti falliscono nel trovare un accordo, puo’ intervenire il ministro per decreto”.C’e’ poi una seconda possibilità consentita dalla norme volute dal governo e dalla sua maggioranza. Spiega Treu: “che il singolo lavoratore accetti un accordo secondo cui il proprio contratto di assunzione preveda il ricorso all’arbitrato per risolvere le controversie, incluso il ricorso all’arbitrato secondo equità . Cosa, quest’ultima, che implica la possibilità di bypassare le norme inderogabili di legge e quindi diritti come l’articolo 18 o come le retribuzioni o le ferie. E’ grave inoltre che un simile accordo può essere stretto anche in corso di rapporto di lavoro”.

Stavolta la propaganda non basta. “E’ molto importante che i media abbiano acceso i riflettori su un provvedimento orrendo del governo in tema di lavoro” dichiara il senatore del Pd Achille Passoni che, nel 2002 come esponente della segreteria della Cgil, organizzò quella che rimane la più grande manifestazione della storia della Repubblica portando in piazza oltre tre milioni di lavoratori proprio in difesa dell’articolo 18. “E’ naturale che la manomissione possibile dell’articolo 18 sia elemento centrale di questa attenzione in quanto effettivamente si apre con la norma, voluta dal governo Berlusconi, un’autostrada alla cancellazione del diritto a non essere licenziati senza giusta causa. Ma è l’insieme del provvedimento che abbassa le tutele per chi lavora e dà un duro colpo al diritto del lavoro che, nel nostro Paese, significa storicamente garanzia per la parte più debole, cioè il lavoratore. Sull’articolo 18 – conclude Passoni – bisognerà sviluppare una forte iniziativa politica e un’alta vigilanza sindacale in grado di arginare un vero e proprio buco nella diga dei diritti che si realizzerebbe applicando queste pessime norme”.

E se il governo vuole rendere i lavoratori più deboli e ricattabili la Cgil annuncia un ricorso in Corte Costituzionale. Parola del segretario generale del sindacato Guglielmo Epifani, che in un’intervista al quotidiano “La Repubblica”, attacca la legge sul processo del lavoro, in ballo in Parlamento da quasi due anni (il 28 ottobre del 2008 era stata approvata alla Camera). «L’impressione è che ci sia più di una norma in contrasto con la Costituzione», ha detto EpifaniRispondendo alle parole del ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, che ha parlato di una polemica da parte dei ‘soliti noti’, Epifani ha dichiarato: «Non capisco perché Sacconi parli di malafede. Questa non è una questione di malafede e buonafede. Sacconi dovrebbe dire se ciò che sostiene la Cgil è vero o meno». Per Epifani in sede di contrattazione non si potrà «certo modificare quello che stabilisce la legge». Il sindacalista ha osservato come il ricorso all’arbitrato fosse un’opportunità in più per difendersi «prima di questa legge», ma come «in questo nuovo schema una volta imboccata la strada dell’arbitro non si può più andare dal giudice. Sacconi non dice la verità ».

E’ lo stesso Treu, che ha denunciato per primo il pericolo a replicare a Sacconi: “Non c’entra nulla la campagna elettorale. Che questa norma fosse devastante per i lavoratori, il Pd lo denuncia da più di un anno e per verificarlo basta guardare i resoconti parlamentari e le agenzie. Ma il ministro Sacconi è evidentemente distratto. Che l’arbitrato possa essere stabilito solo in presenza di Contratto collettivo nazionale è una possibilità e noi la abbiamo auspicata. Però invito il ministro a leggere bene la norma, in particolare il comma 5 dell’articolo 31 del provvedimento all’esame del Senato, secondo cui qualunque lavoratore individualmente può chiedere l’arbitrato in qualunque stadio di eventuali controversie. Quindi, anche di fuori dei contratti collettivi nazionali e, in tal caso, anche senza certificazione. Dire, come sostanzialmente fa Sacconi, che c’è la volontà del lavoratore che non è un minus habens significa dimenticare la storia del diritto del lavoro che è stato costruito proprio per proteggere i lavoratori nei momenti di debolezza. Penso ad esempio – conclude Treu – al momento prima dell’assunzione, prima del rinnovo di un contratto a termine. In questi momenti il lavoratore potrebbe essere costretto a firmare un mandato in bianco a un arbitro e il certificatore potrebbe anche accertare una volontà che, in questo caso, sarebbe coatta”.

