Elezioni regionali 2023. Programma elettorale
IL PROGRAMMA ELETTORALE DEL CANDIDATO PRESIDENTE, CUI HA IL PD HA CONTRIBUITO IN MODO SOSTANZIALE
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
Elezioni del Presidente della Regione e del Consiglio Regionale del Friuli
Venezia Giulia
2 e 3 aprile 2023
Programma elettorale del Candidato Presidente Massimo Moretuzzo
IL TUO FUTURO, LA NOSTRA TERRA – CANDIDATO PRESIDENTE MASSIMO MORETUZZO
PRIMA PARTE – PREMESSA
Siamo una regione ricca di valori, di diversità, di comunità e territori che affondano le proprie radici
in Storie importanti e guardano con speranza al futuro, oltre le difficoltà e le incertezze di questo
momento storico.
Nell’era delle grandi crisi – ambientale, economica, sociale – spesso si è risposto con la paura,
rinchiusi in angusti recinti, incapaci di cambiare.
É tempo di sciogliere le contraddizioni del Novecento superandone i confini ormai sterili: la modernità
si trova al di là di una competizione globale senza regole, che troppe volte non tiene conto
dell’interconnessione tra salute, ambiente e lavoro, che non mette a bilancio le ingiustizie e le
diseguaglianze in grado di compromettere la tenuta economica e sociale del sistema. La regione
che vogliamo valorizza tutti i membri della società perché possano contribuire al suo sviluppo,
considera le diverse culture e identità un patrimonio da condividere ed uno strumento di virtuosa
integrazione. Quando alle soglie d’Europa si riaffacciano le guerre, noi dobbiamo rispondere con
politiche di convivenza portatrici di pace. La specialità è lo strumento per innovare prima è meglio le
regole per tutti, per semplificare e ridurre le distanze nel rapporto tra i cittadini e le istituzioni, per
metterci al riparo dalle conseguenze di un disastro climatico incombente. La sicurezza è un valore
quando nutre la cura delle persone e del territorio. L’autonomia consente di crescere più sani e
indipendenti e di cooperare con maturità alla coesione con lo Stato e con i popoli che convivono
accanto a noi. Possiamo ancora immaginare il nostro futuro se sapremo cercarlo laddove è sempre
stato: nella nostra stessa terra.
IL TUO FUTURO, LA NOSTRA TERRA
SECONDA PARTE
- Regione che svolge una funzione internazionale e costruisce la Pace
Vogliamo affermare la centralità strategica del Friuli Venezia Giulia, posto tra il Mediterraneo e
l’Europa, in un mondo iperconnesso e in una fase della storia dove guerre, rivolte e tensioni
minacciano la pace e la libertà delle persone.
In questo spazio, la Regione svolge una fondamentale funzione di connessione e cerniera e
rappresenta un fattore di integrazione europea.
La centralità è decisiva nel processo di integrazione dei Balcani per instaurare, tra gli Stati, solidi
rapporti economici attraverso i quali avviare un percorso di superamento definitivo delle divisioni e
dei conflitti e tutto ciò contribuirà a far emergere l’interesse verso il Friuli Venezia Giulia ed attrarre
investimenti, imprese e competenze.
La Pace si costruisce ed è possibile svolgere questa funzione importante attraverso il coordinamento
tra le Università e gli Istituti di Ricerca di Gorizia e Nova Gorica, tra le strutture civiche e religiose
dello spazio transfrontaliero nonché l’utilizzo delle Caserme dismesse per costituire un centro di
riferimento europeo e internazionale per le diplomazie di Nazioni in guerra, di formazione di aspiranti
diplomatici e di addestramento dei Corpi civili di pace.
Proprio questa dimensione valorizza ulteriormente ed attualizza le ragioni della Specialità. La
Specialità regionale ha più che mai senso oggi alla luce della dimensione economica e finanziaria
globale che scarica effetti sui luoghi, sulle comunità locali e sulle imprese.
Il Friuli Venezia Giulia e le comunità che lo compongono storicamente hanno promosso relazioni,
economie e socialità nel contesto dello spazio transfrontaliero. La Programmazione Europea 2021-
2027 rafforzerà ulteriormente la Cooperazione territoriale in una dimensione più vasta e inclusiva.
IL TUO FUTURO, LA NOSTRA TERRA – CANDIDATO PRESIDENTE MASSIMO MORETUZZO
I cinque anni di governo regionale del centrodestra e del Presidente Fedriga hanno mortificato il
ruolo internazionale del Friuli Venezia Giulia. Un ruolo che, invece, è rilevante dal punto di vista
istituzionale, culturale, economico e di cooperazione transfrontaliera. - Una nuova stagione della programmazione e della coesione territoriale, in coerenza
con la strategia U.E., per vincere sfide ed emergenze
Non basta disporre di ingenti risorse finanziarie e poi, trasferirle in relazione ad interessi particolari,
a sintonie politiche, ad interessi di parte. Purtroppo questo è stato l’approccio dell’Amministrazione
Fedriga ed è stato un approccio profondamente sbagliato.
Va aperta una nuova stagione della programmazione in coerenza con la strategia U.E. e gli
investimenti erogati secondo la logica di risultato, ecosistemica, con progetti-obiettivo capaci di
arrestare gli impatti negativi sull’ambiente, di realizzare l’equilibrio, sia a livello di produzione sia a
livello di consumi, tra l’utilizzo delle risorse e la necessità di conservazione del capitale naturale, di
garantire la qualità e la dignità della vita in ogni territorio e in ogni contesto di lavoro, di studio e di
cura.
Le politiche regionali saranno connesse con la Programmazione Europea 2021-2027 in modo da
qualificare indirizzi ed investimenti, indirizzandosi in particolare verso: - l’innovazione tecnologica e digitale delle imprese e la competitività del sistema produttivo;
- la gestione del cambiamento demografico, considerato che oggi nascono 7.000 bambini e
muoiono 16.000 persone, che tra 27 anni la popolazione della Regione è possibile si attesti
attorno a 1.090.000 abitanti, che nel 2052 i “nonni” (70-79 anni) saranno quasi il doppio dei
“nipoti” (0-9 anni); - la decarbonizzazione, mettendo in atto le necessarie strategie di cambiamento rispetto
all’attuale modello di sviluppo e applicando misure di adattamento e mitigazione delle criticità
determinate dal cambiamento climatico; - la coesione sociale, in modo da superare squilibri, iniquità e diseguaglianze ampliando gli
spazi per le opportunità; - lo sviluppo territoriale armonico e sostenibile, che premi quanti intervengono nella transizione
verde, nel digitale, nell’attenzione alla questione giovanile e di genere; - le risorse naturali e ambiente, poiché vi è la necessità, nell’ambito del cambiamento climatico,
di sostenere lo sviluppo rurale e l’agricoltura di qualità, le risorse dei sistemi lagunari e del
nostro mare; - la gestione dei flussi migratori, considerato che vanno approntati programmi di inclusione
culturale, sociale e lavorativa anche per sostenere il nostro sempre più fragile sistema
demografico, previdenziale e dei profili professionali in costante mutamento.
La Regione del futuro penserà e progetterà assieme alle varie componenti che la costituiscono.
Verrà pertanto perseguito e stipulato un “patto” tra le varie parti costitutive la comunità regionale,
istituzioni, agenzie di sviluppo, corpi intermedi, in grado di far fronte ai fenomeni strutturali ed
affermare uno sviluppo di qualità e la resilienza dei territori.
Vanno affrontati da subito con coraggio e lungimiranza i fenomeni strutturali (cambiamento climatico,
regressione demografica, innovazione tecnologica e digitalizzazione, fuga di giovani, riglobalizzazione e nuove catene del valore, immigrazione) in modo da anticipare e governare gli
effetti che questi già ora si stanno registrando ed avviare un nuovo ciclo della riproduzione delle
risorse (umane, territoriali, economiche).
Il contrasto, la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico saranno le bussole per la
pianificazione e la progettazione degli interventi, in montagna e in pianura, tramite il rafforzamento
delle misure di prevenzione e gestione delle emergenze, puntando sui valori identitari del Friuli
IL TUO FUTURO, LA NOSTRA TERRA – CANDIDATO PRESIDENTE MASSIMO MORETUZZO
Venezia Giulia e che rendono la nostra Regione peculiare dal punto di vista naturalistico, sulla
salvaguardia del paesaggio, dei patrimoni naturali e storici e delle tradizioni locali.
Sarà il “Piano regionale di adattamento alla crisi climatica” lo strumento di indirizzo, previsione e
orientamento delle scelte relative alla transizione energetica, all’implementazione delle azioni di
riduzione dei rischi climatici, al miglioramento delle capacità di adattamento dei sistemi naturali e, al
tempo stesso, di promozione di azioni che prevedano inclusione sociale e sostenibilità economica
delle scelte energetiche per far in modo che anche le fasce deboli possano attuare misure di
adattamento. Tale Piano sarà accompagnato dalla ‘governance dell’adattamento’ attraverso il
coinvolgimento di strutture pubbliche, agenzie come l’Arpa, enti scientifici e di ricerca.
“Il destino che ci attende è disperante!” sostiene Alessandro Rosina, uno dei più autorevoli demografi
del Paese. La regressione demografica, vero assillo per il presente ed il futuro della comunità
regionale, impone l’attuazione di modelli di previsione, pianificazione ed organizzazione dei servizi
e strategie di medio-lungo periodo, ciò che non è stato fatto nel corso dell’ultima legislatura, e
procedere all’attivazione di “progetti-pilota strategici”. Richiede conoscenze e capacità di
immaginare futuri. Si rendono necessari dei progetti-pilota rivolti a salute e welfare, con programmi
rivolti alla prevenzione diffusa sul territorio, alla cura delle malattie croniche, alla costituzione di
laboratori contro i rischi di decadimento cognitivo; alle famiglie, che sono tra i primi soggetti coinvolti
dallo tsunami considerato che non saranno più nelle condizioni di svolgere funzioni di cura nella
gestione di anziani, malati e persone con handicap e che si dovranno occupare dei propri giovani
spesso Neet; alla scuola, visti i bassi livelli di natalità che sollecitano la riprogettazione dei plessi
scolastici e dei tradizionali modelli organizzativi, specie nelle aree interne e a bassa densità di
montagna e pianura; al lavoro, con il ripensamento dei cicli di studio, percorsi formativi e la
transizione scuola-lavoro e il ridimensionamento del numero dei Neet (in alcuni centri supera
ampiamente il 10% nella fascia d’età 25-34 anni) come va rafforzata la migrazione legale, l’inclusione
sociale e lavorativa dei migranti poiché nell’agroalimentare, meccanica e siderurgia, legno e mobile,
edilizia e turismo, cioè i driver dell’economia, risentono della carenza di competenze specialistiche
e di professionalità da impiegare nelle funzioni tradizionali; alle donne, tendendo alla loro piena
occupazione in modo da assicurare valore, sviluppo, supporti genitoriali e diffusione del welfare
aziendale; alle donne e ai giovani trasferiti all’estero, quali risorse da far rientrare per il tramite di
azioni sistemiche in grado di porre in relazione disponibilità di risorse pubbliche, sostegni mirati alle
imprese, politiche per la casa. Sarà altresì importante attivare i percorsi necessari per il
riconoscimento della nascita dei figli di immigrati irregolari da parte dei genitori.
Le iniquità e le disuguaglianze si sono acuite e coinvolgono in primo luogo le famiglie: è necessario
passare da politiche occasionali e “bonus” ad interventi strutturali per raggiungere risultati duraturi
che possano determinare un vero cambiamento.
In questo senso, serve una manovra sulla componente regionale dell’Irpef a favore di persone e
famiglie nonché misure per ridurre le fragilità, le iniquità e le diseguaglianze della società regionale,
garantendo la progressività dell’aliquota regionale con l’azzeramento per i redditi più bassi e la
riduzione per altre fasce di popolazione.
Nessuna nuova imposta sarà prevista per le nostre famiglie. - Regione capace di vision e di co-progettare con Comuni e le aree vaste
L’assetto istituzionale rappresenta una leva per rafforzare le comunità, elevare la qualità dei servizi
e la competitività territoriale.
Una Regione migliore, che non soffra di gigantismo e centralizzazione e che opera la spoliazione di
determinate competenze, e Comuni organizzati nella dimensione dell’area vasta rappresentano un
presidio serio “nel territorio della comunità concreta”, quello del benessere e dell’innovazione
sociale, dello sviluppo locale e delle filiere produttive.
IL TUO FUTURO, LA NOSTRA TERRA – CANDIDATO PRESIDENTE MASSIMO MORETUZZO
I cinque anni di governo regionale del centrodestra non hanno valorizzato la funzione degli enti
territoriali. Tutt’altro.
La Regione ha progressivamente consolidato il proprio tratto centralistico, al pari dello Stato, poiché
incapace di operare attraverso “intese”, la co-progettazione con i Comuni e l’insieme delle agenzie
territoriali e di sviluppo locale. In questo quadro poco esaltante, ed indipendentemente dalle
competenze e dalla dedizione espressa da larga parte del personale, si è radicata la
deresponsabilizzazione delle strutture.
In Friuli Venezia Giulia è necessario avvalersi principalmente di due livelli istituzionali: la Regione e
i Comuni.
La Regione non deve essere solo il luogo della programmazione e della pianificazione strategica,
ma pure una struttura complessa in grado di gestire con un elevato livello di efficienza numerose
altre funzioni tecniche, gestionali, amministrative.
Con i suoi 3.920 dipendenti (su 1.197.295 abitanti), comprese le ultime 475 unità richieste per
rispondere al piano dei fabbisogni per gli anni 2022-2024, all’interno del Comparto Unico di lavoro
del pubblico impiego regionale e locale, dispone di tutte le condizioni per svolgere la propria missione
e per intervenire, tra l’altro, anche in materia di lavori pubblici ed edilizia scolastica.
Il primo obiettivo, pertanto, dev’essere rivolto ad affermare una Regione capace di visione e
immaginazione strategica e, al contempo, di esercitare competenze in un largo numero di settori
operativi al fine di rispondere a bisogni territoriali in una stretta relazione e reciprocità con gli attori,
istituzionali, economici e sociali, al fine di costruire possibili futuri e soluzioni pragmatiche.
Ma una Regione federalista richiede prima di tutto che i territori che la costituiscono diventino
protagonisti nel portare a compimento una visione.
È essenziale che si affermi questo profilo e che si faccia leva su città e territori per un più elevato ed
efficace autogoverno e vincere le sfide che derivano da un mondo che cambia e di fronte ai fenomeni
strutturali che ci attraversano (cambiamento climatico, regressione demografica, migrazioni).
Nessun programma di sviluppo, infatti, potrà mai funzionare se imposto con scelte centralistiche,
pensando di esportare modelli ai sistemi locali né si potranno vincere le sfide che attraversano la
contemporaneità e impattano su persone e società in assenza di reciprocità e di intese.
È necessario compiere un passo ulteriore. Ognuno dei territori deve essere chiamato a svolgere una
funzione regionale e, di conseguenza, vanno organizzate e messe a sistema le Comunità dei
Comuni, Atenei, Istituti di ricerca e scientifici, Gal, Consorzi di Sviluppo Economico e le altre agenzie
di sviluppo locale.
L’impegno, inoltre, è volto a dotare la tecnostruttura regionale, fattore fondamentale per il buon
governo, di profili professionali giovani e competenti nella misura del 30% di dipendenti sotto i 30
anni e fare in modo che 7 dipendenti su 10 siano laureati. Ma è altresì volto a predisporre strutture
connesse con la previsione strategica, attraverso la costituzione di una direzione ad hoc in modo da
raccogliere e gestire indicatori, informazioni e conoscenze al fine delle analisi di impatto, della
definizione della programmazione regionale e delle politiche specifiche nonché elaborare ricerche
sull’evoluzione dei vari fenomeni, esercitare il controllo e monitoraggio degli spill-over-effects che si
determinano nel corso dell’attuazione del Pnrr Fvg, anche attraverso l’allestimento di una
‘piattaforma di consultazione permanente’ tra tutti gli attori coinvolti sull’andamento in corso d’opera
e sulle ricadute dei progetti, occupandosi della programmazione a lungo termine di infrastrutture e
sistemi a rete.
Il secondo livello istituzionale essenziali è quello dei Comuni.
IL TUO FUTURO, LA NOSTRA TERRA – CANDIDATO PRESIDENTE MASSIMO MORETUZZO
Essi, pur rappresentando la “coscienza del luogo” e il primo sportello di interlocuzione che
dispongono i cittadini per affrontare i propri problemi, sono lasciati allo sbando avendo a disposizione
personale insufficiente per svolgere le funzioni primarie e fornire i servizi essenziali. Nelle loro casse
sono immobilizzati complessivamente centinaia di milioni di euro poiché mancano strutture tecniche
e finanziarie. In numerosi Comuni persino le pratiche anagrafiche sono problematiche (ad esempio
i decessi), specie durante i fine settimana, dato che non c’è nessuno a gestire la questione dal punto
di vista amministrativo; per le stesse ragioni non si possono ampliare i servizi scolastici per
rispondere alle esigenze delle famiglie o, ancora, le pratiche edilizie vengono smaltite in tempi
inaccettabili.
