28 Ottobre 2009
CRISI, PAGANO I PIU’ GIOVANI 1 SU 4 HA PERSO IL LAVORO

I numeri dell’Istat dimostrano che la recessione colpisce più i figli dei genitori
Ritratto di una ‘generazione perduta’ tra licenziamenti e prospettive negate

Crisi, pagano i più giovani
uno su 4 ha perso il lavoro

L’Istat: “Quattrocentomila gli under 24 espulsi dal mercato in difficoltà”
di FEDERICO PACE

Crisi, pagano i più giovani uno su 4 ha perso il lavoro

ROMA – La vita è sempre più agra per i giovani. Licenziamenti, assunzioni con il contagocce, contratti di collaborazione non rinnovati e tante prospettive in fumo. E dire che neppure negli anni scorsi se la passavano bene. Ora però le cose, se possibile, vanno ancora peggio. La crisi di fatto li sta colpendo in modo più acuto di quanto non stia facendo con altre fasce d’età più tutelate.

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Il 15 ottobre il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, parlando alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, ha spiegato che la riduzione occupazionale, registrata nel secondo trimestre (556 mila), è dovuta soprattutto ai “figli” e ha interessato 404 mila persone. A confronto con loro, rischiano di sembrare pochi persino i 152 mila posti perduti dai genitori.

La crisi dei giovanissimi. Quelli che stanno andando peggio sono i più piccoli. Alla fine di giugno, dicono i dati trimestrali dell’Istat, il tasso di disoccupazione per il segmento tra 15 e 24 anni è arrivato al 24 per cento. Quasi quattro punti percentuali in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Un ragazzo su quattro, insomma, è alla ricerca di un lavoro (vedi tabella). Più del triplo della media nazionale che, nel complesso, ha raggiunto il 7,4 per cento. Il peggioramento ha interessato in particolare i ragazzi, il cui tasso disoccupazione è cresciuto del 4,2 per cento mentre quello delle loro coetanee è salito di poco più della metà (+2,5%).

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La caduta del Centro. Tra le aree più aggredite dal fenomeno c’è il Mezzogiorno (ed è una conferma) dove la quota dei “senza lavoro” ha toccato i picchi: 35,3 per cento. Ma se si mette a confronto la media nazionale con il segmento giovanile, ci si accorge (ed è una sorpresa) che il peggioramento più significativo si è manifestato nelle regioni del centro d’Italia. L’incremento da queste parti è stato di 5,5 punti percentuali in un anno (vedi tabella) mentre quello medio è rimasto pressoché stabile. In queste regioni, in un anno, il rapporto tra il tasso di disoccupazione dei giovanissimi e quello nazionale è passato da poco meno di due volte e mezzo a quasi tre volte e mezzo (vedi tabella). E’ probabile che a molti di questi ragazzi, relegati ai confini del mercato del lavoro, la recente dichiarazione del ministero dell’Economia Giulio Tremonti a favore del “posto fisso” sia sembrata beffarda.

Quelli con il diploma. Non se la passano bene neppure i loro fratelli maggiori. A giugno dell’anno scorso, tra quelli che hanno tra 25 e 34 anni, che in Italia sono ancora costretti ad essere “figli”, l’8,7 per cento non aveva un impiego. Oggi sono il 10,1 per cento. A fare i conti con la perdita di un impiego sono soprattutto i diplomati. Per loro nel giro di un anno le cose sono andate peggiorando in maniera significativa. La disoccupazione degli under 35 con un diploma da 4-5 anni è salita, in un anno, dal 7,2 per cento al 9,2 per cento (vedi tabella). Quella di chi ha un diploma da 2-3 anni è cresciuta del 2,3 per cento. I laureati hanno mostrato un incremento minore (+1,0 per cento). Altrettanto male è andata a quei giovanissimi con la licenza media il cui tasso di disoccupazione è passato dal 11,2 al 12 per cento.