Il capogruppo del Pd nella commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, nota come il governo rispetta l’autonomia delle parti sociali a corrente alternata: “Quando fa comodo dichiara che non si debbono operare invasioni, quando conviene si possono apportare modifiche al diritto del lavoro senza alcuna consultazione preventiva delle parti sociali. Sul tema dell’arbitrato, che incide profondamente sulle tutele del lavoratore indebolendo la strada giudiziaria, si introduce un nuovo ‘correttivo chirurgico’ che questa volta però lascia il segno. Alla Camera, come Pd, abbiamo presentato emendamenti per la soppressione di queste norme, respinti dalla maggioranza. E’ da un anno che denunciamo la silenziosa controriforma del mercato del lavoro, costruita con una sommatoria di interventi mirati. Adesso la goccia ha fatto traboccare il vaso: mi auguro che ci si renda conto che abolire le tutele del licenziamento in bianco, cancellare i libri paga, matricola e presenza, cancellare la responsabilità dei committenti nella catena degli appalti, reintrodurre il lavoro a chiamata e lo staff leasing, rappresenta la cancellazione del protocollo sul welfare del 2007 e la scelta di imboccare una strada che porta ad un ampliamento della precarietà e del lavoro nero che, a parole, il governo vorrebbe combattere. Sarebbe opportuno che l’esecutivo decidesse di ritirare queste norme estremamente dannose e si aprisse al confronto con le parti sociali”.

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5 Marzo 2010
Doping: in aumento anche tra gli amatori. Menis interroga la Giunta sulla nuova normativa regionale

ImageDati decisamente preoccupanti, quelli resi noti qualche giorno fa dalla Ministero per la Salute, che vedono in netto aumento gli sportivi amatoriali che dichiarano di fare uso di sostanze dopanti, soprattutto in sport come il ciclismo e il calcio. Da qui la decisione, del consigliere regionale del Pd Paolo Menis, di presentare un’interrogazione all’Assessore De Anna per conoscere lo stato di attuazione della legge regionale contro il doping.
Obiettivo dichiarato quello di conoscere lo stato di avanzamento dell’articolato sistema di azioni di prevenzione e contrasto alla diffusione di simili sostanze previste dalla normativa licenziata nell’agosto scorso.
Dall’introduzione del passaporto medico-sportivo, al potenziamento dei controlli fino al rafforzamento del ruolo del Direttore Tecnico e la previsione di una serie di campagne informative sull’argomento – spiega Menis – sono davvero molte le novità introdotte per salvaguardare la salute degli sportivi, con particolare riguardo ai giovani e a coloro che praticano attività amatoriale.

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5 Marzo 2010
OGM? No, grazie!

Il Partito Democratico della Provincia di Pordenone dice un “secco no” ai cibi geneticamente modificati. Il via libera dato dall’Ue alla patata transgenica (Amflora) nel Vecchio Continente non ci trova d’accordo .
Il Pd e’ dalla parte dei cittadini e degli agricoltori e conferma la propria contrarietà alla coltivazione di prodotti Ogm per tutelare la salute alimentare e valorizzare la qualità del ‘Made in Italy’. Per questo auspichiamo che il governo non conceda l’autorizzazione alla semina della patata transgenica Amflora dopo il disco verde dell’Unione europea proponendo una sorta di clausola di salvaguardia.
Il futuro dell’agricoltura della nostra provincia non è certo nelle coltivazioni ogm, ma nell’agricoltura di qualità, legata al territorio e alle produzioni tipiche.
Ci sono molte aziende e giovani imprenditori agricoli che lavorano per la sicurezza e la fiducia dei consumatori impegnandosi quotidianamente per portare nelle nostre tavole prodotti certificati e garantiti.
Nel nostro territorio dobbiamo lavorare tutti insieme: istituzioni, agricoltori e consumatori per salvaguardare i nostri prodotti e impegnarsi per costruire filiere libere da OGM.