La priorità è quella di stabilizzare il personale, specie nelle funzioni che più di altre sono in relazione
con la comunità, siano esse famiglie, persone bisognose, imprese. La seconda è connessa con le
aggregazioni e l’attuazione di modelli di governo dei servizi del territorio alla scala dell’area vasta.
Dopo aver deciso di abbandonare in maniera gladiatoria l’esperienza delle Uti (con l’articolo 27 della
Legge regionale n. 21/2019 si è infatti stabilito lo scioglimento di diritto delle Unioni territoriali
intercomunali a decorrere dal 1 gennaio 2021) sono state previste le Comunità dei Comuni da
attivare volontariamente.
La dimensione territoriale vasta è fondamentale per la miglior gestione delle risorse umane e
finanziarie, la più efficace erogazione dei servizi, il governo integrato del territorio, la tutela e la
valorizzazione dei patrimoni.
In un mondo che cambia e di fronte ai fenomeni strutturali, come il cambiamento climatico, la
regressione demografica e le migrazioni, che richiedono non solo di ri-orientare i programmi, gli
obiettivi e gli strumenti di programmazione e pianificazione, nei diversi ambiti di attività, per renderli
coerenti con gli obiettivi al 2030 e 2050, le istituzioni locali associate tra loro possono fornire un
contributo decisivo per raggiungere questi obiettivi alla scala locale e determinare impatti concreti.
Va sollecitata la costituzione delle Comunità in tutto il Friuli Venezia Giulia da parte della stessa
Amministrazione Regionale poiché strumento di attuazione di politiche complesse.
I rapporti tra l’Amministrazione Regionale e il sistema dei Comuni vanno resi reciproci per
organizzare una condivisa visione del futuro e realizzare la co-progettazione e devono essere basati
su “intese di programma” e non già sulla somministrazione dissipativa di contributi fuori dalla logica
di risultato.
Invece di questa soluzione, vengono immaginati Enti di Decentramento Regionale (Edr), in luogo
delle vecchie Province, istituiti con legge regionale del 29 novembre 2019, n. 21 “Esercizio
coordinato di funzioni e servizi tra gli enti locali del Friuli Venezia Giulia ed istituzione degli Enti di
decentramento regionale”, resi operativi a partire dal 1 luglio 2020, dotati personalità giuridica,
autonomia gestionale, patrimoniale, contabile ed organizzativa, sottoposti al controllo della Regione
che, ad oggi, non portano risultati tangibili e risposte alle problematiche del territorio.
La digitalizzazione del sistema pubblico e dei territori va perseguita con tenacia anche attraverso il
sostegno alla produzione di software open-source e relativo utilizzo, specie nella pubblica
amministrazione.
Nel contesto delle prerogative dell’autonomia regionale tenuto conto del programma Pnrr e
“Repubblica Digitale”, vanno migliorati i servizi e le performance di Regione, Comuni e degli altri
soggetti pubblici nell’ambito della digitalizzazione, anche tramite la condivisione degli indicatori e
degli obiettivi di miglioramento, attraverso l’investimento qualitativo e quantitativo su strumenti, la
riqualificazione del personale, anche per quanto concerne la sicurezza delle reti, la valorizzazione
delle azioni del servizio civile digitale, dei competence center dei digital innovation hub, attuando
l’effettiva interoperabilità dei sistemi.
IL TUO FUTURO, LA NOSTRA TERRA – CANDIDATO PRESIDENTE MASSIMO MORETUZZO
Nell’ambito dei programmi di transizione digitale che permetta, tra l’altro, alle famiglie di disporre al
2030 delle reti di connessione digitale più avanzate, è opportuno promuovere le smart communities
in modo da affermare i diritti di cittadinanza e le pari opportunità, produrre effetti cumulativi e
capitalizzare competenze digitali, supportare la fornitura di servizi pubblici di qualità e la competitività
delle imprese.
In questo senso, va reso operativo il contenitore Smart Mountain che vede coinvolti Area Science
Park, Carnia Industrial Park e Friuli Innovazione a supporto delle istituzioni locali, della sanità e della
mobilità delle persone. - Valorizzare il patrimonio produttivo regionale, innovare, esportare, generare il mercato
interno
Servono imprese, servono imprese sostenibili ed innovative.
Non si è intravvista una politica industriale strutturata che permettesse al sistema di continuare ad
irrobustirsi e ad evolvere; né una distribuzione di ingenti risorse finanziarie. Si sono perse di vista le
enormi potenzialità che esprime il rapporto uomo-ambiente-lavoro che non va considerato come una
contrapposizione di fattori quanto, invece, una relazione da cui produrre crescita di qualità, imprese,
occupazione e reddito per una migliore attrattività del nostro ecosistema regionale.
Nell’ultimo decennio il nostro sistema produttivo ha perso attrattività in una serie di fondamentali (a
partire dalla crescita del Pil/abitante) perdendo 43 posizioni rispetto ad altre Regioni europee e
migliaia di imprese artigianali.
Grazie alla Legge Regionale RilancImpresa e il riordino dei Consorzi industriali, il sistema produttivo
ha saputo evolvere ed ottenere eccellenti risultati in termini di investimenti provati, export e
produzione di ricchezza.
Va accresciuta l’efficacia delle politiche industriali avendo chiare le direttrici fondamentali: - internazionalizzazione delle imprese nel contesto delle nuove catene globali del valore,
- diffusione dell’innovazione tecnologica e del digitale,
- rafforzamento del mercato interno,
- disponibilità di competenze e risorse umane
- responsabilità sociale d’impresa, sicurezza sul lavoro e legalità;
- sostenibilità ambientale, economia circolare.
Si rende necessaria una diversa e più efficace impalcatura delle relazioni sociali chiamate a definire
e condividere strategie e a individuare gli impatti, di breve, medio e lungo periodo, che è opportuno
si realizzino.
È lo strumento del “Patto per il Lavoro e per il Clima” che incardina questa proposta, attraverso il
coinvolgimento del mondo degli enti istituzionali, soggetti della rappresentanza, agenzie di sviluppo
locale, atenei e i centri di ricerca, e che fonda la sua azione sulla costruzione di soluzioni coerenti
con le direttrici strategiche.
Gli impatti che vogliamo si raggiungano operando attraverso il “Patto” sono rivolti a: - raggiungere il 70% di imprese che rappresenti un “faro manifatturiero”; una funzione che non
può essere ascritta ad un limitato novero di aziende e, quindi, si intende sostenere i progetti
di R&S che migliorino i processi produttivi ed organizzativi, anzitutto per assicurare flessibilità
e tempestività della produzione, abbassino i costi, rafforzino le relazioni con il mercato, i
fornitori e clienti; - organizzare imprese e territori competitivi agendo ulteriormente sulla Strategia di
specializzazione intelligente S3;
IL TUO FUTURO, LA NOSTRA TERRA – CANDIDATO PRESIDENTE MASSIMO MORETUZZO - far evolvere l’intero tessuto produttivo costituito dalle piccole e medie imprese orientandolo
in modo pervasivo e capillare alla digitalizzazione e all’innovazione tecnologica, che
determina vantaggi competitivi, anche agendo su IP4FVG e sul sistema Argo, che si propone
di far interagire ricerca e industria al fine di rafforzare i processi e prodotti influendo sulla
produttività economica e la generazione di nuovi posti di lavoro; - sostenere i progetti di impresa che puntano all’innovazione, alla sostenibilità, e all’economia
circolare, alla responsabilità sociale d’impresa e alle assunzioni a tempo indeterminato; - politiche fiscali da calibrare, poiché concorrono a promuovere investimenti innovativi e
sostenibili nei diversi settori e, tenuto conto dell’autonomia e integrando interventi specifici
dello Stato, utilizzare la leva sull’Imposta regionale sulle attività produttive rimodulandone le
aliquote (Irap) per incentivare politiche industriali orientate alla competitività, a corrette
politiche del lavoro, alla transizione energetica ed ecologica; - destinare il 3% del Pil regionale alla ricerca; l’innovazione è prima di tutto una cultura di
comunità, che si esprime nella capacità di interpretare i cambiamenti e di saperli valorizzare,
non solo in termini tecnologici: vale, perciò, non solo per le start up o le imprese ad alto
contenuto di conoscenza (kibs) ma per tutti i settori della nostra economia e del nostro vivere
sociale; - completa decarbonizzazione entro il 2050 e al 100% di energie rinnovabili al 2035;
- tendere al 70% l’occupazione femminile e portare il numero dei Neet (giovani che non
studiano e lavorano tra i 18 e 30 anni) sotto il 10% ripensando allo strumento AttivaGiovani.
Il Friuli Venezia Giulia presenta potenzialmente tutti i fattori che determinano un’area innovativa
(qualità della vita, incontro di culture, sistema di alta formazione e di ricerca, buoni servizi) e deve
usare questa leva per l’attrazione in particolare di giovani. Servono, in questo senso,
politiche che favoriscano il rientro dei talenti e delle competenze rendendo il nostro territorio
attrattivo.
Serve, inoltre, agire con maggiore coraggio nella sburocratizzazione degli strumenti di
incentivazione che oggi sono farraginosi, obsoleti, costosi per le imprese e per la macchina pubblica.
I fattori territoriali della produzione, incardinati nei Consorzi di sviluppo economico, rappresentano
asset strategici e motori di attrattività produttiva.
Va portata a compimento la parte della loro missione legata alla promozione produttiva dei territori
in cui sono collocati, che assume una valenza in particolare nei contesti montani in cui operano due
Consorzi collocati a fondovalle (Maniago, Amaro) per fornire struttura alle valli in modo che non
“franino” ancora in termini di imprese e posti di lavoro, e va attuata una governance tra i vari Consorzi
distribuiti in Friuli Venezia Giulia e le strutture e agenzie logistiche, portuali e ferroviarie, in modo da
supportare le esigenze di gestione dei flussi di trasporto delle imprese manifatturiere ed elevarne la
competitività.
C’è bisogno di competenze e di attrarre i giovani che si sono formati. Se da un lato è fondamentale
non disperdere talenti e perseguire la transizione digitale in connessione con quella ambientale e
demografica», dall’altro intendiamo raggiungere l’obiettivo del 45% di laureati nel 2030 (oggi siamo
poco sopra il 20%), come previsto dalla programmazione dell’U.E., facendo evolvere l’intero sistema
dell’istruzione scolastica e incidendo sui vari processi in modo da creare le migliori condizioni per
ottenere i risultati positivi soprattutto per le ragazze.
Siamo una Regione che esporta molto. Vi è la necessità parallelamente di consolidare il mercato
interno.
In particolare, vanno sostenuti i progetti che alimentano questa componente del mercato che
s’intersecano alla transizione energetica, alla rigenerazione urbana e alla prevenzione del territorio
poiché fattori che alimentano risorse pubbliche e private, irrobustiscono settori, a partire dal
variegato comparto dei servizi di progettazione, delle costruzioni e dell’artigianato, favoriscono la
creazione di profili professionali e nuove aziende.
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Un contributo al rafforzamento del mercato interno e, con esso, alla rigenerazione del patrimonio
edilizio esistente, può essere fornito dall’“acquisto dei crediti fiscali” da parte della Regione
attraverso la stipula di contratti con gli Istituti di credito al fine dell’acquisto annuale dalle Banche dei
crediti d’imposta relativi a bonus edilizi (superbonus 110%, bonus facciate 90%, bonus
efficientamento 65%, bonus ristrutturazioni 50%).
Promuovere l’implementazione del Distretto industriale regionale della navalmeccanica, con
baricentro lo stabilimento cantieristico monfalconese, e della Nautica, intesi come leve di
innovazione dei processi produttivi ed area di reclutamento della manodopera. Gli insediamenti di
Monfalcone saranno i centri attorno cui dovranno essere catalizzate e messe in relazione una
pluralità di Pmi in modo da capitalizzare competenze e conoscenze di eccellenza (dai sensori alla
meccatronica, dalla domotica all’elettronica) che possono integrarsi nel tessuto produttivo regionale
creando nuova industria ed occupazione qualificata.
La crescente strategicità della nautica e dell’economia del mare, elementi costitutivi della Blue
Economy, rendono indispensabile una strategia compiuta da parte della Regione ed un supporto
organico a favore dei soggetti che operano nel settore poiché è possibile ampliare le opportunità di
sviluppo, in termini di occupazione e produzione del reddito.
In coerenza con questo indirizzo, l’incremento dell’economia ittica è possibile attraverso politiche
specifiche che in questi anni non si sono intravviste.
L’agricoltura e le risorse agricole rappresentano un tratto dell’identità, della custodia del paesaggio
e delle capacità produttive del Friuli Venezia Giulia.
Si tratta di migliorare la competitività delle imprese agricole, agroindustriali e agroalimentari, anche
attraverso lo sviluppo dei territori rurali, la multifunzionalità e l’integrazione produttiva, il sostegno al
reddito e al ricambio generazionale.
In questo senso, si utilizzeranno intensamente gli indirizzi e le risorse previste dalla politica agricola
comune 2023 – 2027 anche ai fini del raggiungimento degli obiettivi ambientali e climatici previsti al
2030 e 2050 nonché al consolidamento delle aziende agricole di piccole dimensioni attraverso
l’assistenza tecnica specializzata e capillare a cura dei servizi regionali.
Verrà inoltre prestata attenzione, in diretto rapporto con le imprese e le rappresentanze del settore,
alle consociazioni, rotazioni, colture da rinnovo e da sovescio, nuovi sistemi di utilizzo dell’acqua
anche nelle colture estensive, come l’irrigazione a goccia nella coltura del mais, agricoltura di
precisione unite a innovative pratiche di gestione delle infestanti.
Vale per la montagna come per la pianura la diffusa presenza della micro-proprietà agricola quale
lunga derivazione dalla tradizione contadina che ha contraddistinto le nostre comunità. Per un lungo
periodo ha garantito oltre alla compensazione sussidiaria del reddito alle famiglie, la tutela del
patrimonio ambientale e paesaggistico, tratti identitari del nostro territorio.
Si tratta ora, in relazione ai mutamenti intervenuti nella società e nella conduzione agricola, di gestire
questo patrimonio frammentato sia attraverso progetti di ricomposizione, per elevare la produttività,
sia con l’introduzione di misure che temperino la loro vendita che, in alcune realtà, comporta la
ricostruzione del sistema latifondistico che poco rispetta le caratteristiche per paesaggio agrario. Al
fine di incentivare la permanenza delle piccole proprietà famigliari si propone l’esenzione delle
tassazioni e accise di competenza regionale sino a un massimo di 5 ha.
La bioeconomia è un orizzonte strategico cui si vuole tendere. Da un lato, si opererà per una più
efficace conservazione e gestione delle risorse, ciò anche ai fini del rafforzamento dell’ecosistema
montano, e dall’altro si stimolerà la costituzione di biodistretti agricoli quali strumenti che permettono
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la qualificazione di imprese e produzioni e di porsi in sintonia con le esigenze dei consumatori e dei
visitatori.
In relazione con le Università regionali si stimoleranno le ricerche sulle coltivazioni strategiche al
2100 anche ai fini di stimolare processi di riconversione, la bonifica dei terreni inquinati, l’innovazione
ed il coinvolgimento di giovani operatori, sfruttando le opportunità di filiere come quella della canapa
industriale e dei nuovi sistemi di produzione ecosostenibili, in grado di fornire prodotti di qualità e
interessanti opportunità occupazionali, come l’acquaponica e l’idroponica.
Più in generale, i “sistemi esperti” sono da considerare di aiuto nelle diverse fasi decisionali delle
coltivazioni avvalendosi di una qualificata presenza di ricerca, sperimentazione e assistenza tecnica
pubblica in grado di proporre soluzioni innovative in diretta relazione con le esigenze del mondo
agricolo. È necessario far evolvere ulteriormente le istituzioni regionali deputate alla ricerca,
all’assistenza agli agricoltori, all’innovazione assegnando struttura alle buone pratiche agricole.
L’economia e le persone hanno bisogno di uno strutturato sistema cooperativo. Lo stesso futuro,
giusto, sostenibile ed innovativo, lo si deve immaginare attraverso il protagonismo dei soci lavoratori
che conducono imprese che operano con successo nel settore del welfare, dei servizi, delle banche
di territorio, della logistica, delle costruzioni e della creatività. Si tratta di un sistema che è
naturalmente portato a realizzare solide collaborazioni con le altre reti associative e le comunità
locali.
Intendiamo sostenere questa forma d’impresa che può fornire modelli eccellenti e un contributo utile
a far fronte ai nuovi fenomeni che ci attraversano, come il cambiamento climatico, la regressione
demografica, la precarietà e le diseguaglianze, e uno spazio di lavoro per le giovani generazioni.