Le speranze deluse. La maggioranza degli italiani, dice il Rapporto Italia 2009 di Eurispes, è convinto che le misure legislative adottate nell’ultimo decennio abbiano peggiorato le possibilità occupazionali dei giovani. Ora le imprese hanno ridotto drasticamente le nuove assunzioni indirizzate a loro. Hanno tagliato le collaborazioni e, quando li assumono, li impiegano con mansioni e condizioni economiche sempre meno gratificanti. Emarginati e relegati a ruoli eternamente precari anche nella ricerca universitaria, non sorprende che i laureati italiani – come confermano i recentissimi risultati dell’indagine europea realizzata da un istituto di ricerca di Berlino – siano purtroppo quelli che in tutta Europa credono meno alla possibilità di realizzare se stessi nel mondo del lavoro.

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Da La Repubblica (28 ottobre 2009)

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28 Ottobre 2009
La questione mollette (di Cristiano Shaurli)

Scrivo questa sera perché non conosco ancora i risultati delle primarie e non ho scritto prima proprio perché non volevo che queste parole fossero travisate o considerate a sostegno di questo o quel candidato.
Invio questa richiesta a colui che sarà il Segretario del mio Partito.
Venendo al sodo: vorrei sapere quanto è costata l’”operazione molletta”.
Desidero infatti comunicare la mia disapprovazione e attraverso me anche quella di molti che hanno condiviso il disagio per ciò che è successo in queste ultime 2 settimane riguardante una“terribile questione”: la questione molletta.
Potrà sembrare una barzelletta, ma ti assicuro, caro Segretario, che per noi non è così.
Dopo un primo invio ,ad agosto, di queste mollette, simbolo della campagna delle primarie, avevamo segnalato il disappunto, la contrarietà e la disapprovazione di molti nostri coordinatori e coordinatrici e cittadini e cittadine nel ritrovarsi sui banchetti informativi questi ”oggetti” che nel nostro territorio suscitano perplessità per il loro colore verde-Lega e per uno slogan ”CI TENGO” a cui , certo con fatica, si poteva almeno aggiungere altre quattro lettere ”AL PD”.

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27 Ottobre 2009
Anche la Regione volta le spalle a Bortolotti

Il sindaco di Azzano Decimo Enzo Bortolotti ha emesso un’ ordinanza che pone limiti all’accesso ai sussidi e in particolare prevede la loro non distribuzione agli stranieri comunitari e non, anche se muniti di permesso di soggiorno, nel caso in cui rimangano senza mezzi di sostentamento, condizione ritenuta incompatibile con il diritto di soggiorno.

La Giunta Regionale ha dichiarato che l’atto è in contrasto con la normativa regionale e dell’Unione Europea.

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27 Ottobre 2009
Gentilini, niente comizi per tre anni condannato per istigazione al razzismo

ll vicesindaco di Treviso (Lega nord) non potrà parlare in pubblico
Per il tribunale di Venezia ha usato espressioni troppo forti nei confronti degli immigrati

Gentilini, niente comizi per tre anni
condannato per istigazione al razzismo

Dovrà anche pagare 4mila euro di multa. Il difensore: “Ricorreremo in appello”

Gentilini, niente comizi per tre anni condannato per istigazione al razzismo
ROMA – Era lo sceriffo della Lega nord, ora non potrà più fare comizi politici. Giancarlo Gentilini, per due legislature primo cittadino e ora vicesindaco di Treviso, leghista della prima ora, è stato condannato dal Tribunale di Venezia per aver usato parole troppo forti contro gli immigrati e contro la possibilità di aprire moschee in Italia. Gentilini aveva detto la sua dal palco del raduno della Lega di Venezia nel 2008. Toni e lessico durissimi, come è nello stile di un uomo politico già noto alle cronache per le sue esternazioni colorite. Ne era seguita una denuncia con l’accusa di istigazione al razzismo.

Il Tribunale di Venezia, in rito abbreviato, ha accolto la tesi dell’accusa condannando Gentilini a 4.000 euro di multa e sospensione per tre anni dai pubblici comizi.

Il difensore di Gentilini, avvocato Luca Ravagnan, ha già annunciato ricorso in appello sostenendo che “non c’era alcuna maliziosità contro le razze ma il sostegno a idee ben note nel mio assistito finalizzate all’integrazione tra etnie diverse”. Gentilini sostiene di essere sempre pronto a esporsi in prima persona “mentre c’è sempre qualcuno pronto a spararmi alle spalle”.

Il vicesindaco di Treviso quest’anno ha partecipato, acclamatissimo, al raduno veneziano di settembre, ma non ha parlato dal palco.

Da La Repubblica 27/10/2009
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