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4 Marzo 2010
Il Governo Regionale mette in pericolo la salute pubblica

Governo Tondo… la delusione continua

Dopo i mille proclami, i mille tentennamenti Tondo è ceduto davanti agli out out della Lega decidendo di chiudere l’ambulatorio medico per i clandestini di Pordenone Ambulatorio gestito da medici volontari e dalla Caritas con risorse che non hanno a che vedere con il Sistema Sanitario. E’ un servizio di prevenzione che nulla toglie al bilancio di questa comunità e che non costa praticamente nulla. Semplicemente una vergogna! Il Governo Regionale va avanti a colpi di minacce, di giochetti salottieri che poco hanno a che vedere con il governo responsabile del territorio

E’ scandaloso assistere ad un dibattito politico all’interno della maggioranza regionale caratterizzato da discriminazione e xenofobia, al posto di analisi sul fabbisogno di salute della nostra popolazione e considerazioni sulla carenza di infermieri nei reparti di medicina negli ospedali della regione.

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4 Marzo 2010
Dopo il 1 marzo 2010

Pubblichiamo di seguito la mail che ci ha inviato Fernand Dieder Manga (referente 1 marzo 2010- gruppo di Pordenone)

Il primo marzo 2010 se n’è andato e con esso tutto quello che abbiamo vissuto in Piazza XX settembre a Pordenone. Per un pomeriggio, luogo di riconoscimento dei diritti dei migranti. Il Primo marzo 2010 è stato casualmente doppiamente festeggiato in FVG con l’impugnatura da parte del Consiglio dei Ministri della l.r 06/2006 nel suo articolo 9 che chiedeva 36 mesi di residenza in Regione per avere diritto ai benefici sociali.

Ieri due marzo 2010, Stefania Ragusa, presidente del coordinamento nazionale ci ha trasmesso un messaggio di ringraziamento ed incoraggiamento. Ci ha anche confermato l’enorme successo ottenuto al livello nazionale del primo marzo 2010, 24 ore senza di noi.

Oggi, tre marzo 2010, proviamo anche noi di Pordenone di ricordarci come siano andate le cose. I numeri dichiarati dalla questura di Pordenone parlano di 300 persone in Piazza. Secondo i giornali, un po’ più di 500 persone si sarebbero presentati in Piazza XX settembre. Sia l’uno o l’altro, per noi è sempre un successo.

Nella manifestazione di Pordenone, abbiamo provato di simbolizzare il senso del primo marzo 2010. Non essere una contrapposizione fra “noi” e “loro”; essere lo specchio di qualità della convivenza fra i popoli; non essere il solito sciopero che chiede senza dare; essere una manifestazione dei diritti di 5 milioni di cittadini.

Uno degli obbiettivi del primo marzo era di ricompattare il tessuto associativo migrante a volte frammentato sul territorio. Uscire da Facebook e diventare un movimento reale e pratico di soggetti che condividono gli obbiettivi e che difficilmente riescono a stare assieme.

Questi presupposti si sono materializzati nel programma portato in Piazza. La seconda generazione dell’Italia che verrà; quella che dovrà affrontare la situazione di quei cittadini nati o arrivati in Italia in giovane età e che conoscono poco della loro terra di origine e sono incrementati nella cultura italiana e che paradossalmente rischiano anche di ritrovarsi senza il permesso di stare nel paese in cui sono cresciuti.

Una rassegna fotografica di 12 progetti di cooperazione allo sviluppo nel terzo mondo. Una società come quella del FVG che sa accogliere, sa anche confrontarsi con i luoghi meno fortunati del pianeta. Questa rassegna ha messo alla luce l’impegno di semplici persone, di associazioni e Ong, di enti pubblici che capiscono che quasi un miliardo di persone nel mondo vivono in condizioni di povertà e non si lasciano condizionare da chi vuole seminare la cultura del respingimento.

Una degustazione di kebab, cioccolato e vin brulé in una piazza festosa dei diritti. Rivendicare non vuole dire essere violento, ma esprimere anche con i cibi simbolici di culture diverse, del savoir faire italiano con ingredienti provenienti da altre terre.

Ovviamente la rabbia si è espressa con le parole. Ognuno con la sua dialettica. Le associazioni, i partiti politici e singole persone sono salite sul palco e significare il perché della loro presenza. Si sono registrate una quindicina di interventi fino alle ore 19.00.

L’intrattenimento musicale ha accompagnato tutto il pomeriggio pordenonese del primo marzo 2010.