In particolare, attraverso la reintroduzione dell’Assessorato alla Cooperazione, in modo da
ricomporre funzioni oggi disseminate tra diversi assessorati e rendere efficaci le politiche di settore,
il coinvolgimento del sistema nella concertazione alla scala regionale e territoriale, il potenziamento
delle filiere produttive, a partire dagli ambiti agroalimentare e della ristorazione, che permettono le
aggregazioni di imprese, l’impulso per la promozione delle “Cooperative di Comunità”, anche
portando a compimento l’iter legislativo regionale per la loro formazione, e il sostegno attivo del
modello WBO (Workers BuyOut – imprese recuperate) per far fronte alle crisi aziendali e di settore,
che potrà realizzarsi con l’istituzione di un fondo di rotazione ‘dedicato’ associato a specifici fondi
cooperativi, di CFI e del MISE.
Non tutte le cooperative, però, sono uguali: operano sul mercato anche cooperative spurie che non
riconoscono stipendi e diritti, fornendo un’immagine negativa dell’intero sistema. Per tutelare chi
lavora bene e rispetta le regole, i Bandi di Gara saranno ripensati, anche per evitare la formula del
“massimo ribasso”, ed i controlli rigorosi.
Vogliamo diventare una Regione capace di attrarre quanti, in un mercato interno e globale, si
propongono di muoversi sempre più per ragioni profonde, di auto-realizzazione e autodeterminazione. Il mondo cambia e i viaggiatori, turisti, appassionati e le generazioni Y e Z e nomadi
digitali, cioè i nati dopo il 1981 e i nativi digitali (ormai il 50% dei turisti), suggeriscono di focalizzarsi
sull’autenticità e sul senso di appartenenza, sulle mete poco conosciute, sulle modalità sostenibili di
spostamento ma anche di luoghi ideali per vivere e lavorare.
Vanno pertanto introdotte strategie e misure per la ripresa e consolidamento di un turismo
responsabile, sostenibile e accessibile.
Il territorio regionale nelle sue diverse componenti è ideale per affermare queste caratteristiche
connesse con l’offerta agroalimentare e l’artigianato e richiede un’immagine distintiva e valori che
vanno efficacemente trasmessi anche attraverso un brand creativo e persuasivo e un DMO, come
Promoturismo Fvg, che sappia comprendere e intercettare nuovi fenomeni, cogliere l’originalità di
ogni destinazione e le specializzazioni in relazione con il paesaggio e l’universo delle produzioni.
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Il Friuli Venezia Giulia deve contraddistinguersi ulteriormente quale meta turistica ideale per il
turismo culturale, l’archeologia industriale, il cicloturismo e il turismo religioso.
In particolare, ci può avvalere dei Cammini religiosi ed esperienziali poiché sono in crescita le
persone, i viaggiatori, i viandanti che hanno compreso che il cammino nutre l’anima e permette
l’avverarsi di esperienze ed incontri. Così Cammini, Vie, sentieri, storici o di più recente acquisizione,
alimentano la tensione, individuale e di gruppo, verso la ricerca e la predisposizione di stati d’animo
e verso la scoperta dei processi storici.
Il sistema commerciale e terziario regionale è caratterizzato da una pluralità e diffusione delle
imprese, spesso gestite da giovani, che assicurano qualità e vitalità alle nostre città e paesi e che
vanno incentivate e potenziate.
L’innovazione deve coinvolgere anche questa componente dell’economia e, in questo senso,
richiede la qualificazione dell’offerta del sistema commerciale con la sburocratizzazione e la
dematerializzazione dei processi formali e il sostegno allo sviluppo dell’e-commerce.
Intendiamo si affermi un’idea nuova di concepire e vivere i luoghi, che nella fase del Covid è in
qualche misura emersa: la prossimità come valore e come progetto. Ciò richiede una spinta alla
formazione e diffusione di negozi plurifunzionali, di esercizi di vicinato, di mercati rionali e, di riflesso,
il contrasto al proliferare di robuste strutture commerciali lungo le reti viarie, nell’ambito di rotonde e
nelle periferie urbane.
La storia e l’esperienza delle comunità ha reso disponibili asset cui avvalersi per affermare coesione,
una positiva gestione delle risorse e modelli di sviluppo sostenibili.
L’economia solidale e i domini collettivi rappresentano valori e condizioni da utilizzare in misura
maggiore rispetto il recente passato favorendo le tipologie d’impresa sociale e i beni comuni (edifici,
terreni agricoli, boschi) che permettono la creazione di valore aggiunto e la valorizzazione delle
risorse locali.
Coerentemente, verranno assicurati la completa attuazione alla Legge regionale 23 marzo 2017, n.4
e la realizzazione dei progetti promossi dai vari soggetti territoriali. - Il lavoro è l’infrastruttura fondamentale per una società equa e uno sviluppo circolare
e di qualità
Il lavoro è l’infrastruttura fondamentale per una società equa e uno sviluppo di qualità. Un lavoro
sicuro, ben retribuito e che assicuri valore alla persona.
Accanto alla parziale ripresa dell’occupazione, si registra il ricorso agli ammortizzatori sociali che è
ancora ampiamente al di sopra dei livelli antecedenti il 2020 e larga parte delle nuove posizioni
lavorative attivate sono state a tempo determinato. Come si assiste all’impossibilità di superare la
mancata corrispondenza tra domanda e offerta di lavoro sia relativamente alle competenze
innovative sia ai profili professionali tradizionali.
La Specialità rappresenta una leva straordinaria per raggiungere gli obiettivi dello sviluppo equo e
giusto, di incrementare la quota dei lavoratori occupati assicurando la loro stabilità, con meno lavori
intermittenti e precari, garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro, promuovendo la prevenzione e non
solo gli interventi sanzionatori e di forme di welfare aziendale che rendano attrattive le nostre
imprese.
In primo luogo, è fondamentale accrescere ulteriormente l’occupazione femminile, dal 60% attuale
(in Germania è al 73%), anche attraverso il potenziamento delle politiche di conciliazione e le misure
a sostegno della maternità, e l’occupazione giovanile, intervenendo con misure che integrino quelle
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statali di sgravio contributivo per le nuove assunzioni e con l’introduzione di Pass Laureati, la
promozione dell’apprendistato e l’estrazione di talenti e agendo sulle persone in continuo aumento
che non si trovano né in situazione lavorativa né seguono un percorso di studi (Neet).
Sono le condizioni primarie che costituiscono una società giusta e capace di progredire, senza
working poors e la costrizione delle persone ad emigrare.
Serve consolidare le attuali politiche attive del lavoro e modelli di formazione, che determinano
impatti inferiori rispetto alle potenzialità, e le relazioni con le imprese in modo da assicurare
competenze e profili professionali all’altezza delle sfide della contemporaneità, alla velocità dei
cambiamenti e alle esigenze del sistema produttivo.
Un programma vasto della formazione che svolga una funzione strategica per corrispondere alle
dinamiche della domanda ed offerta di lavoro e alle aspirazioni individuali. Vi è la convinzione che
questo progetto rappresenti un valore poiché supporta la crescita e la coesione sociale. Questa
operazione comporta il coinvolgimento degli attori del sistema (imprese, rappresentanze dei
lavoratori) e assunzioni di responsabilità.
Un programma rivolto ai lavoratori che saranno inevitabilmente coinvolti dalle disruption
professionali in virtù dei continui cambiamenti dei processi produttivi spinti dall’innovazione
tecnologica e dalla digitalizzazione. In tal caso, è necessario condividere con il sistema delle imprese
vere e proprie “piattaforme” di lifelong learning e formazione continua dei lavoratori, partendo dal
loro protagonismo e coinvolgimento, in presenza e a distanza, in modo che possano passare in
sicurezza e senza precarietà da un ruolo ad un altro ed affinare competenze già esistenti.
L’incentivazione e l’implementazione di modelli di partecipazione dei lavoratori, organizzativa e
progettuale, nelle medie e grandi aziende, nel rispetto dell’art. 46 della Costituzione, non solo
valorizza il contributo che possono fornire ma può migliorare ed ottimizzare gli stessi processi
produttivi.
Verrà prestata attenzione alle Academy predisposte dalle aziende del territorio che si propongono il
reskilling e l’upskilling dei lavoratori finalizzati a rispondere ai cambiamenti interni e alle esigenze
produttive e che permettono di conciliare produttività ed inclusione.
Si tratta di assicurare opportunità ai lavoratori perché possano diventare protagonisti attivi
nell’economia della conoscenza e nello sviluppo economico sostenibile ed accedere a posti di lavoro
migliori. Desideriamo che i lavoratori possano rafforzare motivazioni e ottenere soddisfazioni
personali.
I Centri per l’Impiego (CPI) sono erogatori essenziali dei servizi delle politiche attive per il lavoro e
per il reinserimento delle persone disoccupate o senza lavoro nel sistema produttivo.
Se è necessario elevare le proprie prerogative e determinare impatti concreti sull’occupazione, si
tratta di procedere alla sburocratizzazione dei processi, all’incremento delle dotazioni strumentali e
all’efficienza gestionale mentre il potenziamento in corso delle risorse umane deve comprendere
profili, dai tecnici ai mediatori culturali, che permettano, tra l’altro, di migliorare l’erogazione dei
servizi di assistenza tecnica, informativa e orientativa on-line.
I percorsi di formazione post diploma ITS verranno rafforzati per corrispondere alle esigenze di
disporre di competenze tecniche in relazione ai settori della produzione e aree territoriali, come
verranno strutturati corsi brevi per l’acquisizione di competenze digitali. Tali percorsi vanno introdotti
nei territori ora sprovvisti, come nel Friuli orientale, in tal caso attorno l’Istituto tecnico agrarioindustriale-commerciale “Brignoli Einaudi Marconi” di Gradisca d’Isonzo – Staranzano.
Per la transizione dal sistema formativo al mondo del lavoro, intendiamo sostenere l’utilizzo del
contratto di apprendistato per l’alta formazione e la ricerca. Si tratta, infatti, di un contratto a tempo
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indeterminato, per i giovani dai 18 ai 29 anni di età, finalizzato a contemperare il lavoro con il
conseguimento di un titolo di studio superiore o con lo svolgimento di attività di ricerca e del
praticantato per l’accesso alle libere professioni. Attraverso il dispositivo della “convenzione” vi è la
possibilità di mettere in relazione le imprese con le istituzioni della formazione e le Università e
portare a compimento la conclusione di questi contratti attraverso i servizi di placement. Da un lato,
i giovani hanno l’opportunità di entrare nel mondo del lavoro con un contratto stabile e tutelato, e
dall’altro le aziende entrano in contatto con le strutture universitarie potendo così “modellare” le
competenze dei giovani assunti e accedere agli strumenti di ricerca spesso preclusi alle Pmi.
Negli appalti pubblici, riguardo opere o fornitura di servizi (Regione, Comuni, Agenzie diverse),
saranno continue le attività di monitoraggio riguardo il rispetto della sicurezza, della congruità
salariale e dell’assolvimento dei diritti.
I regolamenti sui tirocini vanno ripensati per renderli aderenti alle esigenze formative ed
occupazionali delle persone e evitare il lavoro sottopagato. Le modalità di integrazione del mondo
della scuola con quella del lavoro dovranno essere reimpostate perché non accadano incidenti di
cui siamo stati testimoni e per rispondere meglio alle esigenze di tirocinanti e imprese.
Il lavoro sicuro e di qualità è un’urgenza. Ci saranno consistenti investimenti per favorire attività di
prevenzione per evitare incidenti sul lavoro, l’introduzione del white pass al fine di permettere alle
imprese l’accessibilità ai Bandi solo se in linea con sicurezza, l’adozione di altri strumenti volti a
premiare le aziende virtuose e responsabili e favorire l’acquisizione di sostegni pubblici.
Coniugare legalità e sicurezza nel caso di Monfalcone con la realizzazione di un piano di fattibilità
che renda efficace un nuovo patto interistituzionale Comune – Regione – Fincantieri coerente con il
progetto di sviluppo aziendale e con gli attuali piani industriali e predisporre con il supporto del Cnel
un nuovo patto di legalità più stringente e efficace. È necessario migliorare la qualità della vita e la
sicurezza dei lavoratori sia diretti sia riferiti all’indotto (appalto, subappalto) che devono essere
retribuiti secondo i contratti nazionali (con la supervisione di Fincantieri) e stabilizzare il quadro
sociale ed economico mantenendo sul territorio il know how).
L’intero processo dei controlli deve avvalersi delle attività dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro
(Legge 10 dicembre 2014, n. 183) anche attraverso la stipula di Protocolli d’Intesa con la Regione
al fine di garantire l’efficace ed uniforme svolgimento dell’attività di vigilanza ed evitare la
sovrapposizione degli interventi in capo ad altre strutture, in coerenza con le norme in materia di
vigilanza sul lavoro e legislazione sociale, in modo da ottenere effetti sulla salute e sicurezza sul
lavoro (dove si registra un incremento del 12% degli infortuni, spesso gravi e mortali; 2022/2021).
In un contesto economico e politico caratterizzato da grande incertezza ed in un mondo che cambia,
l’istituzione regionale deve porsi a fianco dei lavoratori e delle lavoratrici coinvolti dalla crisi delle
imprese e da aziende soggette a profonde ristrutturazioni. L’obiettivo è assicurare tenuta sociale e
non lasciare le persone nell’incertezza.
Attraverso il “Patto per il Lavoro e per il Clima” tra le parti si potranno definire strumenti specifici
per affrontare processi di deindustrializzazione e di trasformazione produttiva nonché chiamare i
soggetti coinvolti ad una rinnovata responsabilità rispetto agli interessi generali e al bene comune.
La diffusione del precariato, non più ascrivibile alle sole classi d’età più giovani né alla componente
privata della produzione, richiede un nuovo modello pubblico di intervento orientato ad incentivare
le assunzioni e promuovere e rafforzare le misure di sostegno del reddito, anche integrando gli
interventi nazionali.
Per i lavoratori e le lavoratrici in difficoltà economiche verranno previsti interventi di microcredito,
aggiuntivi al pacchetto di sostegni alle famiglie, in un contesto di modello di welfare generativo.
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Si procederà anche attraverso sperimentazioni e provvedimenti per sostenere le persone in difficoltà
sociale ed economica e il salario minimo, come la “Misura attiva di sostegno al reddito” (MIA),
intercettando i bisogni reali degli utenti, individuando e co-costruendo percorsi formativi disponibili
in relazione ai trend occupazionali, e si sosterrà tramite di un contributo di continuità i lavoratori dello
spettacolo.
È necessario attrarre più giovani attrezzando il sistema alla doppia rivoluzione energetica e digitale,
attraverso un programma mirato a sostegno della residenza e a reali opportunità professionali
utilizzando, nell’ambito delle prerogative della Specialità regionale, forme di agevolazioni fiscali tra
loro non incompatibili.
Giovani e donne devono avere la possibilità di esprimersi in tutte le loro potenzialità considerato che
rappresentano risorse che non possiamo permetterci che lascino il Friuli Venezia Giulia o che vivano
situazioni di precarietà. Vanno potenziati, incentivati ed accelerati corsi di formazione sui green jobs
e sui lavori digitali, dove il mismatch tra offerta di lavoro e domanda è sensibilmente maggiore.
Questi sono i lavori di cui la transizione ecologica e digitale ha bisogno.
Nella più generale dinamica legata allo sviluppo e alla formazione della società, un contributo
importante è fornito dagli stranieri residenti in Friuli Venezia Giulia, che sono progressivamente
diminuiti raggiungendo la quota di 113.000 (9,5% sulla popolazione).
Un elemento confortante è dato dagli oltre 54.000 occupati e circa 17.000 imprenditori stranieri,
anche se la crescita è meno sostenuta rispetto al recente passato.
Vi è la necessità di affrontare con serietà, apertura e equità la questione delle migrazioni, a partire
dall’accessibilità ai servizi che non può essere vincolata ad un numero elevato di anni di residenza
in Regione, come applicato dalla Giunta Fedriga, e all’acquisizione della cittadinanza, avendo
consapevolezza che all’intero sistema servono più persone per fare società, lavoro e impresa (Irpef,
Pil) e concorrere alla sua messa in sicurezza dal punto fiscale e previdenziale. - Prima di tutto la salute e la sanità pubblica.
La sanità è un bene comune e deve essere pubblica. Una sanità pubblica, che cura e si prende cura
dei cittadini.
Il decadimento di questo fondamentale del Friuli Venezia Giulia è rilevante ed è vissuto giornalmente
da centinaia di cittadini che constatano come il SSR sia peggiorato negli ultimi anni.
L’utilizzo di report nazionali a scopo propagandistico fatto dalla Giunta uscente potrebbe essere
tranquillamente ribaltato citando dati relativi alla mortalità per COVID nella seconda e terza ondata
o l’inadeguato e lento recupero delle prestazioni mancate durante la pandemia.
Il dato indiscutibile è la difficoltà di accesso al sistema nelle sue varie articolazioni, dalla medicina di
base ai percorsi per la diagnosi e cura anche di patologie pericolose per la vita.
Il Centro Unico di Prenotazione (CUP) non è più in grado di rispettare criteri di priorità e prossimità,
e il cittadino è lasciato solo a cercare soluzioni per i suoi bisogni di salute o per le prestazioni
prescritte dal MMG. Le liste d’attesa sono ormai fuori controllo: spesso si attendono mesi per avere
risposte dal sistema sanitario pubblico e per molte prestazioni si è costretti a rivolgersi al privato,
pagando di tasca propria.
Si rimane nella logica di aumentare le prestazioni finanziando il privato senza una politica che cerchi
di affrontare il problema anche in altri modi, coinvolgendo i professionisti nel cercare di mettere un
po’ di ordine in un ambito ad elevato grado di inappropriatezza e in cui si potrebbero trovare molte
risposte migliorando la collaborazione e lo scambio fra medicina territoriale e specialistica.
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Continua il ridimensionamento della rete ospedaliera con l’impoverimento di specialità e funzioni
degli Ospedali di base e la conseguente perdita di ruolo per le loro comunità di riferimento, mentre
gli ospedali hub di Udine, Trieste e Pordenone sono oberati da richieste che potrebbero trovare
risposte nelle strutture ospedaliere più vicine ai cittadini.
I servizi nelle Aziende sanitarie si trovano sempre più a corto di personale, sotto stress e in fuga da
una sanità pubblica che il Governo di centrodestra a parole dice di voler difendere ma nei fatti sta
ridimensionando a favore di soggetti privati che stanno acquisendo uno spazio sempre maggiore.
Queste criticità, insieme alle difficoltà che stanno incontrando i servizi di prevenzione, della salute
mentale e l’organizzazione della medicina generale, non possono avere come unico responsabile il
Covid, né si può sperare di risolvere magicamente i problemi che si sono accumulati con le risorse
del Pnrr, che prevede, peraltro, investimenti solo sulle strutture e che ha un cronoprogramma che si
prolunga fino al 2026, né tutto questo può essere occultato dalla narrazione dominante (politica,
istituzionale, accademica, professionale,…) che si è progressivamente consolidata negli anni della
giunta Fedriga secondo la quale “va tutto bene” e i problemi sono da imputare alla inadeguatezza
del Governo o alle scelte sbagliate delle giunte precedenti.
Vogliamo un Pnrr partecipato e rivolto al futuro considerato che si tratta di un’occasione straordinaria
per la disponibilità di risorse, innovazione e sviluppo nell’ambito della sanità. La Regione ha sinora
prodotto piani privi di un progetto organico e di visione sul futuro, tutti redatti all’interno degli Uffici
senza consultare gli attori del sistema. Il piano è gravemente in ritardo sia per la parte territoriale
che quella connessa con lo sviluppo tecnologico. Anche in questo caso si sconta il grave
depauperamento di risorse qualificate ed esperte, come nel caso della telemedicina, punto
essenziale della sanità del futuro affidata ad Insiel e con il programma Smart Mountain ancora un
contenitore vuoto.
Dobbiamo costruire una visione e una rappresentazione d’insieme della sanità in grado di
identificare le linee di evoluzione e gli ambiti istituzionali, organizzativi, professionali e operativi che
dovranno realizzarle, analizzare le cause delle discontinuità (istituzionali e degli assetti organizzativi)
che minacciano la tenuta del sistema, valutare i patrimoni professionali a disposizione per
prospettare linee di implementazione e sviluppo, considerare le soluzioni capaci di sostenere accordi
e alleanze intersettoriali (salute, ambiente, istruzione, ..).
Dobbiamo fare uno sforzo per avere una fotografia più dettagliata possibile dei diversi contesti in cui
si declinano le organizzazioni e i processi operativi, attraverso una ricognizione dei territori (intesi
come luoghi e tempi in cui si svolge la vita) e delle loro realtà, una valutazione delle esperienze che
sono state condotte negli anni nei diversi ambiti di intervento per identificare le prassi organizzative
e assistenziali di successo, che possono essere valorizzate a vantaggio delle organizzazioni e dei
cittadini ed enucleare gli insuccessi per comprenderne i determinanti che li hanno provocati.
Questi due ambiti di approfondimento e comprensione costituiscono la premessa indispensabile per
avviare la rigenerazione e la riconfigurazione del sistema che sostiene il Servizio Sanitario
Regionale che deve continuare ad avere: - i valori per i quali è stato costituito: universalismo, uguaglianza, equità, esigibilità delle cure;
- i principi che sono necessari per governare: garanzia della responsabilità pubblica in merito alla
tutela della salute e alla erogazione della cure , la collaborazione tra i diversi livelli di governo (Stato,
Regioni, Comuni, Aziende Sanitarie), la distinzione tra la responsabilità di decidere le politiche e la
responsabilità di gestire le organizzazioni della sanità, la valorizzazione dei professionisti e delle loro
competenze, l’integrazione del sistema sanitario con quello deputato alla protezione sociale.
Ci proponiamo di costruire una rappresentazione d’insieme della sanità in grado di cogliere: le
diversità e la complementarità dei ruoli sia sul piano istituzionale che organizzativo-gestionale, le
interdipendenze tra i diversi settori d’intervento, i patrimoni di competenze che si sono consolidati
nei diversi contesti operativi, la comprensione dei determinanti che hanno provocato gli insuccessi,
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la rilevanza dei profili di salute e degli indici demografici per prendere decisioni riguardo la
programmazione e l’organizzazione dei servizi sanitari coerenti con i bisogni della popolazione, la
valorizzazione, diffusione e contestualizzazione delle buone pratiche clinico-assistenziali e
organizzative-gestionali.
La gestione scorretta delle aziende sanitarie determinate con la L.R. 17/2019, ha spezzato il legame
tra comunità e centri decisionali, ha mortificato i territori, umiliato l’impegno, la laboriosità e
l’intraprendenza dei professionisti, ha squilibrato i rapporti di forza a sfavore dei soggetti e delle aree
più deboli e vulnerabili, ha impedito che i territori venissero guardati e studiati da vicino per coglierne
a pieno le fragilità, ma anche le opportunità, le vocazioni, le risorse.
La Regione deve riappropriarsi degli strumenti per una adeguata lettura di ciò che avviene nel
sistema: la crisi degli organi di governo è evidente a tutti coloro che lavorano dentro il Servizio
Sanitario Regionale.
È necessario provvedere alla pubblicazione annuale di un rapporto regionale che descriva
sistematicamente ciò che avviene nel sistema, pubblico e privato. Diversamente è impossibile
governare processi complessi come quelli sanitari.
È opportuno che, all’interno delle aziende, si individuino modalità organizzative in grado di
decentrare responsabilità di rappresentanza istituzionale, economico-finanziaria, organizzativogestionale con mandato di rendicontare alla direzione generale.
Non serve un’ennesima riforma ma una riqualificazione dei servizi esistenti. È necessario correggere
i difetti della riforma sanitaria attuale e garantire una rinnovata capacità di governo politico e
manageriale, in grado anche di guardare alla sanità del futuro. Il punto di partenza è la valorizzazione
di tutte le componenti professionali, dei servizi e delle competenze maturate negli ultimi 40 anni, che
ne hanno garantito la resilienza in questo periodo difficile con una particolare attenzione alla
accessibilità, alla prossimità ed alla ripresa di uno spirito di collaborazione fra strutture, fra
professionisti di diverse discipline, fra rete ospedaliera e rete dei servizi territoriali, fra Aziende
Sanitarie e Amministrazioni locali e tra Aziende Sanitarie ed Enti del Terzo settore.
Sono 15 le azioni da intraprendere con urgenza: - superare le criticità che si riversano sui Pronto Soccorso affrontando i punti deboli di tutto il
percorso delle patologie “non programmate” e rivedendo con i professionisti non solo
l’organizzazione del sistema dell’emergenza-urgenza, ma anche la filiera che attraversa tutto
il sistema e tenendo in conto l’esigenza di trovare soluzioni credibili per i Pronto Soccorso,
puntando su nuove politiche per il personale attraverso l’identificazione di prospettive di
carriera, la conciliazione vita-lavoro, la certezza di un clima interno che riconosca e sostenga
la fatica e l’impegno, il coinvolgimento e la partecipazione a progetti, riconoscimenti
economici proporzionati alla responsabilità e al ruolo ricoperto nella organizzazione, la
possibilità di alternare l’impegno professionale nei diversi setting lavorativi (PS, OBI,
degenze semintensive, auto medica); - ridurre i tempi di attesa per l’accesso alle prestazioni sanitarie con una migliore
organizzazione e personale dedicato; - rilanciare la sanità pubblica attraverso un piano di assunzioni concordato con i rappresentanti
dei lavoratori; contrastare la fuga dei professionisti attraverso misure di incentivazione
economica e di valorizzazione del personale, azioni di miglioramento del clima organizzativo; - ridare stabilità alla rete ospedaliera, mettendo fine al depotenziamento degli Ospedali di
base, aggiornando le dotazioni tecnologiche e di personale, e dotandoli di tutte le funzioni
previste dalla normativa nazionale e regionale e avviando progetti per il sostegno ai servizi
territoriali di prossimità (aggregazione medici di medicina generale, servizi domiciliari,
ospedali di comunità); - avviare da subito, sulla base delle dotazioni e delle strutture ad oggi presenti nel Sistema dei
Servizi sanitari e Sociali, della collaborazione delle Amministrazioni locali e la partecipazione
degli Enti del Terzo Settore, il processo di attuazione di quanto previsto dalla missione 6 e
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dalla missione 5 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, definendo le priorità e
identificando le precondizioni indispensabili per la realizzazione dell’intera strategia
(formazione delle competenze, reclutamento del personale, ingaggio delle comunità); - individuare e strutturare centri di riferimento culturale, organizzativo e operativo delle
strategie per la presa in cura delle persone con malattie croniche e con disabilità anche
attraverso percorsi in strutture ospedaliere minori; - garantire un adeguato numero di posti letto presso gli Ospedali di Comunità e le altre strutture
intermedie, per ridurre la pressione di tipo assistenziale sostenuta dagli ospedali; particolare
attenzione deve essere posta al territorio montano; - rigenerare e riconfigurare i Distretti socio-sanitari perché, come garanti riconosciuti della
tutela della salute e della erogazione delle cure, siano in grado di: a) avvicinare “lo sguardo”
ai contesti di vita e di relazione per coglierne i bisogni, i potenziali, le vocazioni, i patrimoni,
b) disegnare strategie, programmare e progettare, con la partecipazione delle
amministrazioni locali e degli Enti del Terzo settore, interventi coerenti con le esigenze e i
profili di salute delle comunità, c) organizzare i migliori assetti (aggregazione medicina
generale, equipe multiprofessionali) per assicurare la prossimità delle cure e il supporto ai
“caregiver” delle persone con malattie croniche e disabilità e ai “grandi Anziani”, d) strutturare
i servizi da inserire nelle Case della Comunità e nei Punti salute, e) sviluppare la dotazione
di posti letto degli Ospedali di Comunità e delle Residenza sanitarie assistenziali, f)
configurare la realizzazione delle farmacie dei servizi in particolare nelle aree territoriali e
nelle comunità a bassa densità di popolazione; - affrontare il tema emergenziale della carenza di medici di medicina generale con misure
tampone nuove, già adottate con successo in altre Regioni italiane, e contestualmente
proporre interventi strutturali; come le incentivazioni economiche per giovani medici che
frequentano il corso di formazione in Medicina Generale, incentivazione economica per
accettare gli incarichi provvisori, per le zone disagiate e disagiatissime e per medici
pensionandi e pensionati ai quali proporre il rientro in servizio; al fine della risoluzione
dell’emergenza, è opportuno che le Aziende sanitarie incentivino il rientro del personale che
è uscito per ragioni connesse con le mancate possibilità di carriera, di valorizzazione delle
competenze e in virtù del precario contesto di vita professionale; - avviare, considerati i dati epidemiologici e i cedimenti strutturali dei Dipartimenti di Salute
Mentale che si sono verificati in questi ultimi anni, un investimento straordinario che permetta
di impegnare gradualmente ma entro la fine della legislatura dall’attuale 2,9% al 5% del
Fondo Sanitario Regionale (FSR) per potenziare i servizi per la salute mentale e sostenere
le attività di presa in cura attraverso programmi terapeutico riabilitativi e socio-riabilitativi
personalizzati; - garantire per la prevenzione almeno il 5% delle risorse destinate alla sanità, agire con il
potenziamento della medicina di iniziativa per promuovere la salute, la prevenzione e i
corretti stili di vita; - consolidare la digitalizzazione nei servizi sanitari e socio-assistenziali e sviluppare la
telemedicina; - applicare e diffondere la medicina di genere;
- investire sul capitale sociale e rafforzare il rapporto con le comunità e i loro amministratori;
- scegliere i Direttori Generali delle Aziende Sanitarie in base alle competenze manageriali e
all’elevato profilo dei curricula.
Vanno introdotte nuove misure per la promozione della cultura dell’inviolabilità e per il contrasto di
ogni forma di violenza e discriminazione.
Va contrastata la dipendenza da gioco d’azzardo, a fronte del progressivo ampliarsi della platea di
cittadini ludopatici (fenomeno “craving”), anche attraverso l’indispensabile ripresa delle iniziative di
informazione e di adeguamento delle normative, dopo che la Giunta Fedriga non ha messo la
questione al centro dell’attenzione.
Una riflessione appare necessaria anche riguardo lo status sanitario degli animali (cani, gatti). Va
implementata la Scheda identificativa dell’animale, di cui alla L.R. 20/2012, art. 27, c. 1) e c. 2)
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“Identificazione e Registrazione”, riguardo l’inserimento del microchip in modo da rendere tracciabili
le condizioni degli animali e fornire un supporto ai veterinari. - Welfare dei cittadini. Dal welfare assistenziale a quello generativo per le famiglie e le
persone fragili
Solo attraverso una visione unitaria dei bisogni delle famiglie e delle persone nell’affrontare la
quotidianità (iscrizione dei figli alle scuole e all’Università, servizi di trasporti, salute, assistenza
domiciliare), peraltro una situazione in cui il tasso di inflazione dell’11,6% erode le capacità di
acquisto a fronte dei bassi stipendi, e solo attraverso una valutazione dell’evoluzione delle povertà
è possibile prefigurare un approccio strutturale e attivare soluzioni efficaci.
I Comuni, primi interlocutori per le persone in difficoltà, vanno sostenuti nella loro capacità di
promuovere e realizzare politiche e misure territoriali attraverso la gestione dei servizi di loro
competenza. Va altresì potenziato il ruolo degli Ambiti socio-assistenziali e dei Servizi territoriali, la
collaborazione tra le Aziende sanitarie, i Comuni e la platea delle associazioni che si occupano del
bene comune e della salute delle persone attraverso la riattivazione dei Piani di Zona.
Ci impegniamo ad introdurre misure di contrasto alla povertà, similmente alla “Misura attiva di
sostegno al reddito” (MIA), e contestualmente ci impegniamo al rafforzamento della “dote famiglia”
attraverso il potenziamento dei contributi, in budget e continuità, per le famiglie con basso Isee.
Ci impegniamo inoltre a sostenere le famiglie con figli nell’affrontare il costo dei servizi scolastici a
domanda individuale (mensa, scuolabus, doposcuola, pre-accoglienza) attraverso un budget
regionale per sostenere i Comuni che garantiscono esenzioni o riduzioni per le famiglie con basso
Isee.
L’esplosione delle famiglie unicellulari e la mono genitorialità, la fragilità dei rapporti interpersonali
acuiscono gli effetti dell’invecchiamento della popolazione, che trascina con sé tra le altre le cronicità
e il decadimento cognitivo, poiché si dissolvono reti di sicurezza e reciprocità e si richiede, in primo
luogo, di ripensare ai tradizionali modelli di welfare e alle modalità di erogazioni dei servizi territoriali.
Si promuoveranno progetti per le famiglie e le persone più fragili, in coerenza con le dinamiche
demografiche; asili nido universalistici e gratuiti considerato che svolgono la funzione di riequilibrio
sociale e di supporto al lavoro femminile e che solo il 30% dei bambini sotto i due anni e mezzo
accede al servizio in Regione.
Vanno rafforzati i centri di sostegno psicologico per donne, famiglie e giovani, consolidate le strutture
della neuropsichiatria infantile e messe in atto comunità terapeutiche per minori che attualmente
mancano del tutto in Regione.
Si tratta di elevare le capacità dei Comuni di accedere alle risorse Pnrr destinate alla realizzazione
delle strutture sociali e di dotarli di risorse regionali per la successiva gestione dei servizi.