Con quasi 2000 palloncini biodegradabili, abbiamo tappezzato l’intera Piazza e distribuito a tutti i presenti. Il lancio, in contemporanea, con le altre città italiane è avvenuto alle ore 18.30

Bisogna anche notare che nel Sanvitese, si è tenuta un sit in contemporaneamente a quello di Pordenone e si è registrato un pò meno di 100 persone.

Prospettive future.

Ora, anche Pordenone dovrà decidere se e come andare avanti con il movimento primo marzo. Le indicazioni locale e nazionale chiedono di non lasciare morire lo spirito nato e le speranze create. Si ipotizza di prendere come obbiettivo di battaglia politica la ratifica da parte dell’Italia del Capitolo C della convenzione sulla partecipazione degli stranieri alla vita pubblica a livello locale (Convenzione di Strasburgo del 1992). Questo potrà avvenire già con la raccolta di un milione di firme per una proposta di legge di iniziativa popolare.

Criticità

Sono da evidenziare qualche punto di criticità che vanno sollevate solo per aiutare l’eventuale crescita del comitato e la credibilità del messaggio che il primo marzo vorrà portare avanti. C’è mancato il coinvolgimento di tutte le comunità straniere nella loro diversità. C’è mancata la professionalità proprio delle strutture organizzate. Chiediamo scusa a chi queste mancanze avrebbe causato un eventuale danno.

Un ringraziamento sentito ad ognuno dei partecipanti in Piazza. Sono loro il principale punto di soddisfazione. Un ringraziamento a tutte le associazioni aderenti, ai sindacati vicini a noi, ai partiti politici che hanno sposato la nostra causa, al comune di Pordenone per la logistica offerta, alle forze dell’ordine per la tranquillità garantita, alla stampa locale che ha dato risonanza alla manifestazione, ai componenti effettivi del comitato primo marzo 2010 di Pordenone che per una buona parte di loro si sono ritrovati a lavorare insieme per la prima volta; a tutti quelli che non si ritrovano in questo elenco e che sanno di avere contribuito in un modo o l’altro nel buon fine dell’organizzazione.

Infine, un particolare ringraziamento a quattro donne senza le quali, forse non sarebbe partito questo richiamo ai diritti di cittadinanza di 5 milioni di migranti: Nelly, Daimarely, Cristina, Stefania.

Fernand Didier Manga

Referente Primo Marzo 2010 – gruppo di Pordenone

Primomarzo2010pordenone@gmail.com

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4 Marzo 2010
Pd Maniago: In politica tiene banco l’ ecologia

MANIAGO. Cave, discariche, impianti industriali: l’ultima campagna elettorale si è giocata anche, se non principalmente, su questo fronte. E ogni volta che in consiglio comunale si vanno a trattare certi argomenti, le minoranze non mancano di ricordare questo aspetto. «Io e la compagine che sosteneva la mia candidatura – ha affermato Annamaria Poggioli (Pd) – eravamo stati accusati di essere l’amministrazione delle discariche e delle immondizie di tutto il Triveneto. Ebbene, voi mandate avanti come niente fosse i progetti avviati da noi e per i quali ci attaccavate». A dare man forte sullargomento è intervenuto anche Gilberto Brun (Pd). «In campagna elettorale – ha dichiarato – è stato detto di tutto, ma poi il primo atto che avete fatto è stato inaugurare la Bioman e successivamente autorizzare l’ampliamento». Per quanto riguarda Per Maniago, secondo Francesco Busetto, «si dovrebbe dare più dignità alla natura», con l’auspicio che cresca la percentuale di differenziazione dei rifiuti.
(l.v.)
Da Messaggero Veneto 27 febbraio 2010
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3 Marzo 2010
Sciopero generale

Le segreterie di CGIL-comprensoriale udinese/bassa friulana e alto friuli, CISL- terriroriale udinese/bassa friulana e alto friuli UIL provinciale di udine hanno proclamato uno sciopero generale con manifestazione e corteo a Udine per tutti i lavoratori e le lavoratrici privati e pubblici di ogni categoria operanti nella provincia di Udine per la giornata di venerdì 19 marzo 2010.

Care democratiche e cari democratici,
in vista dello sciopero generale provinciale del 19 marzo 2010 viene organizzata una assemblea per lunedì 15 marzo 2010 alle ore 20.00 nella sede del PD di via Joppi 63 a Udine.

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