L’impegno sarà rivolto a sostenere le iniziative di singoli cittadini, associazioni e reti del volontariato
quale fondamentale attività sussidiaria integrata nel sistema della Sanità pubblica e dei servizi
socioassistenziali.
Serve la Legge regionale sull’amministrazione condivisa e sulla partecipazione popolare, che
sostenga in particolare la partecipazione giovanile e favorisca l’educazione civile al volontariato, e
che favorisca, tra l’altro, la semplificazione nella gestione delle Associazioni locali (Aps, Odv). - Una Regione non più per donne. Un cambio di paradigma promuovendo la genitorialità
e sostenendo l’infanzia
La nostra non è (più) una Regione per donne, non è una Regione per genitori, né per bambini e
bambine.
IL TUO FUTURO, LA NOSTRA TERRA – CANDIDATO PRESIDENTE MASSIMO MORETUZZO
Una Regione così, come il Paese, non ha futuro.
La lotta alle disuguaglianze parte dall’investimento di risorse nei primi anni di vita di bambini e
bambine, questo è un dovere dell’intera comunità.
Siamo coinvolti dal problema tragico di denatalità ed esiste un enorme problema culturale poiché le
famiglie non vengono adeguatamente supportate. Così come non sono stati adeguatamente
supportati i bambini e le bambine, le ragazze e i ragazzi, smettendo di investire, materialmente e
moralmente, nel loro sviluppo, nelle opportunità, nel loro e nel nostro futuro.
Allora serve un cambio di paradigma. Si tratta di declinare tutte le politiche con l’obiettivo di garantire
alle bambine e ai bambini il migliore inizio. In questo modo si costruiscono le condizioni per affermare
una società più equa, giusta, forte.
Sappiamo quanto siano importanti i primi 1.000 giorni di vita e quanto incida sullo sviluppo dei più
piccoli l’ambiente più prossimo, soprattutto familiare. Influiscono anche i fattori economici, sociali e
culturali condizionando l’ambiente familiare e determinando precoci diseguaglianze nello sviluppo.
Proprio per queste ragioni sentiamo la responsabilità di promuovere la genitorialità responsiva, la
co-genitorialità, aumentando non solo i servizi, i congedi e il nuovo welfare attorno alle famiglie,
integrando le misure e parlando un linguaggio comune, così pure è importante sostenere le
competenze genitoriali e il valore sociale e comunitario dell’essere genitori. Solo così si potrà
mitigare l’effetto di condizioni di partenza sfavorevoli.
Ci proponiamo di rispondere ai bisogni di sviluppo dei bambini (salute, nutrizione, educazione,
protezione sociale, genitorialità responsiva), visto che sono tra loro strettamente connessi, in modo
strutturale, occupandoci delle loro famiglie, sostenendole con risorse materiali e supportando le loro
competenze genitoriali, rendendo finalmente possibile un approccio integrato tra i diversi servizi e
settori (sanitario, educativo, culturale e sociale).
Intendiamo garantire a ogni genitore di poter usufruire, in quanto livelli essenziale di assistenza, di
percorsi di accompagnamento nei primi periodi di vita del bambino, a partire dal periodo prenatale
e per i primi anni di vita, realizzati con il concorso di una pluralità di servizi.
Prevediamo che servizi per l’infanzia e le loro articolazioni a livello territoriale siano supportati dalla
formazione di meccanismi che permettano la condivisione, la migliore progettazione e gestione
(tavoli, conferenze permanenti, accordi di piano, accordi di programma).
In particolare, riguardo l’analisi dei bisogni, la pianificazione degli interventi, la definizione e
facilitazione di percorsi, le modalità di comunicazione e di operatività proattive che consentano di
raggiungere l’universo delle famiglie del Friuli Venezia Giulia.
Sarà assegnata la priorità per le situazioni maggiormente vulnerabili e a rischio.
Questi processi che intendiamo avviare e gli impatti che desideriamo si realizzino sollecitano anche
il coinvolgimento delle imprese. Le imprese devono essere incentivate a operare per il pieno
coinvolgimento dei dipendenti rivedendo modelli organizzativi interni e gestendo le attività connesse
con gli obiettivi da raggiungere per il benessere delle famiglie. - Oltre alla retorica degli “anziani come risorsa”
Abbiamo sempre sostenuto che gli anziani sono una “risorsa” per la società e le comunità locali.
IL TUO FUTURO, LA NOSTRA TERRA – CANDIDATO PRESIDENTE MASSIMO MORETUZZO
Mai come in questo momento questa affermazione è vera. Si tratta, infatti, di una quota della
popolazione consapevole e competente con un sempre più elevato numero di anziani istruiti, con un
titolo di studio pari a un diploma o a una laurea.
Ma è necessario fornire risposte concrete, diversamente prevale la retorica.
La regressione demografica (7.000 nati/anno contro i 16.000 morti/anno), vero assillo della società
europea e regionale, cui il governo Fedriga non ha saputo metter mano attraverso provvedimenti
strutturali, sta trasformando la composizione delle classi d’età con quella +65 anni che sta
rapidamente raggiungendo il 30% della popolazione, mentre nel 2070 in Europa un lavoratore su
due sarà un over 65.
La società regionale non subisce solo gli effetti dell’inverno demografico, pure del fallimento della
sanità.
Riteniamo pertanto di attivare una serie di progetti-obiettivo rivolti, in primo luogo, nei confronti dei
settori della salute e welfare considerato che la classe d’età + 65 anni sta esplodendo. Servono
programmi rivolti alla prevenzione diffusa sul territorio, alla cura delle malattie croniche, alla
costituzione di Laboratori locali, in cui far interagire anziani, giovani del servizio civile, operatori dei
Servizi territoriali, contro la solitudine e l’isolamento ed i rischi di rapido decadimento cognitivo.
Servono interventi verso le famiglie, che sono tra i primi soggetti coinvolti dallo tsunami sociale ed
antropologico e sempre più unicellulari e monogenitoriali, visto che non saranno più nelle condizioni
di svolgere funzioni di cura nella gestione di anziani, malati e persone con disabilità e che si
dovranno occupare dei propri giovani spesso Neet.
In generale, va ampliata l’offerta pubblica in termini di prestazioni sanitarie e assistenziali, avendo
cura di puntare ad un’assistenza territoriale e di sostenere le prossimità delle cure nei servizi.
Le due questioni, demografia e sanità, richiedono dei tavoli di co-progettazione tra gli anziani e
l’Amministrazione regionale (e i Comuni) poiché vanno ripensati alla radice i tradizionali modelli di
erogazione dei servizi e delle prestazioni.
Gli anziani rappresentano una risorsa per le comunità locali, specie se da portatori di bisogno
vengono messi nelle condizioni di partecipare e produrre capitale sociale (a favore delle Scuole,
nella gestione dei patrimoni storici e ambientali, nei lavori di pubblica utilità, nel supporto alla
Protezione Civile e alle Associazioni).
I programmi di invecchiamento attivo vanno progettati assieme, tra le persone e le istituzioni
pubbliche (Regione, Comuni) in modo da determinare impatti reali e far uscire dall’isolamento un
largo numero di persone, considerato che da soli i servizi territoriali non ce la fanno.
Gli anziani rappresentano anche una vera e propria risorsa per il lavoro. E il calo della forza lavoro
produce effetti anche sul minore introito di tasse e sul sistema pensionistico.
Un anziano è un lavoratore con esperienza. La gestione delle risorse più mature in continua crescita,
portatrici di valori importanti che possono trasmettere ai più giovani, deve veder impegnate le
aziende, attraverso la diffusione del cosiddetto age management. Pensiamo ad apprendimento
intergenerazionale dove in cambio i giovani possono trasmettere valori e conoscenze, a livello
soprattutto digitale, che possono essere utili a chi rischia di restare escluso dalla società.
Servono alcune misure specifiche per favorire lo scambio reciproco virtuoso e, per raggiungere
questo obiettivo, oltre alla lungimiranza delle aziende serve quella della Regione.
Verrà proposto un monitoraggio per capire quali sono le disponibilità, delle imprese e delle persone
a mettersi in gioco, per poi procedere ad una legislazione regionale coerente con i principi dell’active
ageing (formazione continua), sfruttando gli spazi della specialità ed autonomia.
IL TUO FUTURO, LA NOSTRA TERRA – CANDIDATO PRESIDENTE MASSIMO MORETUZZO
Allestiremo un sistema integrato di interventi e servizi sociali, di condivisione di capacità e bisogni,
ed assicureremo la partecipazione diretta alla costruzione dei modelli regionali di welfare, di impegno
nelle comunità locali e nel mondo del lavoro. - Servizi educativi, Scuola, Università e Centri di ricerca per il Friuli Venezia Giulia del
presente e del domani
Affermare una scuola aperta, inclusiva, dei diritti e dei doveri, delle pari opportunità attraverso una
scuola maggiormente integrata al territorio e alla società con l’utilizzo del metodo della
coprogettazione e la creazione di reti educative tra Enti locali, sistema scolastico, terzo settore.
Nell’ambito delle competenze e prerogative dell’autonomia regionale, intendiamo ripensare ai
tradizionali modelli organizzativo per la scuola in montagna, nelle zone più isolate e a bassa densità
di popolazione
Per quanto riguarda la rete dei nidi e dei servizi educativi, verranno potenziati per garantire
l’accessibilità e l’abbattimento dei costi nella fascia d’età 0-3; mentre per la fascia 0-6 si contrasterà
la povertà educativa favorendo una reale inclusione sociale.
Il diritto allo studio non omogeno per tutte le famiglie e i giovani del Friuli Venezia Giulia. I costi di
iscrizione, dei percorsi scolastici, dei trasporti, della mensa o del doposcuola, non sono accessibili
a tutti allo stesso modo. Si interverrà in modo che questo diritto appartenga a tutti. Si contrasterà il
fenomeno della dispersione scolastica, anche attraverso Piani ad hoc, come il Piano per
l’adolescenza a supporto del post-pandemia e si darà piena attuazione alle norme regionali per il
contrasto dell’analfabetismo funzionale ed emotivo.
Le scuole non sono sempre al riparo da problemi strutturali e non sono tutte uguali. Predisporremo
un programma pluriennale, condiviso con i Comuni e le Istituzioni scolastiche, per la messa in
sicurezza e l’efficientamento degli edifici. Sarà riservata attenzione anche al tema dell’alimentazione
nelle mense scolastiche e, più in generale pubbliche, con garanzie sulla provenienza di prodotti
animali e percentuali di prodotti biologici e a km0.
Va assicurata la flessibilità dell’orario scolastico poiché attualmente la scuola pubblica (infanzia e
primaria in particolare) dispone di orari che non corrispondono ai bisogni delle famiglie, specie nel
caso in cui entrambi i genitori lavorano. Serve ampliare l’orario in termini di pre-accoglienza, post
accoglienza e doposcuola considerato che questi servizi vengono attivati a completa discrezione e
finanziamento dei Comuni (ad esempio, i servizi scolastici a domanda individuale con contribuzione
delle famiglie).
È necessario quindi incentivare, attraverso specifici fondi regionali, l’attivazione di servizi integrativi
alla luce del fatto che non tutti i Comuni possono permetterseli.
Ulteriore linea d’intervento è tesa alla riduzione e alle esenzioni per famiglie con basso Isee rispetto
ai servizi scolastici a domanda individuale, che in generale prevedono la contribuzione delle famiglie.
Alcuni Comuni hanno già operato in questo senso secondo il principio che non si elargiscono
contributi a ristoro (chi non ha possibilità non può anticipare visto che i contributi influiscono sulla
consistenza del reddito e falsano l’Isee) ma si esenta o si abbatte la spesa a monte. Questa
attenzione potrebbe diventare un livello essenziale delle prestazioni sociali regionale.
L’impegno è rivolto a rendere le preziose Università, le Strutture, Centri e Istituti di ricerca sempre
più autorevoli ed internazionali, capaci di attrarre talenti, di stabilire strette connessioni con territori
ed imprese, e far evolvere il Friuli Venezia Giulia.
L’attrattività nel settore della ricerca deve essere continua poiché fattore indispensabile per la
produzione di innovazioni, brevetti e la transizione del sistema produttivo verso attività ad alto valore
IL TUO FUTURO, LA NOSTRA TERRA – CANDIDATO PRESIDENTE MASSIMO MORETUZZO
aggiunto. I giovani talenti, oggi in fuga all’estero, possono trovare ragioni per rimanere. Proponiamo
la costituzione di una Fondazione pubblico-privata per la ricerca, seguendo l’esempio della
Fondazione Bruno Kessler della Provincia autonoma di Trento e dell’Eurac di Bolzano.
La cospicua capacità di spesa della Regione deve determinare impatti e, quindi, assicurare la
costituzione di un progetto di carattere strutturale capace di far restare e attrarre, creare conoscenza
e innovazione. La Fondazione si configura anche quale strumento di coesione territoriale in grado
di capitalizzare esperienze consolidate, come quelle radicate a Trieste, e distribuirle nei vari contesti
del Friuli Venezia Giulia. - Connettersi all’Europa e al Mediterraneo, accedere ai luoghi, muoversi in libertà e in
sicurezza
La rete dei trasporti e i servizi di mobilità rappresentano settori ampiamente penalizzati dall’ azione
di governo della Giunta Fedriga.
Si è assistito ad un generale indebolimento della qualità dei servizi di trasporto delle persone, non
si sono attivate soluzioni per incrementare l’utilizzo dei mezzi pubblici e, a fronte di un aumento fino
al 12% dei biglietti, si sono registrati seri ritardi nella promozione di azioni e investimenti finalizzati a
rafforzare i servizi di trasporto, in termini di dotazione del personale, affidabilità e frequenza.
Gli stessi progetti sostenuti da investimenti Pnrr rischiano di non essere portati a compimento entro
il 2026.
Si deve affermare un modello dei trasporti e della mobilità inclusivi, efficienti e sostenibili.
Si procederà alla rapida attuazione di programmi di riconversione dei parco-veicoli delle grandi
aziende pubbliche con veicoli a basse emissioni.
Al fine di potenziare di potenziare l’«offerta» dei servizi e sostenere la «domanda» di mobilità, si
attiveranno iniziative e provvedimenti al fine di: - aumentare il numero delle persone che utilizzano i mezzi pubblici, su gomma e ferro,
- organizzare un sistema intermodale della mobilità definito “Regione in 30’” che metta a
sistema i servizi Tpl ferro/gomma/mare, ricalibri le corse per incrociare meglio la domanda di
mobilità, in ambito urbani ed extraurbano, al fine di evitare che gli utenti siano sprovvisti di
mezzi per spostarsi specie a tarda ora; - allargare i servizi di trasporto del trasporto pubblico nella dimensione transfrontaliera
(Gorizia-Nova Gorica; Trieste-Istria-Ljubljana) integrando i servizi urbani con quelli ferroviari; - dotare i mezzi di trasporto urbano ed extraurbano di sistemi smart per i pagamenti e la
certificazione degli abbonamenti, per le informazioni al pubblico, - diffondere il modello di servizi flessibili a chiamata (o “on demand”), sia nell’ambito dell’intera
montagna regionale e delle aree interne sia nei principali contesti urbani, - integrare i titoli di viaggio tra le diverse modalità di trasporto realizzando il biglietto unico;
- rendere gratuiti i servizi Tpl per bambini, studenti e anziani.
Verrà introdotto alla scala regionale il MaaS (Mobility as a Service) per supportare la mobilità
sostenibile delle persone, favorire l’intermodalità e garantire l’accessibilità nei luoghi periferici e poco
serviti.
Il Friuli Venezia Giulia rappresenta un territorio di intersezione tra il Far East, il Mediterraneo,
l’Europa Centrale e Centrorientale, incardinato nel Corridoio 1/Baltico Adriatico e 3/Mediterraneo,
ed è connotato da una robusta articolazione urbana policentrica.
Queste funzioni non sono supportate da un sistema ferroviario di elevata qualità nel trasporto delle
persone né da una rete dotata di capacità per sostenere il trasporto delle merci.
IL TUO FUTURO, LA NOSTRA TERRA – CANDIDATO PRESIDENTE MASSIMO MORETUZZO
Si assiste a tempi di percorrenza piuttosto troppo lunghi sulla direttrice Trieste – Venezia, ma anche
sulla linea storica che collega le 4 principali città del Friuli Venezia Giulia, con servizi che spesso
non corrispondono alle esigenze dei viaggiatori causa i frequenti disservizi e disagi. Sono ancora
numerosi i servizi ferroviari che si arrestano a Venezia-Mestre anziché proseguire per la nostra
Regione: ogni giorno sono 35 i treni Freccia Rossa di Trenitalia collegano le città di Padova e
Venezia, mentre sono solo 3 che raggiungono Trieste e solo 2 Udine.
Serve un radicale cambio di passo considerato che non è possibile rimanere isolati dall’Italia, che si
vuole aumentare la competitività industriale e rendere disponibili servizi che permettano alle persone
di muoversi rapidamente. Ciò rappresenta un diritto delle persone, una leva di competitività e di
promozione territoriale.
A Rfi viene richiesto il rispetto del programma degli investimenti che consenta di superare
strozzature e fragilità del sistema attraverso l’irrobustimento complessivo della capacità ferrovia in
modo da favorire il transito di treni almeno di 750 mt, il completamento dei lavori nei nodi di Udine e
Monfalcone, il potenziamento tecnologico e velocizzazione della linea Venezia – Trieste al fine di
ridurre i tempi di viaggio, almeno ad 1 h di percorrenza, ed aumentare del 25% la capacità dei treni
merci e passeggeri.
Il Friuli orientale e la zona di Pordenone sono aree strutturate con nodi logistici e reti di trasporto di
primo livello che vanno ulteriormente rafforzate e qualificate, anche attraverso interventi coerenti; a
Gorizia, nell’ambito del consolidamento dell’ecosistema logistico – industriale, è necessario investire
in ferrovia e nel potenziamento dei raccordi.
A Trenitalia e Rfi si richiede di aumentare il livello generale dei servizi di trasporto per i passeggeri,
non solo le tariffe (+10% nel corso degli ultimi anni).
I territori non possono essere considerati una commodity territoriale cui assegnare la mera funzione
di agevolare i transiti delle merci tra il Mediterraneo e l’Europa.
Nell’intento di integrare manifattura, logistica e territorio, si favorirà l’organizzazione di un forte
ecosistema logistico-industriale a supporto dello sviluppo del Friuli Venezia Giulia, anche tramite un
modello di governance ed alleanze funzionali che metta a sistema in correlazione una pluralità di
asset (porti, interporti, scali, centri merci) e servizi logistici su scala regionale.
Va sottolineata la capacità di sviluppo espressa dall’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico
Orientale che, in relazione all’esigenza di organizzare un ecosistema strutturato e competitivo, può
e deve rappresentare un fattore di integrazione e motore di competitività del tessuto imprenditoriale,
sostenendo gli stessi processi di internazionalizzazione. L’Autorità di Sistema ha puntato, attraverso
un accordo con Rfi e consistenti investimenti, sul potenziamento e ammodernamento tecnologico
delle infrastrutture esistenti ottenendo risultati importanti nella mobilità delle merci. Vanno sfruttate
tutte le potenzialità dal Porto Franco Internazionale di Trieste.
Va garantita l’accessibilità ferroviaria e stradale alle aree industriali regionali.
Attraverso le risorse del Pnrr va potenziata la logistica territoriale, le infrastrutture e il digitale da cui
possono trarre beneficio le persone e le imprese.
Il dialogo con le comunità e la capacità di conciliare il programma delle infrastrutture con i programmi
di territorio permettono di affrontare le possibilità e criticità, quali quelle che si presentano sulla tratta
ferroviaria Trieste – Venezia Mestre (bivio di San Polo), che suggeriscono l’organizzazione di un
sistema di “metropolitana leggera” e il diniego ad interventi in galleria o “trafori” (Carso).
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Vogliamo introdurre il débat public come prassi per affrontare temi e questioni complesse, che
acquisiscono credibilità ed efficacia realizzativa impendendo con ciò il determinarsi di conflittualità
esasperanti, spreco di denaro ed allungamento dei tempi di costruzione.
Serve maggiore attenzione per lo scalo regionale di Ronchi dei Legionari che richiede visione e
stabilizzazione della sua funzione, nell’ambito dell’incoming e dell’intermodalità ed in relazione con
il sistema aeroportuale del nord est, perseguendo le politiche di continuità territoriale per aumentarne
le tratte e i collegamenti.
La Zona logistica semplificata del Friuli Venezia Giulia rappresenta un’occasione, in coerenza con
le esigenze di equilibrio dell’assetto regionale, per l’attrattività produttiva considerato che permette
agevolazioni fiscali ed economiche. Deve essere in ogni caso rapidamente attivata.
Dalla zonizzazione è indispensabile passare rapidamente all’approvazione del Piano Strategico
(DGR 495/2022) e alla sua operatività chiamando ad agire per competenza il Governo nazionale.
Riguardo la gestione del traffico proveniente dalla pedemontana veneta, va predisposto un progetto
di miglioramento infrastrutturale concentrando le risorse per superare le criticità esistenti, in ogni
caso in coerenza con il progetto di territorio espresso dalle comunità locali e compatibile con la tutela
ambientale delle zone coinvolte.
Riguardo la mobilità ciclabile, l’attenzione verrà rivolta al coinvolgimento delle imprese e delle grandi
aziende pubbliche in modo da favorire l’utilizzo della bici da parte dei propri dipendenti, anche sotto
la guida del Manager della mobilità e la predisposizione del Piano degli spostamenti «casa – lavoro»,
in modo da stimolare i trasporti e la mobilità sostenibili.
Inoltre, ci si propone di strutturare e dare continuità a ciclovie e itinerari ciclabili, realizzando
interconnessioni tra le dorsali principali, le reti e itinerari in grado di connettere efficacemente luoghi
periferici, paesaggi di pregio, ambienti rurali e contesti della produzione autentica nonché favorire la
realizzazione di hub intermodali locali. Se il cicloturismo offre grandi opportunità, culturali ed
economiche, i territori e le città di destinazione non sono solo chiamate a organizzare un sistema
articolato pure ad avvalersi di progetti di scala, come “Nova Gorica – Gorizia Capitale Europea della
Cultura 2025”, per consolidare nel contesto della European Green Belt le dorsali fondamentali, come
la Fvg 5 dell’”Isonzo”, in modo da realizzare veri e propri corridoi verdi europei che ben si integrano
con medesime iniziative promosse dagli altri Stati (Slovenia) e permettono le relazioni con i percorsi
ciclabili del Collio e del Carso, da una parte, e della pianura friulana e della laguna dall’altra.
Attraverso il continuo dialogo con i Comuni, si rafforzeranno le relazioni tra i sistemi ciclabili urbani
e i contesti territoriali (Biciplan comunali, Biciplan di area vasta) in modo da organizzare un sistema
integrato che ampli le opportunità di accessibilità.
Vanno adottate misure ed integrate le azioni in modo da permettere alla Regione di raggiungere gli
obiettivi europei sulla sicurezza stradale che impongono il dimezzamento del numero di vittime e di
feriti gravi entro il 2030 rispetto al 2019: in realtà, si è purtroppo passati dalle 72 vittime del 2019 alle
82 del 2021 (+15%).
Maggiore attenzione verrà riservata ai pedoni che nelle varie città e località spesso non vedono
rispettati i loro diritti alla mobilità e alla sicurezza. Zone “30”, percorsi dedicati, ristrutturazione del
sistema dei parcheggi e marciapiedi rappresentano alcune delle soluzioni che dovranno essere
applicate e che già vedono impegnate le amministrazioni locali civiche e progressiste. - Protagonisti della Transizione energetica. Affermare l’economia circolare e
promuovere nuove filiere produttive
La comunità regionale nel suo insieme deve diventare protagonisti della Transizione energetica
poiché è l’occasione per affermare l’economia circolare e promuovere nuove filiere produttive.
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La Giunta Fedriga ha tentennato e non si è posta in una posizione lungimirante per costruire da
subito le condizioni per raggiungere gli obiettivi richiesti dall’U.E. e dalla comunità internazionale e,
nel farlo, corrispondere alle aspettative di persone ed imprese.
Va attuata la riorganizzazione del sistema distribuito sul territorio delle partecipate pubbliche che
operano nel settore della raccolta e smaltimento di rifiuti, al fine di potenziare le attività, ottimizzare
l’utilizzo e la gestione degli impianti esistenti, abbassare i costi delle bollette per le famiglie e le
imprese.
Riguardo la gestione dei rifiuti, vanno perseguiti gli obiettivi di economia circolare che prevedono la
riduzione, il riutilizzo, il recupero della materia ed energetico e l’efficienza delle risorse, come il
consumo di acqua e reagenti. Non vanno intraprese scelte di incenerimento e di smaltimento, tra gli
altri, dei fanghi di depurazione, che causino significativi danni ambientali di lungo periodo. Le
eventuali decisioni devono essere coerenti con il Pnrr e con le norme UE riguardo la transizione e
gli standard di emissione, di efficienza e il monitoraggio finalizzati a ridurre l’impatto ambientale degli
impianti.
Le attività economiche non devono portare a inefficienze prevedendo l’utilizzo di materiali recuperati
o riciclati, limitando l’uso delle risorse naturali.
Ci poniamo l’obiettivo di fare del Friuli Venezia Giulia prima Regione europea plastic free.
In coerenza con gli obiettivi della transizione energetica e con l’abbandono (phase out) dal carbone
auspicato dal Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec), va perseguito l’obiettivo di
procedere verso la chiusura degli impianti ancora alimentati a carbone, sostenere nuove produzioni
di energia rinnovabile e valutare con attenzione, in costante confronto con i territori coinvolti, e in
ogni caso dentro uno scenario complessivo di conversione ecologica, altre opzioni che prevedono
l’utilizzo di fonti fossili come elemento di transizione verso la neutralità carbonica.
Riguardo l’ipotesi di installazione di impianti di rigassificazione offshore nel Mare Adriatico che bagna
il Friuli Venezia Giulia, laddove necessari, devono garantire il principio della compatibilità
ambientale, paesaggistica, turistica ed economica e devono assicurare l’agibilità delle infrastrutture
e servizi portuali senza frapporre intralci.
Verranno valutate altre soluzioni progettuali ed impiantistiche a mare connesse con il trasferimento
di gas in forma liquida, tenuto conto del rispetto dei principi di compatibilità.
Servono soluzioni industriali “green” e di elevata innovazione tecnologica, in coerenza con la
prospettiva del rafforzamento della Blu Economy che coinvolge il sistema di Monfalcone e dell’Alto
Adriatico, e va messo in atto un tavolo interistituzionale, anche con la partecipazione dell’area vasta,
per valutare impatti e fenomeni inquinanti esito delle scelte energetiche che permetta di superare la
contrapposizione tra “salute” e “lavoro”.
Sarà pieno il sostegno alla diffusione dell’autoproduzione attraverso le comunità energetiche che
verranno supportate dal punto amministrativo e finanziario, a partire dalla fase progettuale.
Particolare attenzione verrà posta alle ‘comunità energetiche solidali’ quali strumenti a disposizione
per combattere la povertà energetica e le disuguaglianze sociali permettendo, a chi non ha i mezzi
per acquisire un impianto, di usufruire dei benefici economici, oltreché concorrere alla qualità
ambientale.
La produzione energetica diffusa ha diversi vantaggi poiché non richiede nuove e costose
infrastrutture di rete, responsabilizza i consumatori, garantisce contro i rischi dovuti alla dipendenza
dalla rete per l’energia.
IL TUO FUTURO, LA NOSTRA TERRA – CANDIDATO PRESIDENTE MASSIMO MORETUZZO
Va perseguita la gestione innovativa dei programmi di produzione dell’energia da Fer (Fonti
energetiche rinnovabili) favorendo la filiera del legno connessa con il sistema energetico nei casi
dove sostenibile.
L’idrogeno verde dovrà entrare nel mix energetico.
Secondo l’aggiornamento del Pniec, sul territorio italiano va incrementata di almeno 60 Gw la
potenza installata di fonti rinnovabili entro il 2030, che per il Friuli Venezia Giulia significa
incrementare l’installazione di Fer di 1,4 Gw: si tratta di un obiettivo alla portata.
Nel caso di installazione dei nuovi impianti a terra di produzione di energia, si terrà conto delle linee
guida del Mise indicate attraverso il Decreto Ministeriale del 10 settembre 2010 e verrà promosso lo
sfruttamento intensivo di aree dismesse, industriali, militari, marginali e degradate, come verranno
utilizzati siti oggetto di bonifica. L’impegno è rivolto a prevedere un utilizzo parsimonioso dei terreni
agricoli purché nella forma dell’agrivoltaico (art. 65 Dl 1/2012) e ad assecondare l’evoluzione della
tecnologia e la riduzione dei costi.
Si opererà attraverso due direttrici: - l’aggiornamento del Piano Energetico Regionale (Per) che permette di stabilire i processi
attraverso cui realizzare la Transizione, i fabbisogni annuali, anche in termini di potenza da
installare, le superfici da impiegare, di impianti accessori da disporre (quali accumulo e
distribuzione dell’energia); - il confronto con i Comuni dell’area vasta cointeressate da investimenti, gli agricoltori e, più in
generale, con i portatori d’interesse.
Appare incomprensibile l’approvazione da parte dell’Amministrazione regionale di procedure veloci
ai fini dell’installazione nelle stazioni di pompaggio di Somplago e Paluzza della Società Italiana per
l’Oleodotto Transalpino (SIOT) dei cogeneratori a metano di elettricità e calore per riscaldare il
petrolio facendolo scorrere più velocemente nella condotta.
Questo progetto, peraltro approvato in assenza di procedura d’impatto ambientale e destinato a
consolidare le emissioni inquinanti, è stato considerato in assenza di confronto pubblico con i
Comuni e le popolazioni delle valli interessate dall’opera e senza riflettere sull’analisi riguardo
l’installazione dei cogeneratori a metano elaborata dall’Agenzia per l’Energia del Friuli Venezia
Giulia (Ape).
Riteniamo doveroso che l’Amministrazione regionale ripensi alla procedura adottata, ritirandola, e
gli investitori rendano note le valutazioni relative al risparmio energetico prima ancora riguardo i
ritorni di natura economica.
Va attuata nel suo complesso la Legge regionale 6 novembre 2020, n. 21, “Disciplina
dell’assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni d’acqua a uso idroelettrico”, per
raggiungere l’obiettivo della valorizzazione del patrimonio idrico regionale nell’ottica dello sviluppo
sostenibile, garantendo alle comunità interessate dalle derivazioni, per lo più montane, le ingenti
risorse previste dalla norma approvata.
Va perseguito il risparmio energetico attraverso attività integrate tra loro: - l’efficientamento di edifici pubblici e delle abitazioni (isolamenti termici, sistemi alternativi di
riscaldamento), sostenuti in questa fase da provvedimenti nazionali che hanno dimostrato la
loro efficacia sia dal punto di vista ambientale, con l’abbattimento delle emissioni climateranti,
sia occupazionale alimentando il mercato interno, generando posti di lavoro; - la modalità di trasporto sostenibili (auto elettriche, trasporto pubblico, specialmente autobus
e treni alimentati a fonti rinnovabili); - la diffusione delle piste ciclabili e le modalità bike-to-work;
IL TUO FUTURO, LA NOSTRA TERRA – CANDIDATO PRESIDENTE MASSIMO MORETUZZO - la predisposizione di politiche urbanistiche innovative, alla scala locale e di area vasta, per
ridurre la necessità di spostamenti privati.
La formazione tecnico-professionale nel settore energetico è indispensabile per disporre di
competenze nella programmazione e gestione del settore e per ampliare gli spazi all’occupazione
dei giovani.
L’acqua che non c’è, che scarseggia, che viene dispersa. Questione strategica che impone un suo
governo complessivo, dai monti, alla pianura e al mare.
La gestione della risorsa acqua ha rappresentato una questione irrisolta in questi ultimi 5 anni.
Si sono generati ritardi infrastrutturali, appesantimenti burocratici e una pessima gestione delle
risorse idriche e del pompaggio dell’acqua.
Serve un rigoroso piano di gestione cominciando dall’aggiornamento del Piano Regionale Tutela
delle Acque, approvato nel 2018, che definisca gli scenari per i prossimi 20 anni ed individui misure
di adattamento ai cambiamenti climatici, in particolar modo per i settori che la utilizzano
maggiormente quali l’agricoltura, la zootecnia e le industrie che impiegano grandi quantità d’acqua
nel processo produttivo.
Sarà urgente una revisione del Piano per salvaguardare la risorsa e limitarne gli sprechi, con essa
prevedere il potenziamento della rete acquedottistica per limitare le perdite di acqua ed il corretto
approvvigionamento dai pozzi artesiani, rimodulando le politiche regionali e la gestione dei Consorzi
di bonifica nonché capitalizzando quelle pratiche positive di collaborazione tra imprese agricole e
Consorzi che hanno permesso di realizzare impianti di irrigazione innovativi a goccia.
È utile l’esperienza delle Assemblee Regionali d’ambito per il servizio idrico e di alcune Società di
gestione al fine della migliore programmazione e realizzazione delle reti, e tra queste la sostituzione
delle tubazioni in cemento-amianto. - Riconoscere la questione ambientale come sistema di interdipendenze
La questione ambientale va assunta come interdipendente e non dissociabile dalle politiche
economiche, sociali, sanitarie, di giustizia, uguaglianza, solidarietà, mutualismo e benessere, di
garanzia dei diritti e delle libertà riconosciute dalla Costituzione ad ogni cittadino.
In questo senso, va superata definitivamente una visione ed un approccio della tutela ambientale
come limite esterno, negativo e costoso della propria attività e responsabilità istituzionale.
Vanno pertanto utilizzati criteri ecologici nella definizione delle politiche economiche, energetiche,
sociali e territoriali orientando, in primo luogo, la produzione legislativa e le azioni di pianificazione
nella prospettiva ecosistemica di conversione in senso circolare dell’economia e della società,
considerando le risorse energetiche e naturali e gli obiettivi di crescita e benessere entro il limite
della complessiva capacità di carico dell’ecosistema e del tasso di rigenerazione delle risorse
disponibili in Friuli Venezia Giulia.
Sarà ben riconoscibile nell’attività legislativa regionale il recepimento della riforma apportata all’art.9
della Costituzione “La Repubblica” riguardo la tutela, l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi,
anche nell’interesse delle future generazioni, e dell’art. 41 “L’iniziativa economica privata” che non
può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale e recare danni alla salute e all’ambiente, alla sicurezza,
alla libertà, alla dignità umana.
L’intento sarà volto a predisporre programmi, ed i relativi controlli, affinché le attività economiche,
pubbliche, private e cooperative, possano assumere valenze sociali e ambientali. - Orgogliosi della Bellezza, della biodiversità e dell’autenticità dei nostri patrimoni
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I nostri patrimoni e territorio sono belli: saranno sicuri ed accessibili.
La bellezza del nostro territorio deve essere un tratto identitario e di appartenenza alle nostre
comunità, se lo è per il cittadino lo sarà automaticamente anche per gli appassionati, i viaggiatori,
turisti, accolti non più come meri consumatori di prodotti turistici, ma come protagonisti di offerte
innovative, esperienziali, ecosostenibili, culturali e di diretta conoscenza e comprensione dei luoghi
e delle popolazioni.
Rappresenta un approccio in grado di produrre vantaggi economici e, quindi, di generare nuove
risorse e opportunità lavorative locali, garantendo la protezione e integrità dell’ambiente e, in diretta
imprescindibile relazione, la sostenibilità per le comunità ospitanti e il miglioramento del loro
benessere.
Vanno messi in atto, dopo anni di inerzia, un: - programma straordinario e strutturale di messa in sicurezza del territorio, posto nella
prospettiva dell’adattamento al cambiamento climatico e all’aumento dei fenomeni
meteorologici di forte intensità e frequenza, - piano strategico di rigenerazione urbana e di rigenerazione del patrimonio rurale che
coinvolga le città, le località di pianura e le aree montane, che si avvalga delle Soluzioni
basate sulla natura (Nbs) utilizzando il verde e la natura per migliorare la qualità ambientale
e la qualità della vita e che permetta la riduzione dei processi di dispersione insediativa e la
ricomposizione di contesti e compendi urbani.
Si tratta di due indirizzi generatori del mercato interno e di stimolo alla specializzazione produttiva
delle imprese e filiere, ed occasione di benessere per le aree marginali e le Terre Alte.
Serve un programma attendibile per l’ampia Montagna friulana, per il Carso ed il Collio. I
cambiamenti climatici (aumento delle temperature, poca neve e gelo, incendi boschivi) impongono
una strategia, decisioni lungimiranti e azioni di prevenzione, in relazione con le aspettative delle
comunità locali e attraverso coordinamenti nello spazio transfrontaliero.
Nel caso delle aree boscate soggette ad incendio, sono necessarie opere tagliafuoco e di
salvaguardia centri abitati nonché la rinaturazione boschiva, dirimendo i vincoli derivanti dalla
tipologia di area forestale (pubblica, privata) e promuovendo la sostenibilità integrata in termini agrosilvo-pastorali.
Il Tagliamento quale Patrimonio Mondiale naturale Unesco è questione fondamentale del Friuli
Venezia Giulia. Oltre gli ennesimi studi di fattibilità, stipulare il “patto tra le comunità” riguardo la
condivisione degli interventi e le attività di valorizzazione.
I principali e peculiari fiumi e torrenti rappresentano valori autentici e motori dello sviluppo di qualità
dei territori attraversati e del Friuli Venezia Giulia che richiedono il coinvolgimento delle comunità e
l’attuazione dei ‘Contratti di Fiume’.
Va perseguita la proposta di individuare in luogo della Commissione un soggetto istituzionale in
grado di elevare la qualità e l’efficacia della cooperazione ai fini della corretta salvaguardia e
gestione ambientale delle acque transfrontaliere.
La tutela e promozione della Laguna di Grado e Marano vanno affrontate attraverso un programma
integrato che metta a sistema i fattori idraulici, della pesca e del turismo con quelli industriali,
considerato che su questo complesso e delicato ecosistema insiste un robusto compendio
industriale (Aussa – Corno, Torviscosa) e un porto dalle potenzialità in espansione.
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Consapevoli che il tema della perdita di biodiversità, così interconnessa al cambiamento climatico,
sia fondamentale per la salute umana, la sicurezza economica e alimentare, siamo impegnati a
riportarlo al centro dell’attenzione.
Vanno rafforzati gli investimenti nella rete Natura 2000 e migliorate le sinergie con gli strumenti di
finanziamento europei.
Sulla presenza dei grandi carnivori sulle nostre montagne e nelle aree vicine ai centri abitati, vanno
implementate le azioni di mitigazione dei conflitti con le attività zootecniche, su cui sta lavorando
l’Università di Udine, ed avviate attività di monitoraggio anche ai fini di precisare le migliori strategie
sulla base di dati scientifici e di condividere le soluzioni con i portatori di interesse.
La Regione, pur dotata di Specialità, non ha tuttavia avuto il coraggio di tentare la strada della
pianificazione territoriale e urbanistica che fosse autonoma e non derivata dallo Stato contraddistinta
da una impostazione verticistica, gerarchica e a “cascata”.
Si intende perseguire, invece, un approccio urbanistico che parta dalle comunità locali e permetta di
selezionare criteri e capitali territoriali cui riferirsi filtrando il senso dei luoghi e le proposte di
trasformazione.
È maturo l’avvio di una pianificazione innovativa rilanciando la cultura del governo del paesaggio e
delle risorse, elementi necessari e irrinunciabili per affermare identità e senso di apparenza, e
pertanto i Comuni del Friuli Venezia Giulia saranno stimolati ad immaginare propri possibili futuri e
ad adeguare gli strumenti di pianificazione e ad avviare politiche di area vasta che vaglino le
intuizioni e le proposte che giungono dal ‘basso’ di salvaguardia e promozione integrata dei
patrimoni.
Serve una nuova Legge urbanistica che designi le comunità locali a tutti gli effetti “comunità di
progetto”, non l’ultimo anello di una catena incomprensibile di ordini, in grado di “pensare” e “fare”
ipotesi e valutare i fattori che impatteranno sui nostri territori.
In Friuli Venezia Giulia sono presenti siti, utilizzati e dismessi, ancora inquinati su cui orienteremo
massicci investimenti, dalla combinazione di risorse U.E., nazionale e regionali, in modo da garantire
condizioni di sicurezza e disponibilità a loro completo utilizzo. - La creatività accende una luce sui luoghi, crea coesione, radica conoscenze
Il Friuli Venezia Giulia che produce creatività attraverso la cultura, che accende una luce sui luoghi
della memoria e costruisce la pace, crea coesione sociale, radica conoscenze e diffonde saperi.
Serve un grande progetto per integrare le risorse alle attività culturali ad un panorama totalmente
nuovo, dove la cultura non sia solo la fruizione di eventi, bensì la chiave per la partecipazione alle
sfide emergenti sulla sostenibilità, sulla giustizia sociale dove, ricomprendendo le risorse umane e
tecniche presenti nelle comunità, si possa restituire un ecosistema culturale più ampio e profondo.
L’impegno è rivolto a destinare almeno il 2% del Bilancio regionale al settore.
La cultura in questa declinazione diventa strumento di trasformazione sociale, urbana, stimolando
le energie e le capacità dei cittadini, delle organizzazioni e delle istituzioni. Un macroprogetto
composto da tanti microprogrammi di intervento che inizino a rovesciare la passività della fruizione
culturale, e da grandi progetti di rigenerazione sociale nelle aree di maggior fragilità.
Va rapidamente regolamentata la legge 23/2015 sui beni culturali lasciata “in sospeso”
dall’Amministrazione Fedriga, senza la quale non è possibile sviluppare politiche di sviluppo delle
istituzioni culturali e di adeguamento ai tempi dei servizi sempre più articolati che queste sono
chiamate a erogare.
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Il programma “Nova Gorica – Gorizia a Capitale Europea della Cultura per il 2025” rappresenta
un’occasione di crescita consapevole per l’intera Regione. Occorre predisporre un piano di
interventi, soprattutto a livello di istituzioni, che da un lato valorizzi l’identità locale ma
contemporaneamente apra nuovi orizzonti in termini di integrazione e di cooperazione duratura.
Va effettuata una ricognizione delle potenzialità culturali, ricettive e organizzative e messa in atto
una programmazione strutturata delle iniziative accelerando i tempi relativi all’acquisizione degli
investimenti secondo il principio della “logica di risultato”. Vanno precisate le modalità di intervento
e gli impatti che si intendono determinare, rifuggendo dalle dichiarazioni d’intenti.
In modo particolare, va definito immediatamente il quadro del progetto coinvolgendo realmente il
territorio culturale, sociale ed economico, coerentemente con gli indirizzi del Bid Book e nella
consapevolezza della potenzialità e dell’occasione unica rappresentata dal programma e della
necessità di guidare un processo unitario mettendo a disposizione qualità e l’ambizione adeguata
alle risorse oggi disponibili.
Va assicurato il rapido rilancio del ruolo dei Musei attraverso investimenti nuovi allestimenti,
miglioramento dell’accessibilità, spinta all’innovazione alla digitalizzazione in funzione culturale e
fattore di attrattività turistica, catalogazione.
Intendiamo procedere alla costituzione delle reti museali tematiche ed ampliare gli spazi di ricerca
riguardo la disciplina delle digital humanities, o informatica umanistica, considerato la possibilità di
realizzare esperienze innovative ed emozionanti di installazioni museali attraverso l’utilizzo del
digitale nei campi della storia, dell’etnografia, dell’archeologia, delle cineteche con l’archiviazione di
foto e filmati.
Lungo questa linea, si tratta di riprendere la formazione del personale, nominare i Direttori con
competenze e qualifica specialistica. Occorre affrontare il problema dell’impoverimento degli
organici nelle istituzioni culturali causato dalle mancate sostituzioni e dalla tendenza
all’esternalizzazione di tutti i servizi.
Va ristabilito un rapporto più stretto con le Università regionali dove i corsi di laurea collegati alla
gestione dei beni culturali sono in pericolo di estinzione per la mancanza quasi totale di reali sbocchi
professionali.
Le imprese culturali e creative rappresentano una realtà consolidata che permettono lo sviluppo del
territorio, con particolare attenzione all’accessibilità alle iniziative organizzate.
Tale realtà va ulteriormente diffusa e radicata, attraverso il ripensamento della legislazione in vigore
e più incisive politiche di sostegno e sviluppo all’imprenditorialità in questo settore che, in particolare,
coinvolge giovani competenze di alta specializzazione.
Il territorio del Friuli Venezia Giulia è costituito da luoghi autentici capaci di attrarre e da patrimoni
ambientali, storici ed artistici ben conservati e strutturati. La vita e l’evoluzione delle comunità e delle
economie locali sono state contrassegnate fin dal medioevo dal lavoro e dalle attività produttive
incardinate sui mulini, battiferri, segherie e fornaci.
Una parte delle più antiche strutture sono tuttora esistenti e compongono il tessuto di archeologia
industriale che va ricompreso nelle politiche di promozione turistica e di valorizzazione culturale.
Sport per tutti, sport in ogni luogo. Si tratta di favorire la partecipazione alle attività sportive le famiglie
a redditi più bassi, investire sulla formazione degli operatori sportivi nella preparazione al
coinvolgimento dei bambini e ragazzi con genitori stranieri, che per motivi economici e sociali
rischiano l’emarginazione.
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La Regione deve sviluppare un rapporto stretto e proficuo con gli enti nazioni che sovrintendono alle
attività sportive nel loro insieme. In particolare va implementato il ruolo di coordinamento nei
confronti delle singole federazioni e degli enti di propaganda sportiva attive in Friuli Venezia Giulia,
affiancandosi nell’organizzazione di specifici corsi per la formazione e l’aggiornamento dei dirigenti
sportivi soprattutto sulle tematiche degli adempimenti fiscali e delle tutele legali delle società e della
salvaguardia della salute dei praticanti. Va inoltre favorito il coinvolgimento delle università della
regione, già molto attive e decisamente all’avanguardia nella ricerca applicata alle attività fisiche e
sportive, con lo scopo di facilitare lo scambio tra mondo della ricerca e organizzazione delle attività
fisica, sportiva e agonistica, in modo che i risultati della ricerca stessa possano essere più facilmente
fruiti dai praticanti, a beneficio soprattutto della sempre più ampia realtà di atleti disabili, sia amatori
sia agonisti.
Vogliamo coniugare gli investimenti sulle manifestazioni sportive di base e di vertice, con lo sport
come strumento di integrazione e veicolo della cultura del rispetto.
L’inclusione sociale è parte integrante delle attività sportive che richiede non solo attenzione pure la
promozione di attività “senza differenze” tra normodotati e persone con disabilità. - Le Terre Alte generatrici di valore e la Montagna friulana quale polo regionale della
sostenibilità e della rigenerazione
Poiché non ci vogliano rassegnare alle criticità, alla regressione demografica e all’indebolimento
delle comunità locali, intendiamo operare attraverso sistemi anticipanti di innovazione sociale ed
approcci che permettano di immaginare futuri, valorizzare le identità e le potenzialità della montagna
friulana attraverso politiche integrate e territori dotati, in primo luogo, di servizi e di manifattura capaci
di determinare di impatti per far rimanere le persone, per attrarre nuove famiglie e imprese, per far
ritornare giovani e donne.
Un orientamento opposto alla mera individuazione di generici obiettivi e alla dispersione di ingenti
risorse finanziarie dissociate dalla capacità di produzione di valore aggiunto, così come è stato
finora.
Non solo le geografie, gli spazi e i luoghi rappresentano fattori su cui intervenire per ridurre le
sperequazioni territoriali, di genere, economiche, sociali e, in più generale, il complesso delle
disuguaglianze.
Se la montagna “frana”, in termini di spopolamento, fuga di giovani e donne che conducono al
fallimento della vita nelle Terre Alte, opportunità economiche male e poco colte, biodiversità che si
impoverisce e di fragile assetto idrogeologico, come in effetti sta avvenendo, lo stesso Friuli Venezia
Giulia non trae vantaggio, si indebolisce anzitutto scaricando costi sulle altre comunità e territori.
Né si può pensare che la pianura guardi alla montagna per utilizzare biodiversità, acqua, legno,
energia, crediti di carbonio, senza una visione integrata della gestione delle risorse e un accordo
“metromontano”, cioè un patto tra città-pianura-montagna, per assicurare continuità ai servizi
ecosistemici.
Serve un nuovo modello istituzionale e governance che assegni grandi funzioni e compiti di natura
regionale a città e territori e, quindi, alla montagna.
In coerenza con la nostra radicata idea della Regione federalista, siamo convinti che la Montagna
friulana può e deve diventare il polo regionale della sostenibilità e della rigenerazione.
Alla montagna potrebbero venir assegnate responsabilità, quali: - Cambiamento climatico – predisposizione “Piano regionale di adattamento alla crisi
climatica”, quale strumento di indirizzo, previsione e orientamento delle scelte relative alla
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transizione energetica, all’implementazione delle azioni di riduzione dei rischi climatici, al
miglioramento delle capacità di adattamento dei sistemi naturale, sociale ed economico; - Assetto Idrogeologico – predisposizione del “Piano di Assetto Idrogeologico”, questione
rilevante connessa con il tema precedente e che riguarda frane e pericolosità idraulica, che
mettono a rischio famiglie e imprese, e che necessita di prefigurare scenari potenziali e/o
possibili in modo da anticipare impatti; - Sanità Digitale, Telemedicina – quale fattore abilitante e attività fondamentale per i territori
estesi a bassa densità come la montagna che richiedono l’erogazione di prestazioni a
distanza (specialistiche ed assistenziali, televisita, teleconsulenza medico-sanitaria,
teleriabilitazione motoria e cognitiva, telerefertazione), in coerenza con gli indirizzi del
Servizio Sanitario e in relazione con le strutture ed il modello organizzativo della sanità
regionale, che non può essere ulteriormente procrastinata e va rapidamente approfondita
riguardo i termini di costruzione dei servizi e delle soluzioni tecnologiche, la loro efficacia e
gli aspetti economici e organizzativi, anche recuperando altre esperienze (Trento).
Significa che le Comunità di Montagna (Carnia, Canal del Ferro e Valcanale; Gemonese, Destra
Tagliamento e Dolomiti Friulane, Natisone e Torre), i 4 Gal (Maniago, Tolmezzo, Tarvisio, Tarcento)
e i 2 Consorzi di Sviluppo Economico (Maniago, Amaro) rappresentano il primo nucleo di
competenze da capitalizzare, accanto ad una revisione della tecnostruttura regionale da organizzare
in coerenza con le macro-questioni individuate e all’inglobamento di contenitori come ‘Smart
Mountain’. A questo sistema saranno associate le Università, i Centri di ricerca e Innovazione
regionali.
I cittadini della montagna, al pari degli altri territori, soffrono della sanità che appare come una barca
senza timone e rotta.
Affrontare i bisogni di salute dell’area montana, che sono diversi da quelli espressi in città e in
pianura, significa partire dalle specifiche analisi riguardo le cause delle malattie che permettono
risposte efficaci e puntuali. La buona salute individuale e collettiva è in ogni caso determinata non
solo dall’elevata qualità ed efficacia dei servizi ospedalieri quanto dal positivo rapporto che si
instaura all’interno della relazione “benessere dell’uomo – benessere degli animali – benessere
dell’ambiente”. Su questo aspetto ci si deve impegnare ulteriormente.
L’organizzazione ospedaliera articolata sul modello ‘hub & spoke’ ha dimostrato in montagna di non
funzionare considerato che non solo non si sono potenziate le strutture periferiche ma si è realizzata
una combinazione negativa tra l’intasamento dell’Ospedale hub e il contemporaneo
depauperamento dell’Ospedale spoke che ha ulteriormente aggravato l’erogazione delle cure e dei
servizi alle persone.
Nel corso degli ultimi anni si sono indebolite la governance della sanità e la capacità di promuove
servizi di welfare. Il nostro impegno è rivolto a realizzare una rete del benessere diffuso dell’area
montana, che possono rappresentare vere e proprie antenne territoriali e irrobustire le attività di
prevenzione. Parallelamente, attiveremo un modello organizzativo della sanità che si basi sulla
partecipazione degli operatori, delle competenze e dei Comuni che permetta di immaginare
soluzioni, co-progettare le diverse politiche sociosanitarie, di monitorare e valutare gli esiti di indirizzi
e politiche. La condivisione delle informazioni, in entrata e uscita, e la collaborazione in fase
operativa assicurano maggiore efficacia alle decisioni.
All’interno di questo contesto, anche in montagna il personale ha subito stress, carichi di lavoro e
mancati riconoscimenti che ha determinato sia una fuga di risorse umane sia l’emergere di un
profondo malessere. Vanno rapidamente ripensate le politiche di programmazione formativa, il
sistema di reclutamento e rinnovata la fidelizzazione, ciò anche attraverso benefit per il disagio che
si riscontra ad operare nelle strutture collocate nelle aree marginali.
Vi è l’intenzione di ripensare ad alcuni indirizzi del Pnrr, in particolare per riorientare una parte delle
risorse dalle strutture alla promozione e sviluppo delle competenze specifiche e profili professionali.
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I Servizi sociosanitari e di welfare territoriale si rafforzano dalle relazioni reciproche con le imprese
e operatori del terzo settore e, in questo senso, vanno attivati Laboratori permanenti tra i vari soggetti
in modo da affrontare in modo integrato le questioni della salute e quelle eminentemente sociali. Si
rende tuttavia necessaria una Legge regionale che si occupi in termini innovativi del terzo settore.
Politiche avanzate di welfare richiedono risorse per le reti di protezione per le famiglie e i lavoratori
e per ampliare le opportunità a favore dei giovani, in particolare dei Neet e dei precari. Vale anche
per le donne che vivono e lavorano in montagna potersi avvalere della conciliazione tra famiglia,
lavoro e tempo libero e, per quante se ne sono andate, rappresentano una delle condizioni per il
loro ritorno.
La regressione demografica determina effetti combinati: da un alto, l’esplodere della classe d’età +
65 anni, che in numerose realtà ha raggiunto il 30% della popolazione, che diffonde le cronicità ed i
rischi di decadimento cognitivo, e dall’altro, rende disponibili un numero non marginale di compendi
edilizi ed edifici che con difficoltà il mercato riesce ad assorbire.
Intendiamo perseguire l’idea di conciliare le comunità, cioè mantenere una relazione tra le persone
e lo scambio di esperienze tra giovani e anziani, promuovere servizi assistenziali alla scala locale
fino a realizzare soluzioni di cohousing connessi con il riutilizzo di terreni per le produzioni orticole,
anche attraverso partenariati pubblico-privato e modelli di gestione innovativi recuperati dalle
esperienze più avanzate maturate sul territorio nazionale. Tale soluzione potrebbe rappresenta una
risposta in grado di incrociare le esigenze locali con quelle urbane, alimentate dai nuovi
comportamenti delle persone anziane di città che potrebbero decidere di spostarsi in montagna.
Ci si deve porre l’obiettivo dell’estensione degli effetti e della produzione di beni ecosistemici.
Pertanto, da un lato, vanno connesse le azioni previste per le Aree Interne di progetto, e quelle in
corso come le Valli del Torre e Natisone, con i territori pedemontani e, dall’altro, vanno stabilite
relazioni con le città e la pianura sull’utilizzo delle grandi risorse (acqua, legno, energia, crediti di
carbonio) in modo si possano determinare spill-over effects e gestire questioni complesse che
altrimenti rischiamo di minare il sistema regionale.
Serve un dinamico e creativo utilizzo degli strumenti come il “Distretto del Commercio” e il “Psr” che
mettono a disposizione risorse per il recupero e rigenerazione dei paesi di montagna e l’attivazione
di nuove imprese finalizzate al rafforzamento delle economie locali e alla diffusione dell’attrattività
non esclusivamente turistica. In particolare, il “Psr” deve sostenere le filiere corte e l’economia
circolare puntando alla multifunzionalità delle imprese, all’integrazione fra sistema agro-silvopastorale e le attività turistiche sostenibili, la tutela della sentieristica.
I principali progetti-obiettivo che attueremo riguardano: - la prossimità educativa per il tramite il potenziamento dei poli scolastici di primo livello e
l’organizzazione di un nuovo modello scolastico alla scala di valle, anche utilizzando gli spazi
e le prerogative della Specialità regionale, che non assuma criticamente i parametri nazionali
quanto sia coerente con le caratteristiche demografiche e sociali dei territori, in grado di
stabilizzare il personale, a fronte dell’eccessivo precariato, instabilità e turnover degli
insegnanti, e di promuovere attività extrascolastiche; si tratta immaginare ad una scuola
montana nella sua complessità e nel suo sviluppo similmente al sistema di Charter School
basato sui principi di una scuola integrata con il territorio e le sue risorse, sociali, culturali
naturali, e “a contratto”, gestita attraverso una programmazione pluriennale delle risorse; - la coesione e benessere delle comunità facendo rimanere le persone a vivere e lavorare
nelle Terre Alte e nelle aree marginali attraverso l’utilizzo della fiscalità, la promozione della
rigenerazione fisica e sociale dei luoghi, anche sulla base della mappatura del patrimonio
edilizio esistente (pubblico, caserme, privato) e la spinta alla rigenerazione contro lo spreco
di suolo e per l’efficienza energetica, la localizzazione di imprese in valle con un incremento
del premio di insediamento, gestito dai Consorzi di Sviluppo Economico;
IL TUO FUTURO, LA NOSTRA TERRA – CANDIDATO PRESIDENTE MASSIMO MORETUZZO - la residenzialità di nuove famiglie (o giovani coppie) intervenendo sia sul 50% delle spese di
acquisto dell’immobile e di lavori di ristrutturazione non portata in detrazione fiscale, ciò
anche al fine di mettere in movimento anche il tessuto produttivo locale, anzitutto le imprese
edili ed impiantistiche, del legno e dell’arredamento, sia per rendere disponibili edifici per
attrarre nomadi digitali e favorire lo smart working e il coworking; tuttavia ciò impone
l’esistenza di una smart community, lo sviluppo della banda ultra larga, presupposto anche
per il 5G in montagna, la disponibilità di una rete stabile e veloce di connettività; si tratta di
elementi costitutivi del robusto programma che avvieremo per venire a vivere e a lavorare in
montagna; - il rientro di donne, giovani e competenze, dopo che nel periodo 2017 – 2021 ha visto per la
fascia d’età 20 – 39 anni, quella destinata a costruire società, una diminuzione assoluta
rispetto al periodo precedente di 2.584 residenti, di cui 1.457 sono donne (3 su 5, pari
56,38%), esito della combinazione di due fenomeni: i processi di regressione demografica e
l’uscita delle persone; rappresenta una delle principali condizioni per immaginare futuri e
riavviare un ciclo di riproduzione delle risorse; - i servizi, di natura pubblica e privata, contro la loro progressiva ritrazione, e promuovere
negozi plurifunzionali di prossimità, nell’ottica dell’omnicanalità e dell’innovazione, attraverso
contributi significativi per sostenere la sopravvivenza dei piccoli negozi di paese già presenti
e che esercitano il commercio al dettaglio di generi alimentari e di prima necessità; una
somma maggiore va destinata all’apertura di nuove attività in Comuni privi di strutture di
vendita; - l’agricoltura multifunzionale da stimolare e il ricambio generazionale da sostenere
prevedendo anche forme di “indennità ambientale” per la strategica funzione di difesa del
suolo che esercitano le imprese agricole, specie nei casi in cui insistono nelle aree
classificate “a rischio idrogeologico”; - la mobilità pubblica con l’organizzazione nelle ‘ore di morbida’ del modello del trasporto
flessibile “chiamata”, ben integrato con i servizi quotidiani di tpl; - il turismo delle nostre aree marginali e interne che va fatto evolvere con le destinazioni messe
“in rete”, con un prodotto dotato di identità specifica e che si avvale di competenze e
professionalità ad elevata specializzazione; proprio la montagna va organizzata come una
destinazione che, più di altre, può riuscire ad intercettare i nuovi trend (turismo culturale,
archeologia industriale, cicloturismo, turismo religioso) con viaggiatori, turisti ed
appassionati sempre più giovani e digitali che si muovono in modo sostenibile attratti
dall’autenticità, dalle mete poco conosciute, dalle possibilità di vivere esperienze in relazione
con il paesaggio, l’arte e le produzioni. - la gestione dell’energia, nell’ambito dell’aggiornamento ed evoluzione dell’attuale Piano
Energetico Regionale (Per), la costituzione della Società energetica regionale, l’attivazione
delle Comunità Energetiche e dei sistemi di accumulo energetico sostenibili collettivi, al fine
di permettere la gestione sostenibile dell’energia, il risparmio, l’equilibrio fra produzione e
consumo, l’autosufficienza energetica; non servono grandi opere quanto la diffusione
capillare di piccoli interventi e l’innovazione tecnologica; - i Crediti di Carbonio Forestali, che rappresentano un’ulteriore occasione di produzione di
beni e servizi ecosistemici, sulla base della tutela, conservazione e valorizzazione del
patrimonio forestale; - la valorizzazione del patrimonio forestale attraverso la predisposizione di un efficace Piano
di Forestazione Regionale rivolto, tra l’altro, al rafforzamento delle filiere locali e filiere corte,
visto che sono le imprese austriache e slovene ad ottenere benefici; - la parcellizzazione fondiaria sostenendo le associazioni e le gestioni comuni in fase di
sperimentazione, recuperando le pratiche in corso in altri contesti e in Regione (Asfo Valle
Erbezzo, progetto Net. Fo.). - Una Regione giusta
Una Regione giusta, dei diritti e delle pari opportunità attraverso la gestione dei processi migratori,
in particolare l’inclusione sociale e lavorativa dei migranti (anche avvalendosi della risoluzione del
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Parlamento europeo del 20 maggio 2021), dei “primi ingressi” e il ricongiungimento dei minori, la
formazione di organismi per il rispetto dei diritti costituzionali (umani, uguaglianza, di genere)
È essenziale ripensare profondamente ai modelli di accoglienza e la Regione pur non avendo
competenza diretta e primaria, deve adoperarsi per tendere alla chiusura del CPR (Centro di
permanenza per i rimpatri) e del CARA (Centro di accoglienza per richiedenti asilo) di Gradisca
d’Isonzo e della Caserma Cavarzerani di Udine.
È attorno all’accoglienza diffusa e all’insegnamento della lingua che germoglieranno i progetti di
inclusione culturale, sociale e occupazionale.
Una Regione che riconosca la migrazione legale di manodopera, che la progetti e gestisca poiché
fonte di prosperità, innovazione e progresso.
L’istituzione regionale deve essere impegnata a rispettare, tutelare e realizzare i diritti umani di tutti
i migranti, a prescindere dal loro status migratorio, promuovendo al contempo la sicurezza delle
comunità. Si pensi a percorsi di formazione e istruzione per minori stranieri non accompagnati che
favoriscano l’integrazione sociale nonché alle informazioni riguardo i diritti per le donne migranti.
Una Regione giusta, dei diritti e delle pari opportunità, che persegua l’obiettivo di rimuovere gli
ostacoli che di fatto impediscono il pieno riconoscimento dei diritti e degli interessi degli stranieri nel
territorio regionale, con particolare riguardo alle abitazioni e all’integrazione sociale, nel rispetto dei
diritti della persona umana.
È fondamentale concorrere ad ostacolare il modello commerciale criminale dei trafficanti di esseri
umani, a garantire che i lavoratori di paesi terzi siano trattati in conformità dei diritti fondamentali,
migliorare l’accesso a condizioni di lavoro dignitose e promuovere l’integrazione a condizioni di
parità tra uomini e donne.
La nostra Regione giusta favorirà in ogni momento, luogo, sia esso pubblico e privato, e mezzo di
trasporto l’accessibilità delle persone con disabilità, non tollererà il bullismo nelle scuole e definirà
provvedimenti contro l’omotransfobia.
Si favorirà, inoltre, la piena integrazione e la libertà di autodeterminazione delle persone difendendo
ogni tipo di minoranza, disincentivando il linguaggio dell’odio.
In Friuli Venezia Giulia il disagio abitativo delle fasce più deboli è aumentato anche a seguito della
pandemia che, combinato alla situazione pregressa, ha acuito le diseguaglianze. Si tratta di
ricomporre lo squilibrio anche per il tramite dell’utilizzo dell’ingente patrimonio Ater composto, tra
l’altro, da alloggi sfitti che necessitano interventi di ristrutturazione e adeguamenti impiantistici.
Servono a questo proposito un intervento straordinario tale da corrispondere alle esigenze di
famiglie e singole persone e il superamento dei vincoli di residenza e delle attestazioni che la Giunta
Fedriga ha richiesto solo ai cittadini extra U.E.
Affermare compiutamente questo profilo della Regione significa, infine, proporsi il contrasto al
malaffare e alla criminalità organizzata e procedere al riutilizzo sociale dei beni confiscati.
La bellezza e ricchezza culturale si ritrovano nelle lingue parlate nella regione. L’impegno è volto a
promuovere le lingue friulana, slovena e germanofone, in coerenza con la legge 15 dicembre
1999, n. 482 “Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche”, la legge regionale
18 dicembre 2007, n. 29 “Norme per la tutela e la valorizzazione e promozione della lingua
friulana, la legge regionale 16 novembre 2007, n. 26 “Norme regionali per la tutela della minoranza
linguistica slovena” e ad assicurare la piena attuazione della legge 23 febbraio 2001, n. 38 “Norme
a tutela della minoranza linguistica slovena”, la legge regionale 20 novembre 2009, n. 20 “Norme
di tutela e promozione delle minoranze di lingua tedesca del Friuli-Venezia Giulia”.
IL TUO FUTURO, LA NOSTRA TERRA – CANDIDATO PRESIDENTE MASSIMO MORETUZZO
La valorizzazione del plurilinguismo, da incentivare con corsi di alfabetizzazione, deve essere un
obiettivo trasversale a ogni azione della pubblica amministrazione regionale.
Promuovere l’uso delle lingue minoritarie, e la diversità linguistica in genere, è cruciale per la
crescita sociale, civile ed economica del Friuli-Venezia Giulia, la cui autonomia e specialità trovano
fondamento nella presenza delle minoranze linguistiche e nella loro tutela. La tutela, l’uso,
l’insegnamento e l’apprendimento delle lingue minoritarie rappresentano un valore, un diritto e
un’opportunità per chi vive nella nostra terra: formativa (l’apprendimento di più lingue aiuta
l’apprendimento di altre lingue e di tutte le materie), educativa (la consapevolezza della diversità
linguistica e culturale nel contesto locale, regionale e mondiale) e civica (il diritto alla lingua, il
diritto alle lingue, la cittadinanza plurilingue e multiculturale).
Per valorizzare la produzione musicale nelle lingue minoritarie è auspicabile l’istituzione della
Music Commission regionale con modalità analoghe alla Film Commission regionale.
PARTITO DEMOCRATICO FRIULI VENEZIA GIULIA
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